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Daff
Il DAFF è un tamburello a piattini, assai simile al RIQQ, del diametro di una trentina di centimetri. La cornice dello strumento presenta cinque paia di piattini, posti simmetricamente. Il DAFF è uno strumento adibito, fin da tempi antichissimi, alla musica da ballo femminile. Per funzioni d'intrattenimento ed in accompagnamento alla danza, era già conosciuto nell'Egitto dei faraoni. Anche nell'epoca pre-islamica il tamburello a cornice era riservato esclusivamente alle donne. Lo strumento si suona con la mano destra e si regge con la sinistra. I dischi metallici forniscono, agitando il tamburello o percuotendo contro il corpo, una sorta d'effetto di tremolo.
Darabukka
Tamburo a calice originario della Tunisia, conosciuto anche con il nome di DURBAKKE, DARBUKA, DERBUKA o Darbouka, è un tamburo d'argilla, monopelle, a forma di calice. E' suonato tenendolo stretto sotto il braccio, se il musicista è in piedi, o appoggiandolo al femore nella posizione da seduto. Alcune DARABUKKA sono oggi realizzate con la cassa di metallo o d'ottone e con dispositivi a vite per la tensione della pelle; ma la DARABUKKÃ più diffusa è certamente d'argilla. La pelle dovrebbe essere preferibilmente di pesce, ma se ne trovano anche di capra o di pecora. La tensione della pelle, negli strumenti d'argilla, si ottiene riscaldandola sul fuoco o per strofinamento delle mani. La DARABUKKA fa parte sia della tradizione popolare araba sia di quella della musica colta; si tratta quindi di uno strumento di gran diffusione, utilizzato, nelle occasioni di festa, sia dagli uomini sia dalle donne
Djembe
Di tutte le percussioni africane è uno dei tamburi più potenti e sonori. è originario della tribù Malinke, popolo che vive in Guinea e in Mali. La membrana in tensione è costituita di pelle di capra. Ha la cassa a forma di calice legermente aperto verso il suolo, scavato in un unico tronco, da 60 a 80 cm d'altezza. Il suono è prodotto percuotendo la pelle con le dita e con la mano aperta. Il djembè non può essere suonato appoggiato sul suolo. La pelle è tenuta da un cerchione metallico o un filo intrecciato di cuoio e teso con delle corde. Il djembè è recentemente diventato il simbolo musicale d'incontro fra la cultura africana e quell'occidentale.
Dumbek
Chiamato anche "Tubeleki", è un tamburo a calice dell'area mediterranea presente dalla Yugoslavia alla Turchia. E' caratterizzato dal bordo sottile che permette l'uso della tecnica che, per questo, è tipica di questo strumento. Modelli disponibili: in alluminio, in rame, in ottone, tutti in varie misure. Tipi di lavorazioni: serigrafate, battute o lisce.
Nakaira
La Nakaira è lo strumento dal quale il gruppo ha preso il nome. La "naqqara" è uno strumento antichissimo, costituito da una coppia di piccoli tamburi monopelle. Usati nella musica araba, sono realizzati da un corpo concavo a forma di scodella di materiale vario (metallo, legno, terracotta), sul quale è tesa una membrana fissata da tiranti di corda o pelle. Sono suonati per mezzo di mazzuoli e producono due suoni tra loro separati da un intervallo di quarta o di quinta, a volte distinti da una diversità timbrica provocata dalla presenza di un foro all'apice di una delle due scodelle. Attestati fin dalle origini della musica islamica, i naqqara si diffusero in occidente nel medioevo in seguito alla conquista araba della Spagna e alle Crociate, tanto da assumere un nome derivato dall'arabo in varie lingue europee: italiano = naccheroni, francese = nacaires, inglese = nakers, latino = naqaira.
Riqq
Il RIQQ è un tamburello a cornice, con una membrana del diametro di circa una decina di centimetri. La cornice, spesso finemente decorata presenta cinque doppie aperture dette finestre, in cui sono, posti simmetricamente a due per volta, dieci piattini di metallo. Il RIQQ si tiene con la mano sinistra, e si batte, al centro della pelle, con la mano destra. La membrana di un buon RIQQ è di pelle di pesce (in questo caso di cernia). La cornice dello strumento è rivestita di piccole, variopinte, piastre di mosaico che possono essere fatte di madreperla, osso, corno o più spesso di legno colorato. Il suonatore di RIQQ fa parte del complesso tradizionale della musica colta, conosciuto con il nome di TAKTH, e svolge un'importante funzione ritmica d'accompagnamento.
Rullante
Il rullante costituisce spesso la parte centrale di un drum set, e spesso è il primo strumento ad essere imparato dagli studenti di percussioni. La versione da concerto è la discendente di quella da marcia, usato spesso nelle bande. Il corpo dello strumento, sul quale è tesa la pelle sotto la quale vibrano corde di risonanza, può essere fatto da vari materiali, dal legno, al metallo, al bronzo o finanche da plastica. Un sistema di leve permette di bloccare le corde in risonanza, per produrre un suono secco senza vibrazioni delle corde stesse.
Zarb
Secondo diverse etimologie, è detto dzarb / tombak / tmobak / dombak / tabnag / khomak / khomac / tombalak / tombalac / dombak / donbak / dun-balag / zirbaghali. Origine: Persia, già presente nel 3000 a c, secondo le ricerche archeologiche a Khuzestan. Tamburo monopelle a calice di medio diametro, tipico della musica persiana. Mediante una particolare tecnica percussiva, che utilizza sia la mano piena sia le dita, si può ottenere una vasta gamma di suoni, che vanno dal basso profondo ai suoni secchi, ottenuti con la tecnica dello schiocco delle dita sul bordo del tamburo.
