Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

I Bimbi e L'acqua!!!

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    Nati per nuotare, l’acqua rende i bambini più intelligenti

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    Favorisce lo sviluppo psico-motorio e il relax

    L’acqua è amica dei più piccoli, favorisce lo sviluppo psico-motorio e li rende più intelligenti. Inoltre è un’ottima occasione per mamme e papà per passare del tempo prezioso con i “nuovi arrivati” in casa.

    Parola d’ordine ”metterli a bagno il prima possibile”, consiglia il pediatra milanese Italo Farnetani. E l’estate è il momento ideale per “iniziare” i bebé al rito del bagnetto.

    «Il mare è l’ideale, meglio della piscina - suggerisce l’esperto, sentito dall’Adnkronos Salute - L’acqua è più pulita». Dopo la nascita del bambino l’unica cosa di cui accertarsi prima del debutto in acqua è che la ferita del cordone ombelicale si sia rimarginata: «Basta una settimana solitamente - spiega l’esperto - se non ci sono perdite rosse di sangue sulla garzina, o gialle indice di infezione, il bimbo è pronto per il primo “tuffo”. Bisogna stare attenti perché le infezioni all’ombelico sono pericolose».

    Per quanto riguarda la durata del bagnetto, resta valida la tecnica “della nonna”: «Quando il bambino ha i brividi è arrivato il momento di tirarlo fuori dall’acqua», dice l’esperto. Da sfatare invece il mito secondo cui bisogna aspettare le canoniche 2 ore dall’ultimo pasto prima del bagno: «L’importante è che l’acqua non sia troppo fredda», precisa Farnetani.

    Altri piccoli accorgimenti preziosi per i genitori sono di bagnare spesso il capo del neonato, e fargli tante docce durante la giornata. «Il sistema di termoregolazione dei più piccoli infatti non è ancora ben formato - spiega Farnetani - Tendono dunque ad avere tanto caldo che non è compensato da un’adeguata sudorazione».

    «I piccolissimi diventano più intelligenti in acqua - assicura il pediatra - Nei primi mesi di vita i bimbi non sono in grado di `afferrare´ le cose, mentre con l’acqua riescono a giocare: è qualcosa che possono toccare, senza avere problemi perché non sono in grado di “prenderla in mano”. L’uso del tatto e dei riflessi stimolano il cervello», favorendo anche lo sviluppo motorio e il rilassamento del bebé. Grazie al potere calmante del liquido, spiega Farnetani, sono garantiti sonni tranquilli. Al “primo appuntamento” con l’acqua mamma e papà devono rigorosamente essere presenti.

    «Il bambino non ha paura di nulla se è con i genitori», per questo motivo è così importante stare vicino ai piccoli, aiutandoli a prendere confidenza con l’acqua. Sì ad un approccio graduale tra le braccia dei genitori, no a pretese assurde da parte di alcuni adulti convinti che i pianti al primo bagnetto siano la norma. «Il bambino deve adattarsi gradualmente all’acqua, e la responsabilità è dei genitori che devono far sì che queste prime esperienze non diventino un trauma», afferma l’esperto.

    Per chi teme che il piccolo rischi di “soffocare” bevendo l’acqua, chi si occupa acquaticità neonatale rassicura: «Fino a 5 o 6 mesi d’età - tranquillizza il proprietario di un centro per l’acquaticità neonatale milanese - se il bambino finisce per un momento con la testa sott’acqua non “beve”, perché c’è un meccanismo istintivo d’apnea che fa chiudere l’epiglottide e non consente all’acqua di passare». Anche se in molti centri ad hoc i piccoli vengono così “immersi”, Farnetani sconsiglia di farlo al mare, dove addirittura mette in guardia dagli “schizzi” per non correre il rischio di infezioni agli occhi”.

    Quando comincia a fare più fresco e l’acqua del mare diventa “inospitale”, è possibile recarsi in numerose aree studiate appositamente per i corsi di acquaticità neonatale. Molte di queste piscine vantano un ricambio d’acqua continuo che garantisce l’igiene grazie all’uso di prodotti delicati, compatibili con la pelle dei neonati e dei bambini. Inoltre, la temperatura dell’acqua può essere mantenuta costante, in genere dai 30 ai 34 gradi.

    La regola è che in acqua non ci sono regole, basta avere vicini i genitori: basti pensare che alcuni corsi di acquaticita’ vengono definiti `non corsi´, perché il bambino non deve essere `istruito´, ma solo aiutato «a continuare il rapporto dei piccoli con l’elemento liquido, in realtà molto familiare perché ricorda il liquido amniotico», precisa il gestore del centro milanese. I bimbi solitamente sono ammessi ai `non corsi´ al terzo mese di vita, dopo aver effettuato la prima vaccinazione.

