Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento

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  1. Lussy60
     
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    Poesia originale e la parafrasi de "La Capinera" di Giovanni Pascoli

    La Capinera
    Il tempo si cambia: stasera
    vuol l'acqua venire a ruscelli.
    L'annunzia la capinera
    tra li àlbatri e li avornielli:
    tac tac.
    Non mettere, o bionda mammina,
    ai bimbi i vestiti da fuori.
    Restate, che l'acqua è vicina:
    udite tra i pini e gli allori:
    tac tac.
    Anch'essa nel tiepido nido
    s'alleva i suoi quattro piccini:
    per questo ripete il suo grido,
    guardando il suo nido di crini:
    tac tac.
    Già vede una nuvola a mare:
    già, sotto le goccie dirotte,
    vedrà tutto il bosco tremare,
    covando tra il vento e la notte:
    tac tac.

    Parafrasi:

    Il tempo sta cambiando: Stasera
    l'acqua vuole venire in ruscelli
    questo è annunciato dalla Capinera
    tra gli albatri e gli avornielli:
    tac tac.
    Mammina dai capelli biondi, non mettete
    ai bambini i vestiti per uscire
    Restate a casa, perchè l'acqua è vicina:
    ascoltate tra i pini e gli allori:
    tac tac
    Anche la capinera nel nido tiepido
    alleva i suoi quattro piccoli:
    per questo ripete il suo grido,
    guardando il suo nido fatto di crini:
    tac tac
    Già ha visto una nuvola sul mare
    e sotto ad esse le gocce che cadono a dirotto
    presto vedrà tremare tutto il bosco,
    covando tra il vento e la notte:
    tac tac



    L'assiuolo

    Dov’era la luna? ché il cielo
    notava in un’alba di perla,
    ed ergersi il mandorlo e il melo
    parevano a meglio vederla.
    Venivano soffi di lampi
    da un nero di nubi laggiù;
    veniva una voce dai campi:
    chiù...

    Le stelle lucevano rare
    tra mezzo alla nebbia di latte:
    sentivo il cullare del mare,
    sentivo un fru fru tra le fratte;
    sentivo nel cuore un sussulto,
    com’eco d’un grido che fu.
    Sonava lontano il singulto:
    chiù...

    Su tutte le lucide vette
    tremava un sospiro di vento:
    squassavano le cavallette
    finissimi sistri d’argento
    (tintinni a invisibili porte
    che forse non s’aprono più?...);
    e c’era quel pianto di morte...
    chiù...

    Commento

    Questa poesia, pubblicata per la prima volta nel 1897, fa parte di Myricae.
    Un paesaggio notturno, fremiti misteriosi di piante e animali, un lieve chiarore lunare, fanno da cornice al richiamo lugubre e lamentoso dell`assiuolo che costituisce il motivo conduttore della poesia. Il canto lamentoso dell`uccello notturno, il cui verso chiude ogni strofa, suscita inquetudine, evoca dolori lontani, racchiude in sé il mistero della morte. Attraverso il paesaggio notturno e le immagini della natura il poeta esprime la propria realta interiore, da forma alla proria visione della vita come doloroso procedere verso la morte. La poesia è composta da tre strofe di sette novenari, più il ritornello chiù che rima con il sesto verso di ogni strofa. Il linguaggio, denso di simboli, è ricco di onomatopee e di metafore.



    Il Gelsomino Notturno,


    poesia di Giovanni Pascoli da I Canti di Castelvecchio. Il simbolismo pascoliano riflette nel fiore l'incontro amoroso tra due sposi. Commento e note.

    Il gelsomino notturno

    Giovanni Pascoli dedicò il gelsomino notturno all'amico Gabriele Briganti di Lucca,in occasione delle sue nozze. In apparenza si tratta della semplice descrizione di un fiore, il gelsomino notturno o "bella di notte", che schiude la sua corolla a sera e per tutta la notte esala il suo intenso profumo.
    In realtà,la fecondazione notturna del gelsomino è accostata per analogia al rito amoroso che si consuma tra le pareti domestiche la prima notte di nozze. Tutto si svolge in silenzio, accompagnato dallo sbocciare dei fiori del gelsomino. All'alba,i petali che si chiudono sembrano racchiudere in essi una "nuova felicità" non dissimile da quella donna chiamata a generare nuova vita.
    Si tratta di una delle poesie in cui più evidente è il simbolismo dell'autore che, attraverso una serie di corrispondenze "nascoste", ci restituisce in tal modo il fascino arcano della fecondazione.


    E s'aprono i fiori notturni,
    nell'ora che penso a' miei cari.
    Sono apparse in mezzo ai viburni
    le farfalle crepuscolari.
    Da un pezzo si tacquero i gridi:
    là sola una casa bisbiglia.
    Sotto l'ali dormono i nidi,
    come gli occhi sotto le ciglia.
    Dai calici aperti si esala
    l'odore di fragole rosse.
    Splende un lume là nella sala.
    Nasce l'erba sopra le fosse.
    Un'ape tardiva sussurra
    trovando già prese le celle.
    La Chioccetta per l'aia azzurra
    va col suo pigolio di stelle.
    Per tutta la notte s'esala
    l'odore che passa col vento.
    Passa il lume su per la scala;
    brilla al primo piano: s'è spento . . .
    È l'alba: si chiudono i petali
    un poco gualciti; si cova,
    dentro l'urna molle e segreta,
    non so che felicità nuova.

