Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

La vita è sempre adesso e io mi emoziono

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    La vita è sempre adesso e io mi emoziono




    A BARI L’8 MARZO E A SANREMO
    Baglioni, la vita è sempre adesso e io mi emoziono
    Claudio punta anche sul web


    Le emozioni non provano mai stanchezza: lo dice da sempre Claudio Baglioni e ora lo dimostra mettendosi di nuovo in gioco con un tour, il «ConVoiTour» che arriverà a Bari (al Palaflorio) il prossimo 8 marzo. E non solo: la prossima settimana Baglioni sarà anche a Sanremo.

    La vita è adesso… Claudio Baglioni, cosa prova a sentire il calore del pubblico oggi come ieri? Cambia con il tempo lo stato d’animo?

    «È qualcosa che non si può spiegare. Si dice che certe cose bisogna provarle, ma la verità è che nemmeno io – che sento questo calore e questa energia da tanti anni – so spiegare cosa significhino. È un’emozione che travolge ed alla quale non ci si abitua mai. Un dono straordinario rispetto al quale c’è una sola cosa da fare: rimettersi in gioco fino in fondo, senza risparmiarsi mai, per provare a restituire almeno una parte di ciò che questo dono dà. Con il tempo tutto cambia. È inevitabile. E, dunque, cambiano anche gli stati d’animo. Ed è bene che sia così. Se vivessimo sempre gli stessi stati d’animo finiremmo con l’abituarci a tutto. E – come scriveva il grande Truman Capote – “chi si abitua a tutto tanto vale che muoia”. Vivere significa cambiare e gli stati d’animo sono fondamentali: la vita ce ne regala sempre di nuovi e loro ci regalano una vita sempre diversa. E’ questo scambio che ci permette di vivere certe cose come se fosse sempre la prima volta e che rende questo viaggio un’esperienza che non smette mai di sorprendere».

    «ConVoiTour» e il progetto che c’è dietro, con le uscite dei singoli sul Web. Cosa propone di cambiare nel sistema del mercato discografico?

    «In realtà non sono io che propongo di cambiare: è il cambiamento che impone di farlo. La parola crisi, deriva da un verbo greco che significa “scegliere”. Ogni giorno, siamo chiamati ad affrontare mille scelte e, dunque, mille crisi, e spesso non ci rendiamo conto che scegliere è un’opportunità straordinaria.
    La vera crisi, infatti, sarebbe non poter scegliere. Io ho scelto di cambiare il modo di realizzare e di proporre la mia musica, perché, da tempo, le nuove tecnologie hanno cambiato la scena, riportando al centro del “m e rc at o ” della musica i singoli brani. Un po’ come agli inizi degli anni ’60, quando gli album di fatto erano delle raccolte di singoli. “C o n Vo i ” è figlio di questo clima: per questo l’album è stato un punto di arrivo e non di partenza; una raccolta di nuovi “singoli”. Ho deciso di mettere i nuovi pezzi su iTunes, a mano a mano che li ultimavo, perché avessero il tempo per farsi ascoltare e conoscere, e per cercare di restituire alle canzoni quell’attenzione e quella dignità che – oggi dove tutto si brucia in fretta – rischiavano di andare perdute. La Rete sarà nemica del “disco”, ma certo non è nemica della musica e credo sia un errore considerarla tale».

    Andiamo indietro con il tempo… Potremmo ricordare insieme quel giorno in cui Pippo Baudo la presentò al concorso «Fuori la voce»?

    «Avevo diciassette anni. I diciassette anni di allora, non quelli di oggi. Io ero un ragazzino di periferia, lui era la televisione con la T maiuscola. L’emozione era così forte che ancora mi chiedo come quel ragazzino – timido e impacciato – sia riuscito a sopravvivere.
    Probabilmente è stato merito della musica. Ha preso lei le redini del gioco ed è riuscita a guidarmi in porto.
    Da allora ho capito che, se l’avessi seguita, sarei potuto arrivare ovunque».

    Ma quali sono le persone che nella sua vita artistica e non solo hanno avuto più significato?

    «Mio padre e mia madre, senza dubbio. Lui mi ha insegnato l’onestà, lei la passione. La passione è l’energia che ha guidato ogni mio passo, sia personale che artistico; l’onestà – intellettuale e non solo – è la “bu s s o l a ” che ha determinato le mie scelte ed i miei comportamenti. Riccardo e Silvia sono le stelle fisse che hanno guidato la mia navigazione. E ancora oggi è a loro che guardo per non perdere la rotta e dare senso e valore a ciò che faccio».

    C’è stato un periodo in cui lei alla fine degli anni 80 si è praticamente ritirato dalla vita pubblica. Cosa provava nel silenzio? La musica può mai tacere?

    «La musica non può tacere e non tacerà mai, perché è la voce dell’anima e l’anima è immortale. Solo che – anche se può sembrare un controsenso – la musica ha bisogno del silenzio. Senza silenzio, infatti, non ci sarebbe spazio per la musica e, dunque, lei non esisterebbe. Chi scrive musica ha bisogno del silenzio per «sentire» ciò che l’ispirazione gli trasmette e trasformarlo in musica, e chi ascolta ha bisogno del silenzio per sentire il prodotto dell’incontro tra ispirazione ed artista. Il silenzio, dunque, è un elemento fondamentale e la musica e le parole migliori sono quelle che non ce lo fanno rimpiangere».

    Lampedusa, il mare dell’immigrazione e dei viaggi di morte senza fine. Quale la sua opinione?

    «La mia opinione conta poco: è la politica che deve cambiare opinione. Anzi: deve cambiare mentalità.
    Non mi riferisco alla politica italiana, parlo della politica in generale, sia quella europea che quella internazionale. Da che mondo è mondo, la gente si muove alla ricerca di condizioni di vita migliori. E’ un fatto naturale, come le maree o le fasi della luna, e nessuno può illudersi di fermarlo, così come nessuno è in grado di fermare le maree o le fasi lunari. Meno che meno oggi, in una società detta, non a caso, della “globalizzazione”. Il mondo è sempre più la casa di tutti e, quindi, l’uomo è sempre più inquilino del mondo. Dunque: o ci si organizza per gestire questo fenomeno o il conflitto tra “mondo ricco” e “mondo povero ” finirà col travolgere tutti, con costi umani, morali ed economici molto più pesanti di quelli che ci toccherà affrontare per governare le migrazioni. Dove ci sta portando questa “globalizzazione dell’indifferenza” è drammaticamente evidente a tutti: una prospettiva tutt’altro che nobile. Si tratta, ora, di capire che sono ben altre le categorie sulle quali costruire una convivenza che possa dirsi civile e che nessuno – essere umano, Paese o Continente che sia – può pensare di edificare il proprio futuro sulle macerie del presente dell’altro».

    Sanremo 2014, cosa ci dobbiamo aspettare da Fazio e da Baglioni sul palco dell’A r i st o n ?

    «Un momento di grande forza e grande intensità, capace di appassionare, coinvolgere, emozionare e regalare quell’indefinibile e inesauribile tonalità di energia che solo l’arte povera e breve della canzone è in grado di regalare

    www.doremifasol.org/



     
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