    fonte:http://www.lastampa.it/



    Il bambino e l’acqua


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    I bimbi nascono e crescono nell’abbraccio dell’acqua, elemento naturale e culla della vita.
    Si è svolto a Bari, il 27 maggio, il Water Baby’s Day, un meeting nazionale, unico in Italia, volto a promuovere l’acquaticità e l’educazione natatoria nei più piccoli, un’attività che permette uno sviluppo armonico dell’intelligenza motoria e aiuta a costruire nel bambino buone basi fisiche e psichiche.
    Chi ha provato a fare dei corsi di acquaticità con i propri bimbi lo sa: è un’esperienza bellissima di relazione (in vasca si entra con il proprio bambino), un momento speciale di contatto mediato dall’acqua.
    La didattica natatoria, così come viene proposta dalla Scuola Nazionale di Educazione Acquatica infantile, si basa infatti sul metodo sensoriale: i neonati stanno in vasca con un genitore e l’elemento acqua assume un’importanza fondamentale per stabilire con il bambino una comunicazione immediata, che si è visto avere un ottimo riscontro anche con bambini disabili.
    Oltre all’aspetto di piacere e benessere, l’autonomia natatoria sotto l’anno di età è importantissima per la prevenzione della mortalità infantile per annegamento: i bambini anche di pochi mesi hanno l’opportunità di ripristinare il riflesso di apnea e con esso la capacità di risalire in superficie e di porsi in galleggiamento.
    Avete anche voi esperienze positive in questo senso con i vostri bambini? Li portate in piscina? A che età hanno iniziato?


    www.bambinonaturale.it/

     
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    Neonati subito in piscina

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    Fin dai primi mesi il contatto con l'acqua rappresenta una straordinaria esperienza di gioco e di libertà. Inoltre il bebè sperimenta le sue abilità motorie che saranno poi la base per camminare e correre. Da fare con il genitore più 'acquatico'.
    Qualunque pediatra, o quasi, è pronto a consigliare un 'corso di acquaticità' o di nuoto ai bambini. Piscine pubbliche e private traboccano di offerte di corsi per bimbi di ogni età.
    Ma quando è bene cominciare e come scegliere il corso giusto? "I bambini possono entrare teoricamente in acqua già pochi giorni dopo la nascita - dice Paola Carrara, idrochinesiologa e responsabile del centro Inacqua di Novate Milanese, un centro noto per l'approccio 'dolce' - Ma di solito chi decide di avviare i neonati a questa pratica lo fa al compimento del secondo o terzo mese di vita".
    "L'attività in piscina con i neonati è definita idrochinesiologia, cioè movimento in acqua - precisa Carrara. - Noi preferiamo non introdurre il concetto di nuoto fino all'età scolare e dopo i tre anni passiamo dall'idrochinesiologia ai corsi di acquaticità".
    Perché iscriversi a un corso? I corsi neonatali sono un'esperienza bellissima sia per il genitore sia per il bambino. L'ambiente acquatico infatti richiama nel neonato l'utero materno, il cui ricordo nei primi mesi di vita è certo molto vivo. Si tratta per lui di una regressione tranquillizzante, che nel contempo lo mette in grande intimità con il genitore che lo accompagna in acqua, cullandolo fra le braccia. Leggi anche Come nasce l'amore materno?
    "L'acqua favorisce una vicinanza fisica istintiva e sensuale, nel senso che coinvolge molti sensi - spiega Carrara - e di frequente le mamme riescono in piscina a liberarsi di molte ansie naturali, tipiche dei primi mesi di maternità".
    Non è detto però che in vasca con il cucciolo debba per forza entrare la mamma. "Sebbene, nei primi mesi di vita il rapporto con la madre è molto esclusivo, anche i papà possono benissimo entrare con i figli in piscina". Anzi, se la mamma è poco “acquatica” a differenza del papà, è preferibile che sia quest'ultimo a immergersi, così da evitare di trasmettere ansia al bambino. E in ogni caso è bene che una volta fatta la scelta ci sia continuità, in modo da dare al neonato un punto di riferimento preciso.
    In acqua i bambini scoprono un mondo nuovo, e nel contempo hanno la possibilità di fare esperienze motorie utilissime anche nella vita di tutti i giorni. In molti corsi, per esempio, si sfruttano tappeti galleggianti di varie misure e spessori per permettere al bimbo di sperimentarsi in condizioni di appoggio o di instabilità variabili.
    "Nei primi mesi usiamo tappeti spessi su cui il bimbo si sdraia a pancia in giù, vicino al bordo, godendo del sostentamento stabile a pelo d'acqua e giocando con piccoli oggetti - dice Carrara. - Nei mesi successivi i tappeti si fanno via via più sottili e instabili e il bambino gattonando impara a gestire l'equilibrio e ad entrare in acqua quando, troppo vicino al bordo del tappeto, questo cede sotto il suo peso".

     
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    I Bimbi e L'acqua!!

    Bambini: addio paura dell'acqua!


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    Mantenere da subito la familiarità con l'acqua è il modo migliore per fare di loro dei pesciolini: per questo i bambini devono iniziare a nuotare già da piccoli


    Se ci si pensa, per un neonato l'ambiente acquatico dovrebbe essere molto più familiare della vita "all'asciutto": è nel liquido amniotico che ha trascorso nove mesi di vita intrauterina, è qui che ha sviluppato i suoi sensi e si è esercitato nei primi movimenti. Non stupisce, quindi, che i bambini appena nati abbiano con l' acqua una confidenza assoluta. E vadano in apnea senza timori. Compito dei genitori è solo aiutarli a mantenere questa confidenza con l' acqua, fin dalle prime esperienze: in piscina come a casa.

