Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Claudio-CONVOI sarà una nuova età

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    CONVOI sarà una nuova età

    Il Tempo! da prima oggetto misterioso, quasi come non esistesse, in un momento della vita in cui si pensa a se stessi come a degli immortali esseri senza tempo, poi d’un tratto ci si accorge di lui e si diventa amici, poi compagni di viaggio, poi antagonisti, sino a diventare avversari, una lotta contro il tempo, un detto popolare recita: “…se il giovane sapesse, se il vecchio potesse…”, esperienza e tempo 2 elementi inversamente proporzionali. E così il Maestro inizia un nuovo viaggio con l’intento di regalare il tempo e col tempo l’attenzione e con l’attenzione la riflessione e con la riflessione le idee!!! Alla fine “il fine” dell’arte (e scusate la cacofonia) è quello di sviluppare una coscienza critica personale, o almeno dell’Arte con la A maiuscola, arte specchio dell’anima, l’arte come urgenza comunicativa, l’arte come bisogno vitale per dissetare all’anima e consolare i tormenti. Nobile intento di una Nobile Anima, sopratutto parlando di un Artista che da sempre si batte e combatte con le parole affinchè non risultino mai banali, scontate, ridondanti, superficiali, o politicamente corrette a tutti i costi. Il buonismo dell’anima genera inerzia, l’inerzia aridità, l’aridità il vuoto, ed il vuoto dell’anima è madre dell’indifferenza. L’indifferenza insime al potere sono le armi di distruzione più potenti e devastanti che l’uomo abbia creato per uccidere se stesso. Non so esattamente dove porterà questo progetto (e mi sembra di aver capito che non lo sa neanche il buon Maestro), ma sicuramente è una chiave di lettura che vuole prediligere l’ascolto e la riflessione piuttosto che il consumo e la curiosità “pret a porter”. Non l’asoltatore distratto che manda in play cercando di cogliere le note più orecchiabili mentre, in tutt’altre faccende affaccendato, scorre via 12 brani in un CD per poi ricordarne 2, quelli con la progressione armonica più accattivante o con la melodica più intuitiva, che donda e ridonda nella mente. Ma piuttosto un ascoltatore che si sofferma sul brano, sentendo con le orecchie e ascoltando con la mente e magari cogliendone poco per volta il significato, le sfumature, l’intento. Un po come leggere un libro; alla prima lettura ne cogli la storia ed i personaggi, alla prima rilettura le emozioni principali che lo caratterizzano, alla terza rilettura rivolgi l’attenzione a tutto quello che ti era sfuggito prima perchè attratto dagli accadimenti e così ti accorgi dei toni, delle sfumature più piccole e che anche del “non scritto”, “non detto”. Accorgersi che dietro le parole, tra le loro pieghe, le loro forme, la loro “fisicità”sono nascosti tormenti ed emozioni che possono essere colte solo dal lettore attento e tutto questo richiede appunto TEMPO!
    Certo l’impatto è stato forte! Il nuovo progetto del Maestro non ha un idea conduttrice? Non c’è quel filo che lega tutti i brani? l’idea di concetto? Ma come non c’è il CD??? Mah? la copertina, le serigrafie sul cd, il libretto con i testi? ma chi ha suonato con Baglioni? quali musicisti hanno collaborato? in quale studio sono stati registrati i brani? chi ha mixato il tutto? gli arrangiamenti chi li ha ideati? chi li ha curati? l’idea di concetto di chi è? che strumenti sono stati usati? ed il posto lasciato vuoto già da tempo nel porta cd della discografia di Baglioni? cosa metto li al posto del CD? la chiavetta USB?
    Per un innamorato della musica come me (e di quello che c’è dietro un prodotto musicale, dietro gli immani sfozi che si fanno per realizzare 3.30 minuti di canone che sia INTELLETTUALMENTE ONESTA), l’annuncio di questa “perdita”, di questo “lutto” è stato un shock… Signori e signori è morto il CD!!!
