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sfida di Claudio Baglioni: "Con il web la mia musica è rinata"

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    sfida di Claudio Baglioni:
    "Con il web la mia musica è rinata"


    L'intervista. Dopo dieci anni l'artista sta scrivendo nuove canzoni che presenta via via on line. Da maggio a oggi sono usciti sette nuovi brani. "Il passato, i dischi... mi avevano avvilito"

    ROMA - Ci ha messo dieci anni prima di rimettersi totalmente in gioco. Dieci anni in cui non è stato fermo, in realtà; in cui ha avuto tempo e modo di rileggere e interpretare la sua storia, quella della canzone italiana, quella dei suoi successi, anni in cui ha fatto concerti, progetti, tour e molte altre cose ancora. Poi, a un certo punto, Claudio Baglioni ha iniziato a pensare che le cose non potessero più andare avanti così, che non era più il momento di guardare solo indietro ma che si poteva, ancora, con coraggio, guardare avanti. Ed è iniziato il progetto Con Voi. Che non è ancora un album ma, per il momento, sette diverse canzoni, uscite una alla volta da maggio ad oggi, scritte "in diretta" e pubblicate on line subito dopo, un "work in progress" che dovrebbe, potrebbe, porterà alla realizzazione del suo primo album di canzoni nuove a dieci anni di distanza dall'ultimo. "Negli ultimi due anni ho iniziato a scrivere senza registrare nulla - dice Baglioni - ho scritto tanta di quella roba che a un certo punto ho pensato di essere soffocato da me stesso. E ho detto basta, ho deciso che dovevo vivere il mio lavoro senza curarmi del prima o del dopo ma del durante, vivere la contemporaneità".

    Che vuol dire?
    "Il mondo della musica è stato rivoluzionato, la gente ascolta musica in maniera frammentata, usa le playlist, in cui c'è la frantumazione dell'idea dell'album, mentre quelli come me appartengono all'epopea del disco, motore centrale della nostra attività. Lo sanno tutti, il disco è superato, come concetto e come supporto, vive una crisi molto grave e mi sono detto che era arrivato il momento di ribaltare tutto e provare a presentare la mia musica man mano che la scrivevo e realizzavo, come con i vecchi 45 giri, con appuntamenti più frequenti. Ho iniziato dalla seconda metà di maggio e ancora non so come finirà. Quelli che sto pubblicando non sono brani scritti precedentemente e poi venduti a dispense, a rate, sono brani che io termino pochi giorni prima di metterli on line".

    Perché sono passati dieci anni dall'ultimo album di inediti?
    "Potrei semplicemente dire che ho fatto un sacco di altre cose nel frattempo. Ma non è solo quello. Ho rimandato l'appuntamento con un nuovo album perché lo sentivo avvilente. Oggi tutto si consuma nel giro di un mese e mezzo, non si da più tempo alle cose per ascoltarle e gustarle. E poi capita troppo spesso che nel disco si mette dentro roba come si mette il polistirolo per riempire la scatola. Invece questo progetto è un acquisizione di tempo, sto di nuovo facendo questo lavoro come credo vada fatto. Ogni giorno vado a letto e mi sveglio la mattina con il pensiero di scrivere e suonare. Come un artigiano, devo fare la scultura, il ferro battuto. Sentivo di essermi trasformato in un manager della mia attività e non più in quello che con le canzoni ci piange, ci vive, ci soffre. Che è il privilegio di questo lavoro, qualcosa che ti strappa il cuore, le budella ma ti fa vivere dalla mattina alla sera".

    Ha trovato subito sostegno per questa sua idea?
    "Sono stato molto sconsigliato, ho trovato più "sconsigli" che altro, ho dovuto mettere d'accordo i miei partner, chiedere permessi ed aiuto. Ma l'ho fatto assolutamente per me, confidando con un pizzico di presunzione di poter proporre un brano alla volta, e ogni volta, come un saltatore in alto, mettere l'asticella un po' più su. Ma pensavo fosse necessario".

    Il mercato della musica ha bisogno di idee nuove.
    "Per sopravvivere, per crescere, per cambiare, il mercato della musica deve darsi un metodo, che non può essere quello dei talent show, in cui gli interpreti vengono allevati in batteria e ogni anno bisogna trovarne per forza uno per il pubblico televisivo. Non è facile, ovviamente, la musica popolare è da fanteria, si rivolge a pubblici più allargati, non cerca le nicchie. Ma non è questione di numeri, ma di sostanza. Popolare è cercare qualcosa che non sia solo facile, volgare e scontato, ma da fare a mano e con il cuore, trovare un emozione. E per far questo ci vuole uno stato di grazia, che si può trovare se ci si libera da alcune regole. C'è un universo di regole e regolette che sono cresciute per convenzione commerciale, che il digitale sta abbattendo con grande velocità".


    Certo, tentare un simile progetto in un momento di crisi come questo è una bella scommessa.

    "La crisi? La situazione è persino peggio di quello che crediamo, ma questo che vuol dire? Che ci dobbiamo sparare? Noi siamo degli anarco-mammoni, vogliamo fare come ci pare e poi qualcuno deve tirarci fuori dai guai. È vero che la crisi è grave, che abbiamo una classe politica terribile, la più bassa dal dopoguerra, è vero che il mondo ha un sistema sbagliato, che ci sono miliardi di ingiustizie, è vero che l'economia la governano cento persone in tutto. È terribile andare a lavorare e vedere attorno a te solo gente che ti dice che è tutto inutile, che l'importante è non perdere. Io provo, nel mio piccolissimo, nel poco che posso, a ribellarmi a questa agonia continua, a provare a fare una cosa diversa".