    Mettilo presto in acqua: già a 3 mesi in piscina


    "Quando più precoce è il contatto con l' acqua tanto più si riduce il rischio che il bambino sviluppi la paura: in pratica, prima incomincia, meglio è" spiega Carlo Bonfanti, pediatra e neonatologo. "Certo, un corso di acquaticità per piccolissimi non serve per ‘imparare a nuotare', ma può invece essere utilissimo per acquisire un'ottima confidenza con l'ambiente liquido in modo da non farsi spaventare in seguito da schizzi, immersioni o ‘bevute' impreviste". Si può incominciare già a partire dai tre mesi di età, quando ancora il bambino non ha paura di immergersi, così da permettergli di abituarsi rapidamente. Mamma o papà sorreggono il piccolo durante l'immersione stabilendo un contatto di profonda intimità.

    Le prime prove con il bagnetto

    I primi contatti del bambino con l' acqua si svolgono al momento del bagnetto: è qui che vengono gettate le basi per un buon rapporto del bebè con l'ambiente liquido.

    1. La temperatura dell'acqua è importantissima: possono bastare pochi gradi in più o in meno per provocargli un rifiuto che può "riemergere" nel tempo.

    2. Schizzi o rivoletti di sapone possono irritare gli occhi, facendogli collegare il ricordo del bagnetto a una sensazione dolorosa o comunque non così piacevole.

    3. Mostrati sicura e rilassata, facendo sentire la tua presenza rassicurante e sostenendo il bambino saldamente, ma senza tensione.

    4. Parla, canta, gioca durante il bagnetto: questo confermerà nel bambino l'idea che si tratta di un momento normale, anzi di più: piacevole, rilassante e divertente.

    Incoraggialo con delicatezza


    Insistere troppo o addirittura spingere fisicamente il bambino nell' acqua non può che provocare la reazione opposta. Tantomeno bisogna cercare di far leva sul suo senso di orgoglio o di emulazione ("guarda tutti gli altri bambini come si divertono!"): si rischierebbe solo di colpevolizzarlo inutilmente.

    Procedere con gradualità

    Se il bambino si mostra molto spaventato, è bene proporre un avvicinamento progressivo e rassicurante: all'inizio ci si può limitare a sedersi sul bagnasciuga o sul bordo della piscina, distraendo il bambino con giochi o racconti e proponendogli poi, poco alla volta, di immergere i piedi o le mani.

    Bagnargli le mani

    La prima cosa da fare è abituare il bambino a sentire l' acqua sulle mani (una zona molto sensibile, perché ricca di terminazioni nervose). Quindi, partendo da una condizione in cui lui si sente sicuro, al mare, dove tocca, proviamo a mettergli le mani dentro l' acqua. Per stimolarlo, facciamolo pasticciare un po' con l' acqua. Questo passaggio è fondamentale.

    Evitare schizzi e scherzi

    Anche se possono sembrare innocui, giochi troppo esuberanti possono scatenare ulteriore paura nel bambino già spaventato.

    Iniziare in ambiti "racchiusi"


    Molte volte a provocare la sensazione di paura non è solo l' acqua in sé, ma anche il disorientamento creato da un eccessivo spazio intorno, soprattutto al mare, con le onde. Per questo può essere utile incominciare a fargli prendere confidenza con l' acqua usando per esempio una piccola piscina gonfiabile, che può fornire al bambino l'impressione di tenere le cose "sotto controllo". Poi si può passare a una piscina vera e propria e infine provare con il mare.

    La paura dell'acqua arriva dopo l'anno di vita, ma poi scompare

    Se è vero che l'affinità con l'elemento liquido è innata nel neonato, è altrettanto vero che non è sempre così per tutti. Ogni bambino è un caso a sé: dai "pesciolini" che passerebbero la vita a sguazzare a chi già a pochi mesi di età inizia a rifiutare il contatto con l' acqua. Un rifiuto che a volte rende difficile non solo godersi appieno un soggiorno al mare, ma addirittura eseguire normali pratiche quotidiane come quelle del bagnetto o della doccia. Di norma, questo tipo di paura incomincia a manifestarsi solo dopo il primo anno di vita, si fa più frequente con la crescita (intorno ai 6/7 anni è la fase più delicata) per poi venire piano piano superata verso i 12 anni, con l'inizio dell'adolescenza.

    Spesso non c'è una causa

    La paura dell' acqua, quasi certamente è una reazione legata a un'esperienza traumatica vissuta dal bebè: esperienza che, sul momento, può anche passare inosservata (può bastare uno schizzo fastidioso o una piccola sorsata ingerita inaspettatamente), ma che può ingenerare nel bambino una forma di rifiuto e di chiusura. A volte invece non c'è una causa precisa. Ciascun bambino ha i suoi ritmi e i suoi tempi che vanno rispettati. L'anima è imprevedibile: oggi teme l' acqua, domani magari diventerà un pesciolino. Per questo è importante non drammatizzare, tenendo presente che qualsiasi forzatura eccessiva non può che irrigidire il bambino sulle sue posizioni. Anche perché quasi sempre il problema si risolve spontaneamente con il tempo. Basta aspettare e avere pazienza!

    www.riza.it/

     
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    Il tuo bimbo ha paura dell’acqua?


