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Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento

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  1. Lussy60
     
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    Novembre, Analisi della Poesia

    NOVEMBRE


    Gemmea l'aria, il sole così chiaro
    che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
    e del prunalbo l'odorino amaro
    senti nel cuore...

    Ma secco è il pruno e le stecchite piante
    di nere trame segnano il sereno,
    e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
    sembra il terreno.

    Silenzio, intorno; solo, alle ventate
    odi lontano, da giardini ed orti,
    di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
    fredda, dei morti.


    Il titolo di questa poesia non ci fa comprendere alla prima lettura gli aspetti che si vogliono esaltare, poiché si comprende subito che il titolo si riferisce ad una collocazione nel tempo, mentre significa anche il mese nel quale si ricordano i propri cari che sono venuti a mancare.
    Come la maggior parte dei componimenti che fanno parte della raccolta Myricae, anche questo, più che a descrivere la natura in un suo particolare momento (il due novembre, che nella tradizione si ricorda per essere l’estate dei morti viventi), è rivolto a penetrare nel senso segreto delle cose, e a scoprirne un messaggio di morte, un senso di fragilità e di vuoto.
    Una serena giornata di novembre può per un attimo suggerire un'illusione di primavera e riportare quasi il profumo degli albicocchi in fiore. Ma si tratta di un'illusione che presto scompare, e alle iniziali impressioni subentra l’inverno che non solo indica solo la stagione, ma è metafora della precarietà dell’esistenza.

    In questa poesia, come spesso accade in Pascoli, il paesaggio mostra un duplice aspetto. Sotto un'apparenza di armonia e di positività possono nascondersi la presenza e la minaccia della morte. Quindi una giornata mite e serena può trasmettere per un attimo la sensazione di primavera, mentre in realtà è novembre.
    In questo, si può riscontrare un’analogia con Leopardi, il quale afferma che un piacere è figlio d’affanno, perché destinato a durare poco, in quanto è solo una pausa tra due angosce.
    In questo mese cade la cosiddetta "estate di San Martino", termine con il quale Pascoli ha voluto fondere particolarità del mese: la presenza frequente di giornate calde, quasi estive, e la ricorrenza dei morti che cade agli inizi di novembre.

    Nella prima strofa vi è inizialmente un'immagine primaverile (“Gemmea l'aria,il sole è così chiaro”), l'immagine di una giornata soleggiata nel mese di novembre. Il poeta infatti ci presenta una sensazione di luce e di vita, sottolineata dalla prevalenza di vocali aperte e dal paesaggio primaverile. La prima parola con cui si apre la poesia (“Gemmea”) racchiude l’idea di luminosità, di purezza e di vita. È presente anche la sinestesia “odorino amaro” al rigo tre. Il verso si chiude con “senti nel cuore”, parole dolci e calme che esprimono tranquillità, che viene spezzata però dal “Ma” del 5 rigo che capovolge la situazione e il poeta ci rappresenta il risvolto della medaglia, spiegandoci la breve illusione della felicità (“piacer figlio d’affanno” [Leopardi]).
    Nella bella giornata autunnale, la luce del sole e l'aria limpida danno per un istante l'illusione che sia primavera, ma subito ci si rende conto che le piante sono secche e spoglie (“ma secco è il pruno, e le stecchite piante”), quindi, inutilmente si cerca di scoprire gli alberi, ritornando alla realtà con la congiunzione avversativa e le parole "secco – stecchite – nere – vuoto – cavo", danno la sensazione di vuoto, di silenzio.
    Nella terza strofa viene confermata la realtà di morte, infatti, la poesia si apre con “silenzio”, che crea un’atmosfera funebre, accentuando la presenza della morte, (sottolineata anche con la sinestesia “cader fragile” che rafforza l’idea della precarietà e della morte, riferendosi alla vita umana) e la conclude con l’ossimoro “è l’estate fredda dei morti”. L’aggettivo fredda ci riporta a “gemmea” (al primo rigo) per sottolineare, appunto, il contrasto tra la vita e la morte. Il poeta, in questa ultima strofa, inserisce aggettivi che contengono un significato di vuoto e di solitudine: “silenzio – solo – lontano – fragile - fredda” .



    Pascoli, Giovanni - Novembre
    Gemmea l'aria, il sole così chiaro
    che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
    e del prunalbo l'odorino amaro
    senti nel cuore...

    Ma secco è il pruno e le stecchite piante
    di nere trame segnano il sereno,
    e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
    sembra il terreno.