    E dire che il progetto ha emesso solo ora i suoi primi vagiti e già in rete si sprecano i giudizi e le sentenze… un pò come le mille legende metropolitane e presunte verità che in questi anni mi è capitato di sentire:
    “…è uno scandalo…”, “…ma che schifo ora neanche il CD fa più…”, “…vuole fare il tecnologico…”, “…che bravo ad inventarsi qualcosa di nuovo…”, “…non vedo l’ora di sentirlo…”, “…mi sa che questa volta non lo ascolterò, non riconosco più il mio Baglioni…”, “…ormai è alla frutta…”, “…non è più lui…”, “…è un mago…”, “…ma perchè Baglioni ancora canta?…”, “…ho un amico, che ha un amico, che conosce un suo amico, mi ha detto che è un montato…”, “…è tutto rifatto…”, “…è un poeta…”, “…preferivo il Baglioni di 25 anni fa…”, “…è un uomo altruista…”, “…ma perchè non si ritira?…”, “…gli voglio bene come ad un fratello…”, “…ormai scrive spazzatura…”, “…i suoi testi e le sue musiche sono pura poesia…”,
    Fino ad arrivare a: Prologo:
    “…sei uno stronzo, buffone, fermate il cancerto, basta, è una vergogna, sei falso…”
    Epilogo ( 15 minuti dopo):
    “…ti voglio bene, grazie di esistere, sei il migliore, grazie per tutto quello che ci regali…”
    Ne ho sentite veramente tante ed alcune volte sono rimasto sbalordito e stupefatto delle scene a cui ho assistito o delle cose che ho letto, allibito dalla velocità con cui si passa dall’idolatrare un uomo al metterlo alla pubblica gogna, senza un briciolo di senso critico, ed ancora di più sconcertato quando questo “esercizio” viene praticato da chi si professa suo seguace, suo “attento” e “fedele” fan! Ma come? un uomo che parla di amore, di lealtà, di giustizia, di nobiltà d’animo, di altruismo, di tolleranza, di intelligenza, di umanità è circondato da fanatici votati all’apparenza alla superficialità? qualcosa non torna, qualcosa non quadra…lungi da me fare di tutta l’erba un fascio, ma di fasci agitati ne ho visti tanti…
    E se smettessimo per un momento di pensare alla forma e ci concentrassimo alla sostanza? se usassimo questo un po di tempo per vedere con gli occhi dell’anima? Il giudizio ci sarà, è legittimo avere una propria opinione, non si può piacere a tutti e sopratutto il consenzo universale non fa parte della natura della cose, ma prima di giudicare è necessario conoscere ed io allo stato attuale delle cose conosco solo un titolo CON VOI!
    E dunque 10 anni fa lasciavo un Baglioni “concettuale” ed ora ritrovo un Baglioni “in divenire”…ma come a 60 anni? è un pazzo? o un genio? entrambi direi la genialità dei folli, o la follia dei geni, spostando l’ordine dei fattori il risultano non cambia!
    E quindi sarà bello? sarà brutto? mi piacerà? non mi piacerà? Sono stato sempre “costruttivamente” critico rispetto ai suoi lavori, il Maestro è uno dei miei autori di riferimento e per questo sono stato sempre attento e severo come lo si è con una persona che si stima profondamente e a cui si vorrebbe augurare sempre il meglio. Qualche volta si è in totale sintonia, altre volte vorresti dirgli: cavolo questa scelta no, secondo me potevi evitare, tu sei Baglioni non ne hai bisogno, tu sei Baglioni non ti serve questo. Ma resta il fatto che per tutto quello che mi ha regalato con le sue canzoni, per la sua compagnia, per essere stato spesso il sottofondo delle mie giornate, delle mie emozioni, per la discrezione che ha avuto nell’entrare nella mia vita è parecchio in credito nei miei confronti ed il mio Grazie lo avrà sempre.
    Prenderò il mio tempo e ascolterò quello che ha da dire ancora una volta come da circa 30 anni faccio con immenso piacere e tanto stupore…con l’augurio e la speranza di ritrovare anche questa volta quell’onestà intellettuale e artistica che rende un uomo “normale” un GRAND’UOMO!
    Buon tempo a te caro Maestro, buon tempo per tutto il tempo.
    In fede
    Mr. Soul Mirror

