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Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento

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  1. lussy601
     
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    La mia sera

    Testo e parafrasi della lirica La mia sera, scritta nel 1903 e tratta dalla raccolta Canti di Castelvecchio.

    La mia sera
    Il giorno fu pieno di lampi;
    ma ora verranno le stelle,
    le tacite stelle. Nei campi
    c'è un breve gre gre di ranelle.
    Le tremule foglie dei pioppi
    trascorre una gioia leggiera.
    Nel giorno, che lampi! Che scoppi!
    Che pace, la sera!
    Si devono aprire le stelle
    nel cielo si tenero e vivo.
    Là, presso le allegre ranelle,
    singhiozza monotono un rivo.
    Di tutto quel cupo tumulto,
    di tutta quell'aspra bufera,
    non resta che un dolce singulto
    nell'umida sera.
    E ', quella infinita tempesta,
    finita in un rivo canoro.
    Dei fulmini fragili restano
    cirri di porpora e d'oro.
    O stanco dolore, riposa!
    La nube nel giorno più nera
    fu quella che vedo più rosa
    nell'ultima sera.
    Che voli di rondini intorno!
    che gridi nell'aria serena!
    La fame del povero giorno
    prolunga la garrula cena.
    La parte , si piccola, i nidi
    nel giorno non l'ebbero intera.
    Né io……. e che voli, che gridi ,
    mia limpida sera!
    Don…don…e mi dicono,Dormi!
    Mi cantano, Dormi! Sussurrano,
    Dormi! Bisbigliano, Dormi!
    là voci di tenebra azzurra…
    Mi sembrano canti di culla,
    che fanno ch'io torni com'era…
    sentivo mia madre… poi nulla…
    sul far della sera.
    parafrasi
    Il giorno fu pieno di lampi, ma ora verranno le stelle, le stelle silenziose. Nei campi si sente un breve gracidio di ranelle.
    Una brezza leggera fa tremare, come un brivido di gioia, le foglie dei pioppi.
    Nel giorno, che lampi! Che scoppi! Ma poi, che pace la sera!

    Si devono vedere le stelle in un cielo così tenero e vitale. Presso le allegre ranelle un ruscello produce un suono monotono.
    Di tutto il rumore fragoroso, di tutta quella cupa bufera non resta che un dolce singhiozzo nella sera umida.
    E quella bufera infinita si spegne in un canto sonoro.
    Dei fulmini che si infrangono restano solo nuvolette sottili color porpora e d'oro; o stanchezza, riposa!
    La nube che nel giorno fu la più nera, ora è la più rosa: mentre la sera sta per finire.
    Che belli i voli di rondini intorno! Che gridi nell'aria serena!
    La fame accumulata nel giorno, rende più festosa e più lunga la cena.
    La porzione di cibo così piccola, gli uccellini nei nidi non l'ebbero intera, e nemmeno io.
    Mia limpida sera, un dolce Don Don di campane, mi dice: dormi!
    Le voci nella notte azzurra, mi sembrano canti di culla, che mi riportano all'infanzia: sentivo mia madre...poi nulla...sul far della sera.



    La mia Sera: aggettivi

    Elenco di parole de "La mia Sera" di Giovanni Pascoli Con i corrispondenti aggettivi ad esse associati.
    * Stelle = tacite
    * gre-gre = breve
    * foglie = tremule
    * gioia = leggera
    * cielo = tenero e vivo
    * ranelle = allegre
    * rivo = monotono
    * tumulto = cupo
    * bufera = aspra
    * singulto = dolce
    * sera = umida
    * tempesta = infinita
    * rivo = canoro
    * fulmini = fragili
    * dolore = stanco
    * nube = nera
    * sera = ultima
    * aria = serena
    * giorno = povero
    * cena = garrula
    * sera = limpida
    * tenebra = azzurra

    La mia sera, Figure retoriche

    Figure retoriche in “La mia sera” di Pascoli

    GRE - GRE: Onomatopea = si usa una parola che riproduce un suono.
    GIOIA LEGGIERA: SINESTESIA = accostamento insolito di due parole legate a sensi diversi.
    SINGHIOZZA MONOTONO UN RIVO: Personificazione = si attribuiscono ad una cosa o ad un animale proprietà umane.
    CIRRI DI PORPORA ED ORO: Metafora = è una similitudine senza il collegamento della parola "come": rosso come la porpora, giallo come l'oro.
    LA FAME DEL POVERO GIORNO: Metonimia = si attribuisce qualcosa al soggetto sbagliato, non è il giorno che ha provato fame, ma gli uccelli che non sono potuti uscire a procurarsi il cibo.
    LA GARRULA CENA: Metonimia = si attribuisce qualcosa al soggetto sbagliato, garrule sono le rondini.

    EI NIDI: Sineddoche = si indica qualcosa al posto di qualcos'altro (es.: il contenente al posto del contenuto)
    DON …DON…: Onomatopea
    DORMI…DORMI…DORMI…DORMI: Anafora = ripetizione della stessa parola.
    TENEBRA AZZURRA: Ossimoro = accostamento di due parole che si contraddicono



    Commento

    Questa è la poesia “La mia sera” di Giovanni Pascoli e già il titolo anticipa parzialmente quello di cui andrà a parlare il poeta.
    La lirica è costituita da cinque strofe e quaranta versi; ogni strofa presenta sette novenari e un senario.
    La rima è alterna (ABABCDCD).
    Il linguaggio, come si verifica anche in molte altre poesie del Pascoli: è apparentemente semplice, ma analizzando il componimento emerge proprio il vero significato: un ritorno all’infanzia col pensiero, dove gli mancò qualcosa di grande, di insostituibile e cioè il padre, il quale venne assassinato mentre tornava a casa con due bambole in dono (come ci viene detto nella poesia “10 agosto”). Il tema della poesia è, appunto, il ritorno al passato, in un giorno di bufera, che si placa solo al calar della sera. Sono presenti in quantità enorme le figure retoriche. Le più utilizzate sono le personificazioni, le analogie, gli ossimori e le anafore; ci sono anche diverse immagini simboliche (il primo e il secondo verso e il settimo e l’ottavo verso).
    E’ Presente anche un’onomatopea, nel trentatreesimo verso: essa ci fa proprio capire che il poeta è cullato dal loro suono, come se lo invitassero dolcemente ad addormentarsi. Tra l’altro, proprio per questo motivo, l’ultima strofa è quella che mi ha colpito di più. Un altro elemento di questa poesia è la presenza alla fine di ogni strofa della parola sera.

     
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18 replies since 2/12/2012, 12:33   145844 views
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