    Note:
    - La poesia è composta da strofe di 4 novenari a rima alternata abab (tranne il verso 21 sdrucciolo).
    - Fa parte dei Canti di Castelvecchio
    - Struttura circolare: l'immagine dei gelsomini che all'inizio della poesia si aprono, torna alla sua fine, quando si richiudono.
    - ora che ripenso ai miei cari/farfalle crepuscolari: immagini che richiamano l'idea della morte. Il paesaggio pascoliano presenta sempre presagi funebri.
    - odore di fragole rosse: sinestesia
    casa bisbiglia: personificazione e metonimia
    - cari/casa/nidi/chioccetta: allusione al nido e agli affetti familiari
    - uso di vocaboli onomatopeici: sussurro-bisbiglio-pigolio


    Commento
    Giovanni Pascoli dedicò questa poesia all'amico Gabriele Briganti di Lucca,in occasione delle sue nozze. In apparenza si tratta della semplice descrizione di un fiore,il gelsomino,che schiude la sua corolla a sera e per tutta la notte esala il suo intenso profumo.In realtà, la fecondazione notturna del gelsomino è accostata per analogia al rito amoroso che si consuma tra le pareti domestiche la prima notte di nozze. Tutto si svolge in silenzio,accompagnato dallo sbocciare dei fiori del gelsomino. All'alba,i petali che si chiudono sembrano racchiudere in essi una "nuovo felicita" non dissimile da quella della donna chiamata a generare una nuova vita.
    Si tratta di una delle poesie in cui più evidente è il simbolismo dell'Autore che, attraverso una serie di corrispondenze "nascoste", ci restituisce in tal modo il fascino arcano della fecondazione.


    Breve riassunto della vita del poeta
    Questa poesia è stata scritta da Giovanni Pascoli, nato a S.Mauro di Romagna nel 1855 e morto nel 1912. Egli fa parte della corrente letteraria chiamata Decadentismo, caratterizzata dalla sfiducia nella ragione e dal credere un abisso inesplorabile l’animo umano. Il tema principale di questa poesia è il desiderio del poeta di crearsi una famiglia propria ma c’è anche un legame con il passato, con i cari morti, che ostacola l’avverarsi del sogno.

    Commento personale della poesia
    La poesia è ricca di metafore originali ma quella che mi è piaciuta di più è stata sicuramente “La Chioccetta per l’aia azzurra va con il suo pigolio di stelle”: per me è molto bella l’immagine delle stelle che, dando la sensazione del pigolio dei pulcini con il loro brillio, passeggiano tranquille per il cortile azzurro, cioè il cielo.
    Come similitudini mi ha colpito “sotto l’ali dormono i nidi come gli occhi sotto le ciglia”: è molto tenera e ci fa vedere il fanciullino che (si trova-c’è) nel poeta.
    Le rime sono presenti in gran quantità in tutta la poesia con una struttura ABAB, CDCD, ecc…
    Il linguaggio, essendo contemporaneo, è semplice, chiaro, scorrevole e comprensibile.
    C’è anche un ossimoro: “Nasce l’erba sopra le fosse” che vuole dimostrare la nascita di qualcosa di bello, puro e semplice sopra qualcosa di finito, di morto, sopra la morte stessa.

    La poesia è ricca di immagini come “Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle”, la quale mi mette addosso soprattutto tristezza perché mi fa davvero entrare nei pensieri del povero poeta; lui, l’ape tardiva che sussurra, quindi in qualche modo “protesta” quando trova le celle già prese dalle altre api ed è costretto a starsene fuori, al freddo tra i pericoli del mondo mentre le sue compagne sono tutte insieme al calduccio dentro l’alveare; quest’immagine mi fa pensare al poeta, alla sua solitudine, al suo sentirsi “fuori posto”.
    In questa poesia sono presenti anche le metonimie “una casa bisbiglia” e “dormono i nidi” ne sono due esempi.
    Si trovano anche delle sinestesie come “odore di fragole rosse” che unisce olfatto e vista e “pigolio di stelle” che collega l’udito e la vista.
    In questo componimento ci sono anche molti enjambement sparsi qua e la come “sono apparse i mezzo ai viburni/le farfalle crepuscolari”, “ la Chioccetta per l’aia azzurra/va col suo pigolio di stelle “ e “dai calici aperti si esala/l’odore di fragole rosse”.
    Molti sono anche i simboli; solo per citarne qualcuno, “urna molle e segreta” si usa per indicare il grembo materno, mentre “ fiori notturni” e “farfalle crepuscolari” vengono additate come immagini della morte.
    A proposito della struttura sintattica bisogna far notare la brevità e la semplicità dei periodi, infatti il poeta si esprime quasi come un bambino (il famoso “fanciullino” della sua poetica) e l’assoluta mancanza di subordinate.

    Da sottolineare anche l’abbondanza della punteggiatura e i verso “è l’alba: si chiudono i petali” perché è ipermetro, cioè ha una sillaba in più.
    Mi ha colpito particolarmente questa frase “è l’alba : si chiudono i petali un poco gualciti; si cova dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova”: mi da un senso di fine, di chiusura (della notte) ma mi da anche la sensazione di qualcosa di nuovo che è iniziato, forse una nuova vita che è stata appena generata, qualcosa che per il poeta è segreto ed inviolabile e da cui lui rimarrà per sempre escluso, diverso da tutti gli altri uomini probabilmente perché non ha mai saputo staccarsi dalla sua famiglia d’origine e formarne una propria, e questo suo cordone ombelicale mai tagliato ricorrerà sempre nelle sue poesie attraverso l’immagine del nido.

    Questa poesia mi è piaciuta molto, soprattutto perché il poeta ci fa entrare nelle sua ottica e ci fa sentire i suoi sentimenti “puri e duri" rispetto alle altre poesie di Pascoli, questa è quella che mi è piaciuta di più proprio perché qui il poeta ci racconta liberamente e con grande maestria (gran talento) i suoi sentimenti, seppur tristi e dolorosi.

     
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18 replies since 2/12/2012, 12:33   145844 views
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