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Parafrasi "L'Ira di Achille", di Omero

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    Parafrasi "L'Ira di Achille", di Omero


    PARAFRASI


    Ispirami o Dea, la rabbia di Achille figlio di Peleo, rovinosa, che molti dolori portò agli Achei, buttò in preda al regno dei morti molte giovani vite di eroi, le diede in pasto ai cani, a tutti gli uccelli, da quando si divisero Agamennone figlio d'Atreo signore d'eroi, e Achille glorioso; la decisione di Zeus si realizzava.
    Ma chi fra gli dèi li fece litgare?
    Il figlio di Zeus e Latona ; egli arrabbiato col re, fece nascere cattiva peste nel campo, la gente moriva, perchè Agamennone Crise il sacerdote trattò male, costui venne alle veloci navi degli Achei per liberare la figlia riscattandola con infiniti soldi, avendo fra le mani i segni di Apollo e pregando tutti gli Achei, ma soprattutto Agamennone e Menelao, capi d'esercito: <<atridi e voi tutti Achei protetti da scudi robusti, a voi dicon gli dèi di abbattere le città di Priamo e di tornare in patria, e voi liberate mia figlia, accettate i soldi, venerado il figlio di Zeus, Apollo.>>
    Allora tutti gli Achei furono d'accordo che fosse onorato Crise e accolti i soldi. Ma al figlio Atreo non piaceva e lo cacciò in malo modo
     
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    L'ira di Achille: parafrasi

    Parafrasi pagina 53 - 54
    L'ira di Achille


    O Calliope canta l'ira dell' impetuoso e valoroso guerriero Achille che agli Achei inflisse punizioni infinite, le gloriose vite getto nel regno dei morti e ne fece il bottino dei cani e di tutti gli uccelli.
    La decisione di Zeus si stava realizzando da cui si divisero scontrandosi il signore degli eroi Agamennone e il glorioso Achille
    Chi degli Dei li fece entrare in conflitto?
    Apollo, infuriato con il re, fece crescere sul campo una micidiale pestilenza, e la gente moriva perché Agamennone trattò malamente il sacerdote di Apollo.
    Per liberare la figlia, Crise venne alle veloci navi degli Achei, avendo tra le mani bende e le saette d'oro per riscattare sua figlia, e pregava tutti gli Achei, ma soprattutto i due comandanti dell'esercito:
    "Agamennone e Menelao, e voi tutti, Achei con armature robuste difendenti lo stinco, a voi diano gli dei che abitano il Monte Olimpo, il potere di abbattere la città di Priamo, tornando vivi in patria; e voi accettando il riscatto, liberate mia figlia venerando Apollo, figlio di Zeus. "
    Allora tutti gli altri Achei manifestarono il loro consenso, onorando il sacerdote per il ricco riscatto.
    Ma il sacerdote fu malamente cacciato, per volontà del figlio di Agamennone, Atreo, che non contento dell'offerta che gli era stata posta, rispose brutalmente:
    mai ti incontrerò sulle tue navi a indugiare se tornare in futuro e spero che tu sia colto dalla morte.
    Io non la libererò, diventerà vecchia lontano dalla patria, nella mia casa nell'Argòlide, lavorando al telaio e accorrendomi nel letto.
    Ma vattene, non mi faccia infuriare, se vuole partire sano e salvo.
    Il vecchio tremò e obbedì al comando, avviandosi in silenzio lungo la riva del mare;
    ma poi in disparte, molto autorevolmente prego il sovrano Apollo, che partorì la bella chioma Latona:
    "Ascoltami uccisore di Delfi e proteggi Crisa, località sacre al Dio, qualche volta ti ho fatto costruire un tempio e vi ho bruciato delle cosce grasse di capre e topi, ma compimi questo voto:
    paghino gli Achei le mie lacrime con le tue frecce."
    Pregando disse così: l'Apollo udì, e venne giù dalla cime del monte Olimpo, con il cuore pieno d'ira; egli scendeva come la notte.
    Si collocò lontano dalle navi, e lanciò una freccia, creando un pauroso ronzio con il proprio arco d'argento.
    Mirò prima sugli asini, poi sui cani più veloci, mirando e lanciando poi sugli uomini l'acuta freccia, e di continuo i roghi funebri ardevano fitti.
     
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