Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

La Bicicletta-storia e curiosita'

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    Le bici più pazze del mondo

    Che razza di bici è questa?


    Pedalare fa bene alla salute, all'aria che respiriamo e all'umore: detto questo, via libera alla fantasia! Pensate che le bici siano tutte uguali? Dopo queste foto potreste ricredervi.
    Leggi anche: la storia della bicicletta - due ruote, mille curiosità - due ruote da pazzi - Bici in città: 10 regole per pedalare al sicuro

    di: Elisabetta Intini


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    Quasi quasi vado a piedi
    Camminare o pedalare? Questo è il dilemma. Il designer inglese Max Knight ha cercato di risolverlo ideando la "Walking bike", una bici che, al posto dei soliti raggi, ha sbarre metalliche aventi ciascuna, all'estremità, una scarpa diversa. Sembra incredibile, ma funziona davvero!
    Max Knight for intersection magazine

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    Da bici a zainetto
    Immaginate di essere impegnati in un'escursione su due ruote. Al primo dislivello o intoppo dovreste fermarvi e portare il vostro bolide a mano, a meno che come in questo caso, non riusciate a piegarlo trasformandolo, in meno di due minuti, in uno zaino da portare in spalla. L'idea è della tedesca Bergmönch.
    Image via: bergmoench

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    Due ruote... appariscenti
    Un modello extralarge per pedalare... a pancia in su. Utile per tonificare gli addominali.

    Due secoli su due ruote: il video con l'albero genealogico delle biciclette

    Due ruote pazze! Le foto più curiose di biciclette
    Photo via: 9laughs.com

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    Attorcigliata
    La canna di questa bici ha l'aria di essere appena passata per le mani di Maciste. In realtà è solo una delle ultime trovate in fatto di design nella lavorazione del metallo.

    Mille curiosità sul mondo delle due ruote
    Photo via: cslacker design, cslacker.com

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    Quel cerchione è quadrato!
    Può sembrare una contraddizione in termini, ma le ruote quadrate non sono poi così scomode. Tutto dipende da dove si usano: se il selciato è costellato di buche ricorrenti a intervalli regolari, questa forma è l'ideale per non rimanere invischiati nel terreno.

    La bicicletta del futuro? A prova di caduta
    Photo via: Vrogy

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    Chi non pedala in compagnia...
    Non male per una biciclettata di gruppo! Il tandem più lungo ideato finora è lungo 28 metri e pesa 440 chili. L'hanno progettato due studenti olandesi, Teiji Meier e Jan Bart Brink, che l'hanno pilotato per 100 metri senza nessun aiuto.
    Photo via techaworld.com

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    Concerto su ruote
    In un paio di minuti la batteria suonata da questo ragazzo in un parco londinese tornerà ad essere una bici funzionante. Un modo originale per trasportare da una parte all'altra della città il proprio (pesante) strumento musicale. Il progetto si chiama Puncture Kit ed è raccontato sulla pagina MySpace del suo ideatore.
    Dee Railer, Flickr (bizarrebiking)

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    Manubrio addio
    Un originale alternativa per affrontare le curve, fotografata per le vie di Spalato, in Croazia.

    Bici in città: il decalogo di sicurezza per urban bikers
    Photo credit: Mr-Rizzle83, Flickr

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    Che cosa manca?
    Anche priva della forcella (la parte anteriore del telaio, che accoglie la ruota anteriore), questa bici, progettata dal designer finlandese Olli Erkkila, sembra procedere senza intoppi. Del resto, gli appassionati di design su due ruote lo sapranno, esiste anche un velocipede privo, oltre che di forcella, di raggi e catena: si chiama "Nulla", ed è una creazione del londinese Bradford Waugh. Ha il cambio automatico e un sistema di trasmissione del movimento dai pedali alle ruote che passa attraverso un meccanismo nascosto nel telaio.
    Photo credit: Olli Erkkila, via geeky-gadgets.com

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    Verde e pieghevole
    "Locust" è il nome di questa bici che, quando non serve più, si piega intorno a una sagoma circolare centrale, dal raggio appena più lungo di quello delle ruote. È un'idea del designer ceco Josef Cadek.
    Photo credit: Josef Cadek

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    C'è chi scende e c'è chi sale
    La bici più alta del mondo misura 5,55 metri e c'è qualcuno che la pilota senza soffrire di vertigini: si tratta del suo ideatore, il canadese Terry Goertzen, che nel 2004 l'ha guidata per 300 metri, solo e senza l'aiuto di stabilizzatori.