    Perché si diverta al mare o in piscina, è importante mostrarsi sicuri e non forzare i suoi tempi


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    Spiace doverlo ammettere, ma spesso la paura dell’acqua viene trasmessa proprio dai genitori, anche se non ne sono consapevoli. Difficilmente i bambini molto piccoli nutrono avversione per l’acqua. Anzi, la riconoscono come elemento piacevole e familiare poiché hanno vissuto nel liquido amniotico nella fase prenatale.
    Eppure per molti il primo approccio può diventare fonte di timori. Cosa fare allora per evitarlo?

    Insieme a un genitore

    Papà e mamma potranno decidere chi dei due è più adatto ad accompagnare il bimbo nella sua prima avventura acquatica. Se la mamma per esempio non ha familiarità con l’acqua oppure è di carattere ansioso, le sue ansie e paure verranno percepite immediatamente dal bambino che tenderà a sviluppare un atteggiamento negativo e a rifiutare il contatto con l’acqua, sia il mare sia in piscina. Invece il genitore che si sente più sicuro può affiancare fin dai primi mesi di vita il piccolo aiutandolo a familiarizzare con l’acqua attraverso il gioco. È importante procedere con gradualità rispettando i tempi del bambino.

    Un bagnetto rassicurante
    Un’ottima idea per i più piccoli è di immergerli in una piccola vasca gonfiabile ( l’acqua così sarà leggermente riscaldata dal sole) dalla quale poi lentamente il bimbo si trasferirà in mare, magari portando con se i suoi giochini. Oppure, farlo sedere sul bagnasciuga, invitandolo a prendere una delle sue paperette o il secchiello, spostati man mano verso l’acqua. E poi una volta in acqua via libera a braccioli e ciambelle. Il gioco sarà quello di “sgonfiare” il salvagente con gradualità, decidendo i tempi con il bambino. Accorgimenti semplici ma che in genere funzionano.

    fonte:http://www.piusanipiubelli.it/

     
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    Perché l'acqua è importante per i bambini

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    L’acqua è la bevanda ideale per il bambino. La pediatra ci spiega perché è così importante e quanta acqua deve bere un bambino

    Importanza dell'acqua per i bambini
    L’acqua è vita perché il nostro metabolismo è attivo grazie alle sostanze disciolte nell’acqua: l’acqua costituisce l’80% del peso corporeo nel neonato, e il 60% circa nell’adulto. Se è vero che nel corpo del bambino c’è più acqua che in quello dell’adulto, questo non lo protegge dalle perdite improvvise nella prima età della vita, perché in questo periodo ha un ricambio dell’acqua cinque volte più rapido di quello dell’adulto ed una riserva di acqua immediatamente utilizzabile proporzionalmente più scarsa.

    Un bimbo di pochi mesi e di 7 kg richiede un litro di acqua al giorno, mentre un adulto di 70 kg in media 2 litri/die. Quando un bambino piccolo ha una malattia che porta a perdite di liquidi, es. vomito e/o diarrea, se non viene rifornito di acqua può correre pericolo di vita. Il bambino deve bere regolarmente ogni volta che ha sete e deve bere di più nei periodi caldi, durante l’estate, e negli ambienti riscaldati, come a scuola, e quando fa sport.



    Cosa dare da bere ai bimbi: acqua fresca o a temperatura ambiente?


    Quando ha sete deve bere acqua e non bevande dolci o succhi di frutta, di per sé gradevoli, ma sorgente di calorie per cui, mentre dissetano, fanno ingrassare e diseducano il bambino a masticare…, ma nemmeno latte, che essendo un alimento serve per mangiare, non per togliere la sete, anche se il bambino lo cerca volentieri perché fresco, per il suo sapore, per il suo colore, per i ricordi che in lui suscita. L’acqua è la bevanda ideale per il bambino: è praticamente insapore e questo impedisce che venga bevuta per golosità, non altera il sapore dei cibi, non ingrassa se bevuta anche in eccesso, perché rapidamente eliminata con le urine.

    L’acqua agisce su tutto il nostro organismo:


    agisce da solvente per la maggior parte dei nutrienti (minerali, vitamine idrosolubili, aminoacidi, glucosio, ecc.), svolgendo un ruolo essenziale nella digestione, nell’assorbimento, nel trasporto e nell’utilizzazione degli stessi nutrienti;
    garantisce la giusta consistenza del contenuto intestinale;
    è il mezzo attraverso il quale l’organismo elimina le scorie metaboliche;
    mantiene elastiche e compatte la pelle e le mucose;
    è indispensabile per la regolazione della temperatura corporea;
    l’acqua agisce come lubrificante e ha funzioni di ammortizzatore nelle articolazioni e nei tessuti; inoltre una idratazione adeguata:
    garantisce una maggiore attenzione a scuola (basta una riduzione dell’1-2% dell’acqua corporea per ridurre del 10% la concentrazione durante lo studio); le cause della disidratazione possono essere lo stress psicologico e quello determinato dall’ambiente, che sottraggono acqua alle cellule.
    Ricordiamo che anche succhi e bibite industriali, prodotti che contengono caffeina, computer e televisore, agiscono disidratando e sottraendo umidità al corpo. Dunque bere acqua aiuta il cervello a memorizzare, a richiamare informazioni e attiva la comunicazione elettrochimica tra il cervello e il sistema nervoso. Un rifornimento idrico sufficiente migliora tutte le abilità necessarie all’apprendimento, quindi è molto importante prima degli esami o in situazioni stressanti previste.