    ConVoi – L’origine (parte 2)

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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    Il fatto è che il mondo era un’altro mondo. C’erano i Beatles, i “capelloni”, la rivoluzione studentesca, le gonne si accorciavano sempre più e le donne cominciavano a fumare e portare i pantaloni, qualcuno – addirittura – osava baciarsi in mezzo alla strada. C’era la Guerra Fredda, il Muro di Berlino e l’uomo non era ancora andato sulla Luna. Ma soprattutto non c’era nulla di ciò di cui oggi ci sembrerebbe impossibile fare a meno: la Tv lcd (allora non era nemmeno a colori e aveva un canale solo il “Nazionale”), i canali satellitari, il dvd, il blue-ray, la videocamera e la macchina fotografica digitale, per non parlare di Internet, le e-mail, Facebook e Twitter, lo smartphone, l’iPod, l’iPad e compagnia cantando.
    A raccontarlo oggi, non sembra neanche vero. Rischi che qualcuno ti risponda: “Possibile che eravate così poveri?”. Eravamo anche poveri, è vero. Molto più di oggi, in verità. Ma quella non era questione di ricchezza o povertà: il fatto è che quelle cose proprio non esistevano! Quasi niente delle cose di cui viviamo oggi, allora erano immaginabili. Così come la gran parte delle cose di cui vivremo domani, lo sono oggi.
    Al contrario di quello che sostiene il Gattopardo, dunque, le cose cambiano. Cambiano eccome. Sempre più in fretta. D’accordo: forse si nasce e si muore nello stesso modo, ma tutto quello che c’è in mezzo cambia. Perché, allora, quella sera non mi sono perso, né mi sono lasciato andare alla disperazione? Perché avevo diciassette anni, certo. Ma, soprattutto, perché avevo uno straccio di contratto discografico e il mondo era mio.

    ConVoi – L’origine (parte 3)

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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    Negli anni ’60, il disco era tutto. Quel cerchio nero, di vinile, con migliaia di misteriosi solchi concentrici, ancora più sottili dei capelli, era un sole, in grado di illuminare il mondo.
    Il mondo intorno a noi e, ancora di più, quello dentro di noi. Per questo, quella sera, non finii disperso chissà dove e non mi lasciai prendere dalla disperazione, perché avevo un contratto e, prima o poi, avrei avuto il mio disco.
    E il mondo di dentro – e, se fossi stato fortunato, anche quello di fuori – sarebbero stati accarezzati dai suoi raggi.
    Il disco era tutto. Era lui il vero “social network” della generazione giovane, molto più della televisione. Sì perché la televisione era qualcosa di chiuso, ingessato, polveroso, “antico”. Roba da matusa, dicevamo allora. Parlava di cose che non ci interessavano e ne parlava con una lingua che non ci apparteneva e che non capivamo. Provate a cercare su YouTube un telegiornale degli anni ’60 e vi accorgerete di cosa sto parlando.
    Certe cose in televisione non si vedevano proprio.
    Di musica, poi, non se ne parlava praticamente mai.
    Al massimo poteva capitarti un servizio di cronaca nel quale qualche austero signore in vestito grigio, camicia bianca e cravatta nera, storceva il naso con supponenza di fronte alle scene di isteria collettiva durante un concerto dei Beatles o dei Rolling Stones.
    E noi ci chiedevamo perché proprio a noi era toccata la sfortuna di essere nati nel Paese sbagliato!
    W l’Inghilterra, nasce da qui.

    ConVoi – L’origine (parte 4)


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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    E poi la tv era qualcosa che ti teneva chiuso in casa e noi di stare in casa non ne volevamo sapere: volevamo uscire! Allora la distanza tra le genitori e figli era molto più grande di oggi. Incolmabile.
    Nessuno voleva stare con i propri genitori.
    Non ci parlavamo.
    Era inutile: tanto non ci capivamo.
    E non perché non volessimo capirci, ma perché il mondo come lo vedevano loro e quello che vedevamo (e volevamo) noi, erano così diversi che era impossibile trovare dei punti di contatto.
    Noi li consideravamo vecchi, e magari non avevano nemmeno passato i quaranta; e loro ci consideravano dei pazzi, “fuori di testa”, persi dietro a fantasie che non ci avrebbero mai portato da nessuna parte.
    Per questo la parola “libertà” animava quasi tutte le canzoni e ci faceva vibrare ogni volta che la sentivamo o la cantavamo: perché aveva un senso molto diverso da oggi. Era un’urgenza.
    Qualcosa di cui sentivamo di non poter fare a meno. Era questione di vita o di morte. Non esagero: o trovavamo il modo di renderci liberi o avremmo finito col soccombere e fare la vita dei nostri genitori. Una vita che a noi sembrava non avesse senso.
    Volevamo morire giovani, ma non nel senso di morire presto.
    Ma nel senso che, anche a cento anni, la morte ci avrebbe trovati ancora giovani