    Altri ciclisti pazzi (guarda)
    Photo credit: oddee.com

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    Una sopra l'altra
    Questo ciclista ha deciso di non farsi mancare nulla e porta a spasso un castello di bici accatastate. Da un mezzo di trasporto "pesante" a uno leggerissimo: la bici più leggera è un mezzo da gara di soli 3,89 chili, costruito dal tedesco Mirko Glöckner. Il telaio in fibra di carbonio pesa appena 873 grammi, gli altri componenti sono in gran parte di alluminio, titanio e fibra di carbonio.
    Photo via chilloutpoint.com

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    Su rotaie
    La soluzione per attraversare tratti di ferrovia abbandonati: in Italia ci sono oltre 5500 chilometri di ferrovie dismesse che, se riconvertite a ciclabili, offrirebbero uno spazio unico per visitare aree meravigliose del paese su due ruote.
    Photo via: chilloutpoint.com

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    Dove si va?
    Quale direzione sceglieranno? Nei tandem convenzionali tra il pilota (colui che siede davanti) e l'altro occupante servono una perfetta coordinazione e analoga stazza fisica. Se uno dei due è più allenato e l'altro batte la fiacca, la pedalata in compagnia non funziona.
    Photo via chilloutpoint.com

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    Per lo shopping
    C'è chi rinuncia all'auto anche per andare al supermercato, e si attrezza diversamente. Questa bici con tanto di carrello è stato trovata regolarmente parcheggiata lungo la South Bank di Londra. Non andrà molto lontano, e non per il carrello: guardate la ruota posteriore...
    Photo credit: Dee Railer/Flickr