    Il tuo bimbo beve abbastanza?


    Bere acqua migliora la concentrazione, aumenta la capacità di muoversi e di partecipare alle cose, migliora la coordinazione mentale e fisica e diminuisce lo stress;

    contrasta l’aumento del rischio di patologie proprie della disidratazione come calcoli renali o alla colecisti, cistiti ricorrenti, mal di testa, eccetera;
    previene stati di costipazione e stitichezza contribuendo a formare feci più voluminose e morbide;
    aiuta il controllo del peso, bere meno acqua è, infatti, correlato a obesità e a un maggior introito calorico probabilmente anche per la sostituzione con bevande gassate (che fanno ingrassare e idratano molto meno);
    è di fondamentale utilità nella performance ginnica, infatti, una leggera disidratazione riduce l’energia e le capacità motorie fino al 25%.
    I Pediatri raccomandano di far bere i bambini, specie durante la stagione calda, mezz’ora prima dell’attività fisica e ogni 20 minuti durante la pratica, anche se non lamentano sete. Secondo i LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia, della Società Italiana di Nutrizione Umana, questi sono i quantitativi necessari a soddisfare i fabbisogni di bambini e adolescenti, anche se va considerato che una parte di acqua si trova anche nei cibi che mangiamo:

    Bambini tra 1-3 anni : necessitano di 1.200 ml di acqua al giorno
    Bambini tra i 4-6 anni: 1.400 ml di acqua al giorno
    7-10 anni: 1.800 ml di acqua al giorno
    Maschi tra gli 11-14 anni: 2.000 ml al giorno
    Maschi tra i 15-17 anni: 2.500 al giorno
    Femmine tra gli 11-14 anni: 1.900 ml al giorno
    Femmine tra 15-17: 2.000 ml al giorno

    fonte:http://www.pianetamamma.it/

     
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    Acquaticità neonati

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    E’ risaputo che i neonati hanno una straordinaria confidenza con l’acqua. Vediamo allora in cosa consistono e a cosa servono i corsi in piscina per i più piccoli.


    Vedere un bimbo di pochi mesi stare a suo agio e divertito immerso in acqua è una delle immagini più belle. E’ ormai noto che i neonati hanno una jpgnaturale confidenza con l’acqua, non la temono e sanno muoversi spontaneamente, probabilmente perché hanno il ricordo del tempo passato nella pancia della mamma a “galleggiare”. Può essere interessante allora sfruttare da subito questa spontanea tendenza del neonato e organizzarsi per fare insieme un corso di acquaticità in piscina.
    Sono corsi proposti dalle piscine, comunali o private, di molte città. Viene messo a disposizione un membro dello staff che guida i genitori e i loro pargoli attraverso la conoscenza dell’ambiente acquatico e, in modo graduale, alla confidenza con esso. Nonostante, come abbiamo detto, ci sia una spiccata predisposizione dei più piccoli per lo stare in acqua, non bisogna però pensare che basti farli tuffare e il gioco è fatto: come in ogni ambito, il modo più corretto è procedere per gradi.


    Ecco i passaggi principali a grandi linee:

    Corsi acquaticità neonati0-4 mesi -> I genitori devono iniziare a verificare se i piccoli apprezzano stare in acqua, durante il bagnetto serale. Non forzare mai la mano, ma permettere loro di sentirsi a proprio agio e non lasciarli ovviamente mai da soli. La temperatura dell’acqua deve essere calda, intorno ai 36°.
    jpg4-6 mesi -> Generalmente parte da questa età il primo ingresso in piscina, poiché i bambini avranno sviluppato la capacità di adattarsi a temperature dell’acqua anche un po’ inferiori ai 36°. Se quindi i bambini hanno dimostrato di gradire l’ambiente acquatico, si può provare a portarli in qualche centro che offre corsi specifici per neonati. Qui i genitori si immergeranno con i bimbi in acqua e, guidati da un esperto, cominceranno la prima fase di ambientamento, in cui i piccoli sono solitamente messi su un tappetino galleggiante, per far loro scoprire il nuovo modo in tutta sicurezza.
    Corsi acquaticità neonati7-12 mesi-> Quella che segue è la seconda fase di galleggiamento: tolto l’ausilio galleggiante, i bimbi verranno messi in acqua e dapprima tenuti dai genitori, poi impareranno a muovere gambe e braccia autonomamente per rimanere a galla. Segue quindi la terza fase di immersione, in cui i piccoli impareranno a stare sott’acqua per brevi istanti. Generalmente non serve insegnare loro il concetto di apnea e respirazione, perché è proprio quello che faranno istintivamente.
    12-18 mesi -> Di norma l’assenza di paure e timori che caratterizza i primi mesi di vita, appare intorno ai 12 mesi. Se quindi si presenterà una sorta di paura dell’acqua, non stupitevi, ma seguite l’istruttore che farà giocare i bimbi con salvagenti o galleggianti e prediligerà attività vicine al bordo della vasca.
    Benefici dell’attività in acqua
    Il bambino imparerà a muoversi autonomamente in un ambiente privo dei molti pericoli esterni e quindi acquisterà maggiore fiducia in se stesso e nelle sue capacità.
    jpgInoltre i bimbi in acqua non stanno mai fermi ma, incuriosendosi e sentendosi liberi, girano da una parte e dall’altra, agitano gambe e braccia, spruzzano, guardano ovunque e sperimentano questa nuova realtà giocando. Questo moto continuo è molto benefico a vari livelli:
    livello muscolare, poiché tonifica
    livello posturale, poiché permette ai bimbi di acquisire diverse posizioni, ancora impossibili all’asciutto
    livello scheletrico, poiché rafforza l’intera struttura ossea
    livello cardiorespiratorio, poiché accelera i battiti cardiaci e mette in moto respiro e circolazione
    Il contatto pelle a pelle tra genitori e bimbi, condividendo un momento di gioco e allegria, ne rafforza l’unione, la fiducia e la complicità. E il fatto che ci siano altri bambini e si debbano seguire basilari regole insegna loro le basi del socializzare e dello stare con altri in modo corretto ed educato.
    Infine, cosa non da poco, questa attività permette loro di stancarsi in un modo buono, quindi di fare delle lunghe e sane dormite.
    Come scegliere
    jpgCorsi acquaticità neonatiSe prendete in considerazione un corso di acquaticità per i vostri figli, scegliete ovviamente il meglio e non accontentatevi.
    L’istruttore deve essere una persona qualificata, che sappia trattare con i bambini e che abbia competenze specifiche in merito alla disciplina del nuoto e di corsi di questo genere.
    La struttura deve essere pulita, calda e accogliente. La pelle dei piccoli è molto delicata e soggetta ad irritazioni, inoltre la loro capacità di termoregolazione interna non è ancora sviluppata al massimo, bisognerà quindi asciugarli con cura e stare attenti agli sbalzi di temperatura. Infine, se la vasca è piena di oggetti colorati e stimolanti, sarà un piacere per i bimbi immergersi in questo mondo quasi magico ai loro occhi.
    Ci sono strutture che permettono delle lezioni di prova, prima dell’iscrizione. Se così è approfittate della possibilità offerta, per verificare che il corso piaccia al bimbo. Se il genitore trasmette entusiasmo e sicurezza dell’acqua è facile che anche il piccolo sia felice dell’attività, ma seguite comunque le sue preferenze.
    Da ultimo un suggerimento: seguite i vostri bambini passo per passo esortandoli sempre e regalando loro dei gran bei sorrisi. Non rimanete delusi se non li vedete subito muoversi in acqua perfettamente, è qualcosa che devono imparare e deve essere soprattutto fonte di gioco e soddisfazione per loro, quindi siate sempre i loro più grandi sostenitori!

    fonte:http://www.amando.it/

     
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    Neonati al mare: ecco come abituarli all’acqua

    bimbo-al-mare

    Per un neonato l’ambiente acquatico dovrebbe essere molto più familiare della vita “all’asciutto”: è nel liquido amniotico che ha trascorso nove mesi di vita, è qui che ha sviluppato i suoi sensi e si è esercitato nei primi movimenti. Non stupisce, quindi, che i bambini appena nati abbiano con l’ acqua una confidenza assoluta. E vadano in apnea senza timori. Compito dei genitori è solo aiutarli a mantenere questa confidenza con l’ acqua, fin dalle prime esperienze: in piscina come a casa e in questo periodo anche al mare.
    Oggi il nostro esperto Antonio Acampora, allenatore di nuoto e personal trainer presso la palestra Skorpion di Milano, indica quelli che sono i comportamenti generali da tenere per i primi approcci di bimbi sotto l’anno di età con l’acqua di mare.
    In modo tale da non traumatizzare i piccoli, soprattutto se non abituati al contatto con l’acqua.

    È meglio evitare di immergere direttamente il piccolo nell’acqua del mare. Per i primi giorni meglio utilizzare una piscina gonfiabile e dei piccoli pupazzetti morbidi per il mare. Fatto questo posiziona la piscina sulla spiaggia e riempila d’acqua. Se l’acqua è troppo fredda, lasciala riscaldare qualche minuto al sole.
    I bambini molto piccoli non dovrebbero fare il bagno prima delle cinque del pomeriggio, per evitare che l’impatto con l’acqua eccessivamente fredda possa traumatizzarli.
    L’acqua di mare, può risultare sgradevole agli inizi, provocare arrossamenti agli occhi e piccoli conati di vomito. Nei primi giorni utilizzare i momenti sul bagnasciuga per farli ambientare o effettuare qualche gita sul canotto con mamma e papà per favorire il contatto fisico con la superficie acquatica.
    L’utilizzo di mute o magliette in lycra è molto efficace per gestire al meglio gli sbalzi di temperatura tra la spiaggia e l’acqua del mare.
    Per abituarlo all’impatto con l’acqua salata è consigliabile lasciarlo giocare sul bagnasciuga, facendogli battere le manine e i piedini sull’acqua in modo che gli schizzi gli arrivino in faccia e in bocca
    Dopo il bagno, che non dovrebbe durare più di una ventina di minuti, al bambino va dato immediatamente da bere. Perché l’acqua di mare tende a disidratare la pelle.
    Una volta uscito dall’acqua, il bambino va asciugato e gli va applicata immediatamente una crema protettiva.
    Per evitare problemi, asciugare molto bene le orecchie del bimbo facendo uscire tutta l’acqua.
    Dopo qualche giorno procurati un salvagente con mutandina protettiva, inserisci il bambino e prova ad immergerlo con te nell’acqua del mare. Fai questa operazione lentamente finché ti accorgerai che a lui piace. Evita comunque le ore più calde e bagna la testa del piccolo.