    ConVoi – L’origine (parte 5)

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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    Al contrario della televisione, il disco non ci teneva chiusi in casa: ci faceva “evadere”; ci portava, anzi ci proiettava fuori.
    Uscivamo dalla famiglia che non ci eravamo scelti e andavamo verso la “famiglia” che ci sceglievamo noi.
    Una famiglia non solo “reale” – gli altri, gli amici, il gruppo – ma anche “ideale”: i giovani di tutto il mondo. Inglesi e americani, soprattutto, quelli che scrivevano quelle canzoni che ci facevano impazzire e che – grazie ai dischi – facevano il giro del mondo e arrivavano fino a noi. “I can’t get no satisfaction”, cantavano gli Stones e noi volevamo raggiungere quella satisfaction e sentirci vivi.
    Oggi tutto questo sembra normale e, grazie alla Rete, la musica viaggia molto più velocemente e liberamente di allora. Ma negli anni ’60 era la prima volta che i giovani prendevano coscienza di esistere. Per la prima volta sentivano di avere una “voce” e, per la prima volta, volevano farsi sentire.
    Oggi chiunque può scrivere quello che pensa sul muro di Facebook o su quello di Twitter e i suoi pensieri, in un lampo, possono fare il giro del mondo.
    Allora il nostro mondo era il disco. E, dato che nessuno di noi poteva permettersi di girarlo davvero (i voli low cost erano di là da venire), lui girava il mondo per noi e lo portava da noi

    ConVoi – L’origine (parte 6)

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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    La mia generazione è stata la prima figlia del mondo e non di questo o quel paese.
    Ascoltavamo e amavamo gli stessi dischi, creavamo e usavamo le stesse parole, vestivamo allo stesso modo.
    Il disco era il nostro social network: un social network rivoluzionario che aveva fatto scoccare la scintilla e, grazie al rock, al beat, al pop aveva insegnato ad un’intera generazione che aveva dei pensieri, delle emozioni e dei desideri e che era bene che si desse da fare per viverli e realizzarli.
    Senza i dischi, non ce l’avremmo mai fatta.
    Per questo li aspettavamo come non aspettavamo nient’altro; facevamo la fila ai negozi per accaparrarceli per primi, correvamo a casa di quello che aveva il giradischi più fico e, in religioso silenzio, li ascoltavamo.
    Anche più volte di fila.
    Alla fine (magari avevamo passato una o due ore immersi nella musica), si scatenava il dibattito.
    Se non conoscevi i gruppi o gli “Lp” più fichi, non solo non eri nessuno: eri fuori dal mondo. Lui stava partendo per il futuro: o saltavi su o saresti rimasto a terra. Per sempre.

    ConVoi – L’origine (parte 7)

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    DAL FACEBOOK UFFICIALE di CLAUDIO BAGLIONI
    Quando una rivoluzione conquista il potere, diventa, inevitabilmente, conservazione. La storia lo insegna.
    E’ che non ha alternative, a meno di non voler perdere quel potere così faticosamente conquistato.
    Il “rock” (intendendo la parola nell’accezione più ampia possibile) non ha fatto eccezione.
    L’energia creativa e innovativa degli anni ’60 non c’è più. E nemmeno la profondità e la maturità degli anni ’70.
    E non solo perché gli artisti che erano giovani in quegli anni adesso giovani non lo sono più, ma soprattutto perché tutte le strade, ormai, sono state esplorate.
    In quegli anni, non solo ogni gruppo che nasceva aveva qualcosa di nuovo da dire, ma, spesso, anche i vari dischi di uno stesso gruppo erano profondamente diversi tra loro.
    Ogni band e ogni artista aveva davanti a sé più strade e, spesso, non si limitava a sceglierne una e percorrerla, ma sentiva il desiderio e, qualche volta, l’urgenza di cambiare strada.
    E’ soprattutto questa voglia di esplorare, di partire alla ricerca di linguaggi, sonorità, forme espressive nuove che ha reso quegli anni unici e davvero irripetibili.

     
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    Edited by falcon581 - 17/4/2014, 17:46
     
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