    Silenzio, intorno; solo, alle ventate
    odi lontano, da giardini ed orti,
    di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
    fredda, dei morti.


    Spiegazione
    “Novembre” è una poesia scritta da Giovanni Pascoli composta da tre strofe composte da endecasillabi saffici (tre endecasillabi e un quinario; questa struttura vuole dare un senso di lentezza) e dodici versi. La rima è alternata e il senso è discendente (si parte da una situazione positiva, disillusione, disincanto; si parte dal bello per arrivare alla tristezza).
    La struttura è paratattica, essenziale, veloce.
    • La prima strofa: pur essendo in novembre, l’illusione della primavera.
    • Seconda strofa: disillusione.
    • Terza strofa: la presa di coscienza che si è in autunno.
    Il linguaggio è semplice e quotidiano, ma simbolico, le parole sono ricche di simboli. Il linguaggio è allusivo e impressionistico, che deve evocare le impressioni che hai attraversi i sensi.
    Le figure stilistiche, retoriche sono molte. Sono presenti molti enjambement (quattro).
    • “Odorino amaro” è una sinestesia (figura stilistica che, in questo caso, mette insieme un senso olfattivo con un senso gustativo.

    Si ha una sinestesia quando vengono unite due sensazioni diverse. Ritrovo la sinestesia quando ho un linguaggio impressionistico).
    • “Estate fredda” è un ossimoro (contrapposizione di due parole; nome e aggettivo in contrasto. Anche l’ossimoro è usato per ottenere un linguaggio impressionistico).
    • “Gemmea l’aria” è un chiasmo (aggettivo e nome, sensazione fonico – visiva, sensazione sensoriale).
    In questa poesia si ha uno scardinamento della struttura metrica classica.
    Lo spazio e il tempo sono simbolici: il tempo è novembre, mentre lo spazio è di campagna, agreste (Pascoli pensa sempre alla campagna romagnola). Il poeta non ci vuole rappresentare la realtà; apparentemente ce la sta descrivendo, ma tutto rappresenta un’altra cosa.

    Il titolo, “Novembre”, rappresenta tutte le cose che sono destinate a morire, a non esserci più. In tutta la poesia è presente il senso della morte. Via via c’è il senso di tristezza, malinconia, lentezza. Pascoli ci sta parlano della vita, che poi porterà della morte. La poesia è ricca di musicalità in positivo per ottenere un linguaggio impressionistico. Le consonanti R e L accentuano gli effetti sonori.
    Nella poesia Pascoli unisce diversi campi semantici, sensoriali: olfattivo – uditivo, visivo, fonico. Apparentemente parla di sensazioni, ma parla dei suoi stati d’animo.

    Parafrasi
    L’aria è limpida e fredda, la luce del sole è così chiara che tu cerchi con lo sguardo gli albicocchi fioriti, l’odore amaro del biancospino dentro il tuo cuore…
    Ma, in realtà, il pruno è secco, e le piante stecchite tramano il cielo con i loro rami spogli e scuri, il cielo è privo di nuvole, e sotto il piede il terreno sembra duro e cavo.
    Tutto intorno v’è silenzio: solo con le folate di vento senti da lontano, dai giardini e dagli orti, un rumore leggero delle foglie che cadono. E’ l’estate fredda e veloce dell’inizio di novembre.

    Commento
    La poesia “Novembre” fu elaborata nel 1890 e pubblicata su “La Vita Nuova” nel febbraio 1891; infine fu conclusa nella prima edizione di Myricae nel 1891.
    E’ composta da tre quartine a rima alternata.
    La prima impressione è quella di avere davanti un paesaggio primaverile, ma questa è solo un’illusione: infatti la poesia è ambientata in novembre e i vari odori e colori sono percepiti non con i sensi ma con l’immaginazione.
    Nella prima quartina, viene descritto un paesaggio tipicamente primaverile, e persistono immagini di vita, di luce e di colore; nella seconda, invece, viene descritto il paesaggio autunnale e allude alla morte, e nell’ultima quartina Pascoli affianca l’immagine della “finta” estate alla morte, quindi sono presenti .
    L’elemento che bipartisce i due quadri naturali è “ma”, poiché ribalta tutto ciò che è stato detto un attimo prima. Inoltre la seconda quartina è piena di parole come “secco e stecchite” che cambiano immediatamente l’immagine della primavera.
    Sono presenti alcune sinestesie, come “odorino amaro”, “cader fragile”, e un ossimoro: “estate fredda”.



    Edited by Lussy60 - 25/3/2013, 16:38
     
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18 replies since 2/12/2012, 12:33   145844 views
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