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Sanremo 2020, la presenza di Junior Cally diventa un caso politico. Foa: “Eticamente inaccettabile. Mi auguro che Amadeus intervenga”

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    Sanremo 2020, la presenza di Junior Cally diventa un caso politico. Foa: “Eticamente inaccettabile. Mi auguro che Amadeus intervenga”


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    Dure le reazioni del mondo politico sulla presenza del rapper all'Ariston. E la replica dell'ufficio stampa dell'artista non si è fatta attendere: “E' evidente - replica il management del rapper - che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c'entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”


    DA fb...




    QUESTO NON È SANREMO: È SANSCHIFO.
    Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna.
    Il "cantante" Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno. Come donna prima di tutto e come politico denuncio con rabbia questo scempio, è un’offesa a tutte le donne, uno schiaffo alle famiglie delle vittime di femminicidio. Uno che canta “l'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera” mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione.



    Sanremo, scoppia il caso Junior Cally. La Borgonzoni contro il rapper anti-Salvini: "Questo è Sanschifo"


    Un altro caso politico travolge il Festival di Sanremo. Junior Cally, il rapper mascherato, presenterà sul palco dell'Ariston il brano No grazie, preannunciato manifesto anti-populista e anti-sovranista, e il riferimento a "razzismo e mojito" è uno schiaffo bello e buono a Matteo Salvini, vero bersaglio della reprimenda dell'artista. Ora però dal suo recente passato spunta una pagina piuttosto imbarazzante. Sì, perché il futuro paladino del politicamente corretto e del buonismo progressista nel 2017 cantava nel brano Strega, ispirata al femminicidio, versi crudi come questi: "Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tr*** / L'ho ammazzata".




    Lui ora si difende ("Il rap è finzione, non è il mio pensiero"), ma il confine tra l'arte e l'occhiolino strizzato ai più giovani è molto labile. E Lucia Borgonzoni, candidata della Lega in Emilia Romagna, lo travolge: "Questo non è Sanremo , è Sanschifo", scrive su Facebook, condividendo le immagini sconcertanti di quel video e parlando di "uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna". "Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional-popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno", accusa ancora la Borgonzoni. Quella, conclude, "non è arte. È schifo, violenza, aberrazione".
     
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