    COME TENERE IL BAMBINO IN ACQUA

    Quando ci sentiremo abbastanza sicuri e il nostro bambino avrà preso sufficiente confidenza con l’ambiente, possiamo immergerci insieme a lui. È consigliabile iniziare con dei piccoli piegamenti nell’acqua bassa per cercare di far vincere al bambino la paura di mettere la testa sotto l’acqua. Poi si prova a far salire le gambe, facendo scendere le spalle il più possibile sotto l’acqua. A questo punto il genitore può far appoggiare le mani del bambino sulle proprie spalle, e mantenendogli il busto può aiutarlo a scendere sott’acqua con le spalle e a distendere le gambe. In questo modo il bambino si sentirà sicuro inizierà a sbattere le gambe e, a mano a mano che acquisterà fiducia, anche le braccia. Oppure si possono tenere le mani sotto vicino al torace e lasciandolo libero di muovere e scalciare con le gambe. Spieghiamo al nostro bambino che in acqua è necessario muovere gambe e braccia per sostenersi e rimanere a galla. Aspettiamo che il bimbo ci chieda di nuotare da solo, di sua iniziativa, di essere “lasciato”, per provare da solo a stare a galla. Rimaniamo vicini a lui, rassicurandolo e incoraggiandolo. I primi movimenti saranno scoordinati e confusi ma, lentamente, il bambino prenderà fiducia e sicurezza. Una volta imparato a stare a galla e a trattenere il respiro per fare piccole immersioni, un paio di braccioli potranno essere molto utili per insegnare i movimenti in maniera fluida e coordinata, e per far sì che il nuoto continui ad essere un piacevole gioco senza diventare faticoso.



    BRACCIOLI E SALVAGENTI PER MARE E PISCINA


    In base alle competenze acquisite dal bambino si sceglie l’ausilio più idoneo, al fine di consentirne un corretto sviluppo dal punto di vista motorio e cognitivo. Se i braccioli vengono infatti usati in modo indiscriminato, limitano lo sviluppo naturale e la propensione all’esplorazione del mondo acquatico da parte del bambino. Se il bimbo manifesta un buon movimento delle gambe, apprezzerà l’utilizzo della ciambella, sempre in presenza di un adulto. All’aumentare del movimento delle gambe del bambino, si potrà effettuare un progressivo sgonfiamento della ciambella per favorire il processo di autonomia in acqua che il bimbo sta sperimentando. Si può utilizzare un canotto per aiutare i bambini a prendere confidenza con l’acqua. Il canotto può anche essere utilizzato come mezzo di trasporto di uno o più bambini. I braccioli sono da considerarsi indispensabili nel momento in cui il genitore, desideroso di rilassarsi, voglia non correre rischi in prossimità del bordo vasca in piscina. L’attenzione in questi luoghi non è mai esagerata e quindi una protezione in più, risulta essere indispensabile. Meglio non utilizzare ciambelle dotate d’imbragature: oltre che pericolose, non consentono lo sviluppo della pedalata. Anche l’utilizzo di tutine con galleggianti non sono raccomandabili perché falsano il galleggiamento e non permettono al bambino di sperimentare sbilanciamenti e squilibri, che si configurano come molto istruttivi.





    Silvia Trevaini

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    12 cose che i bambini devono fare durante l'estate



    Liberta-estateEstate, per un bambino, significa, soprattutto, libertà. Libertà dalla scuola, dagli impegni del pomeriggio, libertà di correre e giocare all'aria aperta. Di trasgredire, di quando in quando alle regole date. Ecco un elenco di 10 cose che, secondo noi, i piccoli dovrebbero sperimentare in questi mesi estivi.
    di Alessia Altavilla
    L’estate è o dovrebbe essere un momento di libertà per i bambini, costretti durante l’anno ad accettare ritmi spesso stressanti, regole restrittive, impegni gravosi.
    Consentire loro di trasgredire rispetto alla routine e alle norme imposte di inverno, lasciare che per una volta scoprano il mondo partendo dai loro presupposti e non dai nostri, allentare le briglie per accorgersi cosa significa, veramente, dare libero sfogo alla fantasia e per comprendere che in fondo, dei propri figli, ci si può fidare, può essere una lezione istruttiva per tutti, grandi e piccini.