    fonte:http://www.focus.it/

     
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    Storia della bicicletta

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    Introduzione

    Fin dal 1990 la ICHC (Conferenza Internazionale sulla Storia del Ciclismo) si riunisce ogni anno in un paese differente (nel 2001 fu ospitata nei pressi di San Remo) con lo scopo di offrire un spazio per condividere idee e risultati di ricerche scientifiche sulla storia della bicicletta e del ciclismo. La ICHC ha permesso di riconciliare molte delle idee riguardanti la storia della bicicletta, che erano state per la maggior parte sbagliate ed influenzate da nazionalismi, smontando così alcuni miti sviluppatisi intorno alla sua nascita. La ICHC non fa più distinzione tra una prima "vera" bicicletta a pedali e qualsiasi suo precursore, come sua nascita infatti considera l'applicazione del principio del veicolo a due ruote che è la base del ciclismo (e del motociclismo). Quando nacquero i velocipedi a pedali (1855) già erano trascorsi cinquanta anni di storia di veicoli a due ruote.
    Nel tracciarne la storia è necessario tener conto del fatto che le invenzioni applicate alla bicicletta che hanno avuto successo, di rado sono state il frutto dell'idea di una persona; piuttosto sono state il risultato di precedenti idee ed esperimenti per cui difficilmente è possibile associare ad un determinato progetto una precisa data storica ed un particolare inventore. Molti validi prototipi furono abbandonati per essere recuperati solo molti anni più tardi. In qualche caso è stato messo in discussione il valore storico di alcune invenzioni perché esse ottennero importanza solo a dopo: infatti invece di rappresentare un punto di svolta inequivocabile nella storia della bicicletta, la loro innovazione fu presto dimenticata senza poter lasciare un segno permanente. Tutto ciò ha contribuito a generare controversie nel sapere chi fosse il vero inventore e nella data di nascita della bicicletta.
    Si racconta che il Conte Mede de Sivrac avesse sviluppato un veicolo a due ruote, chiamato celerifero nel 1791, di cui diede dimostrazione al Palais Royal a Parigi. Il celerifero aveva due ruote fissate su un telaio di legno ed era privo di sterzo, con il controllo della direzione limitato a ciò che era ottenibile dall'inclinazione del corpo. Il conducente sedeva a cavalcioni della macchina e si spingeva in avanti con l'uso alternato dei piedi, camminando perciò da seduto. Questi veicoli erano considerati però solo come dei passatempi alla moda più che dei mezzi di trasporto. Sembra piuttosto che questa storia sia stata creata dallo storico Baudry de Saunier nel 1891 e da allora ripresa erroneamente da altri autori.
    Rivendicazioni più datate fanno risalire l'invenzione della bicicletta ad un disegno preciso del mezzo trovato all'interno del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, nel foglio 133v e accompagnato da altre tavole raffiguranti congegni meccanici, come provato dal professore Augusto Marinoni, massima autorità italiana su Leonardo da Vinci e ad oggi, sebbene messo in dubbio dalla critica, mai smentito dagli studiosi, ma anche ad una illustrazione scoperta su una finestra di una chiesa del paese di Stoke Poges (Backinghamshire, Inghilterra) installata nel XVI secolo e raffigurante un angelo sopra un attrezzo che è stato riconosciuto da alcuni come prototipo del modello hobby horse. Invece si ritiene più probabile considerarlo un congegno ad una sola ruota che spesso si associava, nell'iconografia medievale, a cherubini e serafini.
    L'origine della prima bicicletta effettivamente utilizzata è da attribuirsi al barone Karl von Drais, un impiegato statale del Gran Ducato di Baden in Germania. Karl Drais inventò la sua Laufmachine (macchina da corsa) nel 1817 che fu chiamata dalla stampa draisine (o anche draisienne, in Italia draisina) e più tardi velocipede. Il maggiore miglioramento in questo progetto era l'aggiunta dello sterzo. Si dice che il suo interesse nel trovare un'alternativa all'uso del cavallo fosse dovuto all'inedia e alle frequenti morti dei cavalli causate dall'insufficienza dei raccolti del 1816 (il cosiddetto anno senza estate a seguito dell'eruzione vulcanica del Monte Tambora sull'isola Sumbawa – nell'attuale Indonesia - avvenuta tra il 5 ed il 15 aprile del 1815).
    Nel suo primo documentato viaggio da Mannheim, il 12 giugno 1817, coprì la distanza di 13 chilometri (8 miglia) in meno di un'ora. La draisina di legno pesava 22 chili (48 libbre), aveva boccole d'ottone all'interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri (6 pollici) di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante (effetto castor). La draisina era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi e né Drais né alcun meccanico altrove fecero alcun tentativo per allontanare i piedi dalla sicurezza del terreno per farli poggiare su pedali, che furono aggiunti circa quarant'anni dopo; a quel tempo non era praticamente possibile trascurare il bisogno del mantenimento dell'equilibro: solo pochi giovani uomini erano allora capaci di pattinaggio su ghiaccio.
    Questo progetto innescò una moda diffusa ma di breve durata. Molte migliaia di copie furono costruite ed usate dappertutto e ciò viene considerato come l'origine del trasporto personale senza uso di cavalli. In Gran Bretagna la versione inglese della draisina fu introdotta da Denis Johnson come il "calessino per pedoni". Ma già a partire dall'autunno 1817, con l'arrivo del buon raccolto, in molte parti del mondo (come Mannheim, Milano, Londra, New York e persino Calcutta) si iniziò a vietare l'uso dei velocipedi sulle strade laterali (da cui il nomignolo di hobby horse, non potendo usare le carreggiate riservate alle carrozze). Questo, il trionfo dell'imminente ferrovia e la paura per l'equilibrio furono i possibili motivi che bloccarono ulteriori sviluppi del velocipede per i successivi 50 anni. I meccanici ora costruivano velocipedi in ferro, guidati tramite manubrio o pedali, a tre o quattro ruote per dare stabilità, ma con una più elevata resistenza al rotolamento. Wiliam Sawyer fu un produttore di successo dell'epoca con esportazioni in tutto il mondo.
    I velocipedi degli anni 1860