    E quando l'adrenalina di questo progetto finirà cosa accadrà?
    "Solo cose belle spero. Io un impegno, un patto l'ho fatto, pubblico le canzoni, lascio che la gente le commenti, le condivida, cercando di ridare valore a ogni singola nota, parola, strumento. E ad ottobre, dal 10, trasformo Con Voi in Convoi e vado in tour. È un'avventura pazzesca, fatta di vecchio e nuovo, della paura di non riuscire a scrivere altre canzoni nuove, con la voglia di ricominciare a soffrire per la musica, con la voglia di non fare più la commemorazione del passato ma vivere completamente l'oggi".


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    Claudio Baglioni e le canzoni sempre nuove:
    "La musica offre sempre straordinarie sorprese"



    L'artista alla Versiliana e all'ultimo appuntamento con il Festival Gaber. In arrivo un nuovo disco di inediti dopo dieci anni. "Vorrei imbarcarmi in un'avventura che non ho mai avuto il coraggio di fare"


    CLAUDIO Baglioni è arrivato in Versilia per due motivi. Il primo, più importante, era la partecipazione, sabato sera, al Festival Gaber, giunto dopo dieci anni alla fine del suo percorso. La seconda per un incontro, ieri pomeriggio, al Caffè della Versiliana, con Massimo Bernardini e Paolo Dal Bon, per raccontare per la prima volta in pubblico del suo progetto, "Con voi", un singolare "work in progress" che vede il cantautore romano tornare a realizzare il suo primo disco di inediti dopo dieci anni.

    Come mai tutto questo tempo per tornare a scrivere canzoni nuove?
    "Mi sembrava di essere arrivato alla fine, mi sembrava di aver fatto tutto quello che ero in grado fare. Invece ho deciso di cominciare a scrivere canzoni cercando di trovare un valore, un messaggio, qualcosa che potesse avere senso insieme agli altri, non per gli altri. Un lavoro in progress che mi porta a riconquistare il tempo, essere contemporaneo. Il pubblico serve, non si parla a un teatro vuoto o in assenza di un destinatario. Ma non c'è bisogno di benedire le folle e seguire una liturgia, il percorso non è rettilineo, accadono tante cose e spesso si cambia. Quello con il pubblico è un rapporto che deve essere dinamico e a fine carriera, o almeno in un momento in cui mi è chiaro che la maggior parte del mio percorso l'ho fatta, mi sembrava importante provare a fare una cosa in cui nel legame con il pubblico in cui io non dia per scontato. In passato ho fatto errori quando andavo sul velluto, quando ero troppo sicuro, pensavo di sapere tutto. Oggi so che era solo gloria e la gloria non serve".
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    Cambia il suo modo di scrivere canzoni, dunque?
    "Uno dei proponimenti di questo progetto era mirare a scrivere canzoni che fossero argomenti, capitoli. Può magari sembrare ambizioso o presupponente ma bisogna pure provare, altrimenti tanto vale darsi ad altro. L'idea era quella di una canzone che sia racconto, un'illustrazione complessiva. Facile non è ovviamente, ma c'è la potenza della musica, che per quanto si muova su territori percorsi da secoli, e negli ultimi duecento anni sia stata scritta tutta e con dodici, quattordici note è difficile creare cose davvero nuove e stimolanti, offre sempre delle straordinarie sorprese. Io ci credo ancora, mi commuovo, io provo un emozione e vorrei che la musica fosse ancora, di nuovo, un grande mare che ti travolge, non solo per stare insieme, ma per crescere".


    È ancora possibile, quindi, scrivere canzoni importanti? Che riescono a intervenire sulla realtà?

    "Penso che non si possa chiedere questo a un artista, quello che fa è altro. Può essere stimolante, può essere scomodo, ma non ha il compito di dirigere il mondo. O dare una ricetta per farlo. L'artista è un altro tipo di creatura".

    Ma può veder cose che noi non vediamo...
    "Non credo che l'artista guardi la realtà in maniera geniale, ma che abbia la fortuna di avere tra le mani una materia che gli consente, con le parole, i gesti, i colori, le immagini, i suoni, di rendere i suoi racconti emozionanti. Io sono qui e parlo, ma così servo meno, servo più se canto. Anche Gaber era cosi, era un artista che si trovava in mezzo alla gente e cercava di ingombrargli la vita. Certo, uno che si mette in testa di fare il teatro canzone era certamente ambizioso, che voleva far diventare la canzone qualcosa di più grande".

    È in parte quello che vuole realizzare lei con questo nuovo progetto?
    "No, molto meno, vorrei poter acquisire nuovamente il piacere di un rapporto con le cose che ci sono intorno. Per troppi lambiccarsi il cervello abbiamo perso l'idea del contatto, non riusciamo a sostenere lo sguardo degli altri. Ecco vorrei fare questo, imbarcarmi in un avventura che non ho mai avuto il coraggio di fare".

    Ovvero?
    "Cominciare un progetto del quale non conosco il finale. L'avventura è cominciata a maggio, ma l'inizio è molto precedente. Io in questi dieci anni ho continuato a scrivere, prendevo appunti ovunque, fogli, scatole, ovunque. Alla fine avevo tanta di quella roba che non sapevo come utilizzare. Ho chiamato un mio collaboratore per farmi aiutare a capire cosa fosse degno di essere ricordato. E quindi ho tanto materiale, ma le prossime canzoni non sono scritte, sono tutte per aria, alcune mezze arrangiate, e non so cosa prevedere. Prevedo che la Sony prima o poi chiederà una raccolta. Si farà anche un disco, magari dei concerti. Ma nulla è deciso. E questo mi sembra fantastico".

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