    Ecco, dunque, 10 cose che i piccoli possono fare quest’estate che solo apparentemente compromettono la loro salute, la loro educazione, il controllo che i genitori esercitano su di loro.
    Mangiare una fetta gigante di anguria a morsi lasciandosi colare il succo su tutto il corpo, la faccia, le braccia, le mani… per poi lavarsi con un bel tuffo in mare. Sputare i semini giocando al gioco “centra il bersaglio!”
    Giocare con le onde e i cavalloni giganti immaginando di essere su una spiaggia della California.
    Oziare in un cortile o giardino assolato alle due del pomeriggio leccando un gelato quasi completamente squagliato.
    Fare una scorpacciata di frutti di bosco raccolti camminando in montagna e tornare a casa con il mal di pancia.
    Costruire la più grande pista di biglie che si sia mai vista e organizzare una sfida che dura per tutto il pomeriggio.
    Il 15 agosto fare il bagno di notte, tremando di freddo all’uscita dall’acqua ma ridendo come matti per l’esperienza vissuta.
    Organizzare un mercatino di giocattoli, libri e figurine usati sul lungomare e usare i soldi guadagnati per comprarsi un gelato o un pezzo di pizza.
    Ascoltare un cantastorie che racconta una fiaba in piazza per scoprire che ipad e tablet non sono gli unici detentori del copyright sulle favole.
    Trovare una conchiglia sulla spiaggia e rimanere per ora seduti ad ascoltare “il mare” che parla all’interno.
    Dormire almeno una notte in tenda insieme al fratello/sorella o all’amico/amica del cuore. Ridendo come matti dentro al sacco a pelo e giocando a proiettare le ombre con una torcia sulla superficie della tenda.
    Attraversare gli spruzzi d’acqua provocati da un innaffiatoio da giardino. Fare il bagno in una fontana cittadina.
    Usare un girasole di campo come metro per calcolare la propria altezza.

    fonte:http://www.bambinopoli.it/

     
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    Acquaticità neonatale: a cosa serve, i benefici e gli esercizi

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    A cosa serve l'acquaticità neonatale, quali sono i benefici e i migliori esercizi per i bambini molto piccoli? I corsi di acquaticità neonatale sono sempre più diffusi, organizzati sia da piscine private che pubbliche, e i benefici per i bimbi sono innumerevoli visto che oltre ad aiutarli a prendere confidenza con l'acqua, favoriscono lo sviluppo psico-fisico.
    da Laura De Rosa, il 12 Luglio 2017 alle 14:52


    A cosa serve l’acquaticità neonatale? Quali sono i benefici e gli esercizi da fare? I neonati si sentono solitamente a proprio agio nell’acqua probabilmente perché è un ambiente con cui hanno confidenza visto che rimangono immersi per 9 mesi nella pancia della mamma, galleggiando. I corsi di acquaticità per neonati sfruttano questa tendenza naturale del piccolo aiutandolo già in tenerissima età a stare in acqua. Vengono proposti da varie strutture, sia piscine comunali che private. Cerchiamo di scoprire a cosa serve portare il neonato in piscina, i benefici e gli esercizi.

    A cosa serve
    Come premesso, portare i neonati in piscina a fare corsi di acquaticità li aiuta a conoscere l’ambiente acquatico in modo graduale, sfruttando la sua predisposizione per lo stare in acqua. Ovviamente il processo non va forzato ma bisogna seguire alcuni step seguendo le indicazioni dei professionisti che fanno i corsi.

    Ma i benefici non si esauriscono qui perché il movimento in acqua aiuta anche la crescita e lo sviluppo psico-fisico del neonato, la manualità, la mobilità e l’equilibrio.

    Nuoto neonatale: a quanti mesi
    Esistono vari corsi di formazione indicati per bambini di diverse età. Da quelli per neonati dai 0 ai 4 mesi, a quelli per bimbi da 4 a 6 mesi, fase durante la quale il neonato è capace di adattarsi a temperature dell’acqua leggermente inferiori ai 36 gradi. Per passare poi ai corsi di acquaticità per neonati dai 7 ai 12 mesi e a quelli dai 12 ai 18 mesi.

    Acquaticità neonatale: esercizi
    Nei corsi per bambini al di sotto dei 4 mesi si aiutano i bambini a galleggiare su un tappetino, prendendo confidenza graduale con l’acqua.

    Gli esercizi di acquaticità neonatale cambiano con l’età: nei bambini dai 7 mesi in avanti il galleggiante viene progressivamente eliminato. I bambini vengono messi in acqua con il sostegno dei genitori, in modo da insegnare loro a muovere gambe e braccia in modo autonomo, rimanendo a galla. In una terza fase di immersione i neonati imparano a stare sott’acqua per qualche secondo.

    Un esercizio tipico che viene proposto ai neonati è quello che prevede l’utilizzo di un giocattolo per indurre il piccolo a tuffarsi. Il genitore o l’insegnante tiene il bambino seduto, un altro adulto di fronte lo recupera subito dopo l’immersione.

    Acquaticità neonatale: benefici
    I benefici sono molteplici:

    Il bambino impara a muoversi in modo autonomo in acqua rafforzando indirettamente la fiducia nelle proprie capacità.
    Il continuo movimento dei bambini in acqua favorisce lo sviluppo muscolare andando a tonificare tutto il corpo. Questi movimenti aiutano anche la postura, rafforzano la struttura ossea, accelerano i battiti cardiaci mettendo in moto respiro e circolazione.
    I bambini durante questi corsi hanno la possibilità di stare a stretto contatto con il genitore, favorendo l’unione e la complicità.
    Altro aspetto importante la possibilità di interagire, o perlomeno vedere, altri bimbi, a tutto beneficio della futura socializzazione.
    Infine l’acquaticità neonatale stimola l’appetito dei bimbi e favorisce il rilassamento.

    fonte:http://mamma.pourfemme.it

     
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8 replies since 7/1/2016, 18:46   367 views
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