    Il velocipede ebbe una rinascita a Parigi verso la fine degli anni 1860. Costituito da una ruota anteriore di diametro leggermente maggiore a cui erano ora connessi pedivelle e pedali, era chiamato le velocipede bicycle da cui il termine italiano biciclo, ma nei paesi di lingua inglese venne soprannominato anche boneshaker (scuotiossa) a causa della struttura delle ruote: in legno rivestite di ferro (non era ancora stato introdotto il copertone pneumatico) dovevano vibrare in modo spaventoso durante la corsa. L'avvento del biciclo fu preceduto dall'improvvisa popolarità del pattinaggio a rotelle quando si iniziarono ad aprire le piste di pattinaggio. Coloro che riuscivano a cavarsela con i pattini ai piedi non avvertirono più la paura di montare su un velocipede con i piedi staccati da terra e poggiati sui pedali.
    L'origine dell'idea del biciclo è tuttora una questione aperta all'interno della ICHC, ma si è al momento d'accordo nel ritenere il 1864 come il primissimo anno della sua comparsa a Parigi. C'è chi sostiene le rivendicazioni per il modello di Ernest Michaux e dell'emigrato Pierre Lallement, che ottenne un brevetto negli USA nel 1866, chi quelle per il modello a pedalata posteriore di Alexandre Lefebvre.
    I nuovi viali di Parigi pavimentati a macadam (un tipo di tecnica di costruzione stradale inventata da John L. McAdam che consisteva di alcuni strati di sassi consolidati e livellati tramite compressore e dotata di canali di scolo laterali) avevano semplificato l'andare in velocipede, sebbene, imitando la tecnologia delle carrozze per la costruzione di massicci telai d'acciaio, il peso era raddoppiato a quasi 45 chili (100 libre). Un ulteriore comodità fu portata con l'introduzione di copertoni di gomma solida e del primo cuscinetto a sfere.
    Il numero delle invenzioni e dei brevetti sali rapidamente, specialmente negli USA: un ex curatore del Museo della Bicicletta d'America, Jim Hurd, riferì che all'alba del nuovo secolo, a Washington, due edifici erano dedicati a custodire qualsiasi tipo di brevetto americano. Uno di questi era stato interamente riservato solamente ai brevetti sulla bicicletta.
    Necessitano una menzione anche i primi tentativi di introdurre la trazione posteriore per superare gli svantaggi di quella anteriore (la difficoltà nel mantenere la pedalata mentre si sterza e la velocità limitata), anche se dovranno passare altri 40 anni prima che questa si affermi definitivamente diventando d'uso comune. Furono pubblicati numerosi progetti tra cui quello già menzionato di A. Lefebvre. Qualcuno faceva uso di una catena, altri, come il velocipede di Thomas McCall del 1869, di aste e pedivelle. Anche a Kirkpatrick MacMillan, un fabbro scozzese, viene attribuito un progetto del 1839 di un velocipede a trazione posteriore ottenuta usando delle pedaliere fissate frontalmente che trasmettevano la potenza alla ruota posteriore tramite delle aste (una copia di questo modello è esposto al Museo delle Scienze di Londra). La similitudine tra il progetto di McCall e McMillan è stata in passato oggetto di una controversia sull'attribuzione dell'idea originale.
    il biciclo

    Ordinary_bicycle01Il biciclo fu la logica estensione del progetto della boneshaker: la ruota anteriore venne enormemente ingrandita fino al limite della misura interna della gamba del ciclista (più larga era la ruota più lontano si andava con una sola pedalata), quella posteriore fu accorciata ed il telaio reso più leggero. Eugene Meyer viene ora considerato il padre della High Bicycle dalla ICHC al posto di James Starley. Nel 1869 Meyer inventò le ruote con i raggi (riducendo sensibilmente il loro peso) e produsse un bel modello di High Bicycle fino agli anni 1880.
    James Starley a Coventry aggiunse i raggi tangenti (offrono maggiore stabilità e resistenza alla ruota di quelli radiali) e lo scalino di monta alla sua famosa versione di High Bicycle chiamata Ariel o anche Ordinary (Ordinaria). Egli è giustamente considerato come il padre dell'industria ciclistica inglese, che arrivò a primeggiare in tutto il mondo, con i centri di produzione concentrati a Coventry, Birmingham e Manchester. I cuscinetti a sfere (dal 1875), i copertoni solidi e i telai di acciaio a sezione cava divennero degli standard. A seconda della lunghezza della gamba del ciclista, la ruota anteriore ora poteva raggiungere un diametro fino a 1,5 metri (60 pollici). Tanto che in Inghilterra queste Ordinarie erano chiamate anche Penny Farthing in quanto la ruota anteriore più grande era rappresentata dalla grossa moneta del penny e la posteriore da quella molto più piccola del farthing. Erano perciò più veloci ma anche insicure.
    Il ciclista si trovava con il baricentro molto distante da terra, accovacciato in modo precario sopra la ruota anteriore. Potendo ora raggiungere velocità elevate, anche una piccola asperità del terreno poteva portare come risultato ad una caduta in avanti procurandogli gravi lesioni o perfino la morte. "Cadere in avanti di testa" era un termine frequentemente usato senza accezioni umoristiche per descrivere questo abituale problema. La natura pericolosa di queste biciclette significò che il loro uso venne riservato ai giovani uomini avventurosi, rendendole poco attraenti per il grande pubblico. La bicicletta americana Star era derivata da una Ordinaria invertendo l'ordine delle due ruote: ora però c'era il pericolo di cadere all'indietro quando si correva in salita.
    Le persone più anziane e le donne preferivano invece i più stabili tricicli o quadricicli, come per esempio il Salvo Quadricycle di Starley, rinominato Royal Salvo in onore della Regina Vittoria che ne usava uno. Negli Stati Uniti fu Alexander Pope di Boston che monopolizzò la produzione delle Ordinarie dal 1876 e fu promotore del "movimento per le buone strade" (Good Roads Movement) così chiamato perché si batteva per il miglioramento delle condizioni di viabilità delle strade.
    La Safety Bicycle


