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Principali poesie di Giovanni Pascoli, con parafrasi e commento

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  1. Lussy60
     
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    Il Decadentismo-Giovanni Pascoli
    rapporto tra Pascoli poeta e la corrente decadente, con particolare riguardo all'aspetto decadente nella poetica pascoliana stessa

    Pascoli e il Decadentismo
    Il pascoli è un poeta tipico decadente. Infatti il pascoli costretto contro la sua volontà è stato emarginato dal mondo e adesso non riesce a comprenderlo, non riesce a coglierne il significato.
    Infatti il pascoli è l’eterno bambino; si potrebbe dire che soffrisse di una pseudo-sindrome di peter-pan. Il Pascoli è stato costretto a crescere dopo la morte del padre (la quale è stata quella che lo ha sconvolto di più, forse perché ancora impunita ) e di alcuni parenti, non è stato nutrito di quell’affetto materno di quel calore che solo dei genitori possono dare , ma che purtroppo la sorella maggiore, che ha fatto un po’ da madre (con scarsi risultati), non ha saputo dargli.

    Nelle sue poesie si notano dei versi che sono in analogia a questa mancanza di affetto che ha dovuto subire. Il Pascoli (come il poeta decadente del resto) è come se fosse in un cinema la vita gli scorre d’innanzi, ma lui non sa capire non riesce a dare un significato a ciò che succede. Non è ancora pronto ad affrontare ciò che succede in questo secolo.
    Infatti nel XX sec.(secolo in cui il Pascoli è vissuto) C’è la nascita di nuovi filoni letterari ma tutti comunque legati fra di loro da un unico filo “Il decadentismo”. Infatti il Carducci (benché definito l’ultimo grande classico) fa uso di caratteri tipici decadenti come l’uso dei colori; poi c’è il Verga(il quale è il massimo esponente del Verismo) ma che scrive comunque del disagi e dell’incomprensione della gente verso il mondo, infine il Pascoli che si esclude completamente dal mondo(perché non riesce ad interpretarlo)comunica solo attraverso le poesie e lo fa usando colori; suoni;tipicamente Decadenti; ma in lui rimarrà sempre l’estraniazione dal mondo e da ciò che vi succede.

    Infatti nel ‘900 l’Italia della piccola borghesia (alla quale apparteneva Pascoli) stava attraversando un periodo di scombussolamento, c’era il pericolo imminente del socialismo, che era il nemico principe dei borghesi, poiché il Pascoli ( come del resto i Borghesi) aspirava ad entrare nell’alta borghesia e non di retrocedere nel proletariato.

    Un netto episodio , che racconta l’inesperienza del Pascoli è proprio che in questo periodo di scombussolamento politico, perché la piccola borghesia si sentiva minacciata dal socialismo e non si sentiva più al centro del pensiero politico; il Pascoli aderisce al partito Socialista perché crede che questo partito sia fondato su orme francescane, su il tipico “volemose bene ” romano; quando poi il Pascoli capirà che il socialismo a cui lui aveva aderito non era lo stesso a cui lui aspirava se ne andrà. Ma tutto ciò lascerà il Pascoli molto confuso, sempre più convinto che il mondo lo esclude, senza invece capire che il mondo non lo esclude, ma è lui ad escludersi. L’esclusione dei poeti decadenti è diversa da quella dei romantici; perché i romantici sono superbi poiché si ritengono superiori e sono convinti che nessun può comprendere i loro problemi, mentre i decadenti si escludono perché non riescono a stare al passo con i vari cambiamenti che accadono nel mondo. Il Pascoli ormai escluso dal mondo, rimane chiuso in se stesso e nella sua casa infatti non si sposerà mai, forse perché inesperto o forse perché si riteneva più al sicuro nella sua casa nel suo “nido”

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    Arano

    Parafrasi e commento della poesia tratta dalla raccolta Myricae,

    G. Pascoli, Arano ( Myricae )

    Al campo, dove roggio nel filare
    qualche pampano brilla, e dalle fratte
    sembra la nebbia mattinal fumare,
    arano: a lente grida, uno le lente
    vacche spinge; altri semina; un ribatte
    le porche con sua marra paziente;
    ché il passero saputo in cor già gode,
    e il tutto spia dai rami irti del moro;
    e il pettirosso: nelle siepi s'ode
    il suo sottil tintinno come d'oro.

    Parafrasi

    La nebbia del mattino sembra fuoriuscire dal campo dove il colore rosso di quale foglia di vite spicca come una macchia intensa e dai cespugli/
    Si sta arando, qualcuno grida, qualcuno spinge le lente vacche, altri seminano, uno ribatte i rialzi di terra fra i solchi con la sua zappa leggera (in modo che gli uccelli non mangino becchettando i semi appena seminati).
    Il passero che osserva dai rami spogli del gelso, gode in cuor suo perché sa che non appena i contadini avranno finito lui potrà andare a beccare i semi mentre nelle siepi si sentono i versi simile al tintinnio dell’oro prodotto dai pettirossi.

    Spiegazione

    Questo brano rappresenta una immaginaria passeggiata compiuta da Pascoli nella campagna toscana. La nebbia conferisce un sentimento di malinconia alla poesia assieme ai contadini che svolgono operazioni agricole ripetendo gesti secolari. Vi è il tema della lotta fra l’uomo e la natura e infine c’è l’umanizzazione degli uccelli i quali sopravvivono rovinando il lavoro faticoso dei contadini.



    Pascoli e Leopardi - Natura

    La natura
    Pascoli nel suo mondo poetico è dominante la natura come un insieme di cose piccole e insignificante che tendono a diventare simboli di un universo misterioso e affascinante che solo Pascoli può conoscere e indagare. Addirittura in poesie come Rio Salto diventa una protezione per lo scrittore che riscopre nella poesia il "fanciullino" umano.

    Leopardi: il Leopardi vede la "natura" nel pessimismo individuale una madre affascinante e benigna contemplandola dalla sua camera non scoprendo che cosa serba. Con il ritorno traumatico da Roma passando in un pessimismo detto cosmico la natura diventerà madre maligna che perseguita gli uomini sin dal momento in cui li genera.

     
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18 replies since 2/12/2012, 12:33   145844 views
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