    800px-1888_Rover_Safety_Bicycle_Coventry_Transport_Museum
    Bicicletta di sicurezza del 1888, esposta al Coventry Transport Museum
    Nel 1884 John K. Starley realizzò a Coventry la prima "Safety Bicycle" ("bicicletta di sicurezza"), denominata "Rover", destinata a ottenere un enorme successo commerciale: antesignana delle moderne biciclette, aveva ruote di dimensioni uguali e trasmissione a catena[1]. L'invenzione dello pneumatico nel 1888, dovuta a John Boyd Dunlop, contribuì ad aumentarne il comfort.
    Biciclette da corsa, da montagna e ibride

    dhttp://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/86/1888_Rover_Safety_Bicycle_Coventry_Transport_Museum.jpg/800px-1888_Rover_Safety_Bicycle_Coventry_Transport_Museum.jpgegli anni 1960, stimolato dalla crescente consapevolezza degli americani del valore dell'esercizio fisico, l'uso della bicicletta godette di una nuova popolarità. Le vendite raddoppiarono tra il 1960 ed il 1970, e raddoppiarono di nuovo tra il 1970 ed il 1972. La maggior parte delle biciclette vendute erano quelle da corsa. Queste bici più leggere, a lungo usate da ciclisti impegnati e da professionisti, erano dotate di manubri ricurvi, deragliatori da 5 a 15 velocità, ed un sellino più stretto, ma di solito non offrivano nessun altro accessorio extra, come il carter e i parafanghi che si trovavano nei loro predecessori. Alla fine degli anni 1980 le bici da corsa dominavano il mercato del Nord America, e aziende quali la Schwinn, che aveva continuato a produrre soprattutto i vecchi modelli di bici, uscirono dal mercato.



    RacingBicycle-nonLe mountain bike (bici da montagna, ma anche rampichini) apparvero negli scaffali dei distributori verso la fine degli anni ottanta, quando l'evoluzione del ciclismo fuori strada e di altri sport estremi ne stimolò la popolarità. Queste bici presentavano telai più robusti, sospensioni più complesse, e la presa sul manubrio orientata in direzione perpendicolare all'asse della bicicletta per permettere al ciclista di resistere agli sbalzi in avanti durante le corse sui pendii sassosi. Nel 2000 le loro vendite avevano superato di molto quelle delle bici da corsa, che da allora sono usate solo da ciclisti su strada per le lunghe distanze. Gli anni recenti hanno visto in Nord America un reazione del consumatore, dato che i ciclisti occasionali hanno mostrato insoddisfazione sia per le pesanti mountain bike sia per i più fragili e qualche volta scomodi predecessori da corsa. I produttori hanno risposto con un ibrido, combinando il meglio dei due modelli così e operando decisamente un ritorno alle biciclette leggere degli anni sessanta, sebbene con una più ampia selezione di marce e senza tutti gli accessori presenti nei modelli più vecchi. Durante tutti questi anni di cambiamenti nel ciclismo americano, i ciclisti europei, meno attenti alla moda, sono rimasti molto attaccati ai loro modelli confortevoli e leggeri, dotati di pratici accessori e di affidabili sistemi di cambio al mozzo posteriore.

    fonte.wikipedia

     
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    Accadde oggi, 26 giugno: era il 1819 quando venne brevettata la bicicletta

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    Il 1819 venne brevettata la bicicletta. Si trattava di un modello in legno che pesava 22 chili aveva boccole d’ottone all’interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante il cosiddetto effetto castor.



    fonte:http://news.leonardo.it/

     
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    Una buona idea per renderli sicuri e felici.

     
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