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Tamburello basco
Il tamburello basco, chiamato anche semplicemente tamburello, è uno strumento musicale a percussione a suono indeterminato, appartenente alla categoria dei membranofoni; diffuso in tutto il Mediterraneo meridionale, in Italia si trova specialmente nelle regioni centro-meridionali.
Lo strumento è costituito da una corona di legno sulla quale è tesa una membrana di pelle. Nel telaio sono presenti delle fessure in cui sono applicati dei cimbalini (sonaglietti), che ad ogni percussione arricchiscono il suono col loro tintinnare. Per questo motivo il tamburello è stato chiamato cembalo da Boccaccio.
Esiste in diverse varianti, che presentano ciascuna delle sottili differenze:
Tamburello a mano: è sprovvisto di cimbalini.
Tamburello con battente: come quello a mano, ma è suonato con una bacchetta apposta, chiamata battente.
Tammorra: come il tamburello basco (è munito di cimbalini), ma di maggiori dimensioni; è uno strumento della tradizione campana.
Tamburo del mare: anche questo di origine italiana, è provvisto di due membrane (una di pelle e una di plastica o entrambe di pelle), che isolano lo spazio interno alla corona, in cui sono posti dei pallini di piombo che producono il suono scorrendo sulla membrana.
Storia
Tipico della tradizione popolare, il tamburello ha origini antichissime: forse esisteva già nel secondo millennio a.C. ed era comune a tutte le civiltà antiche, dagli Ebrei agli Egizi, dai Sumeri agli Ittiti.
Era uno strumento esclusivamente femminile, come testimoniano i dipinti anche dei grandi pittori medievali come Giotto. Si pensa infatti che la sua forma circolare con i sonagli attorno sia stata scelta per la sua somiglianza col Sole, simbolo di Astarte, dea della fertilità. Per questo i pittori spesso lo rappresentavano con la corona di legno rosso e delle fiamme dipinte sopra.
Tecnica
tamburello
Il tamburello può essere suonato "intuitivamente" semplicemente battendolo con la mano o scuotendolo per muovere i cimbalini, ma nel corso del tempo sono state sviluppate delle tecniche per ovviare a diversi inconvenienti derivati da un uso improprio.
In primo luogo limitarsi a battere o scuotere lo strumento alla lunga provoca un certo dolore, specialmente durante le feste, che a volte duravano un giorno intero. Per questo si è pensato di:
Variare le dita che percuotono la membrana di pelle (ad esempio dando un colpo col pollice ed uno con le dita opposte)
Far suonare i cimbalini frizionando un dito sulla pelle. Questo riesce meglio se prima si rende umido il dito con la saliva. Tracciando un '8' col dito si può così ottenere un suono continuo.
Per suonare le terzine si lascia invece che sia il tamburo a colpire il dito: il primo battito viene dato col dito medio, il secondo dal tamburello che, ricadendo, colpisce lo stesso dito ed il terzo col pollice. Questa tecnica unita all'allenamento, può raggiungere una notevole velocità.. -
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Come costruire un tamburo semplice
Primo strumento musicale mai inventato, il tamburo allieta gli animi dell'uomo dall'alba dei tempi, proprio perché è veramente semplice procurarsene uno! Ma come gli uomini primitivi lo costruivano con ciò che trovano nella foresta, come pelli o legno, noi lo costruiremo con ciò che possiamo facilmente trovare in casa! Ecco come fare.
Occorrono:
Scatola di caffè o cilindro di cartone spesso
Forbici
Fogli di carta oleata
Elastici o Chiodini o Splillatrice
Matite e pezzetti di sughero
Fogli bianchi e colori per decorare
Colla
Scopri come fare:
1
Procuriamoci il materiale. Ogni tamburo, da quello africano a quello di una banda, consta semplicemente di due parti. Una base, detta anche ''cassa di risonanza'' e ciò che la ricopre, cioè la parte su cui si batte e che vibrando genera il suono. Per la base possiamo usare due differenti materiali. Costituisce un ottima base una grande scatola da caffè di metallo, quella che si può ottenere comprando il caffè a chicchi. Se questa non riusciamo a reperirla, possiamo costruire una buona base anche usando un cartone rigido.Per la parte superiore, che per semplicità chiameremo ''Pelle'', se non riusciamo a reperire nessun materiale abbastanza elastico e resistente possiamo usare dei fogli di carta oleata.
2
Assemblaggio. Assembliamo ora tutti i nostri materiali. Se la base la vogliamo fare con del cartone spesso, creiamo con questo un cilindro fissando la chiusura del cartone con dello scotch. Per la pelle, prendiamo più fogli di carta oleata e con della colla, incolliamoli l'uno sull'altro. Dovrebbero essere sufficienti giusto cinque o sei fogli. quando facciamo questo passaggio, prestiamo attenzione a stendere bene i fogli l'uno sull'altro per non far creare delle bolle. Fatto questo appoggiamo la nostra base sui fogli e ritagliamo un quadrato che abbia ogni lato di dodici centimetri più lungo del diametro del nostro cilindro, cioè, così che , se poniamo la nostra base al centro del quadrato, ogni lato fuoriesca di circa 6 cm. Appoggiamo questo quadrato sulla base e fissiamolo a questa con degli elastici di diametro un pò più piccoli di quelli del nostro cilindro se la nostra base è la scatola di caffè o altro recipiente abbastanza rigido. Se abbiamo scelto come base il cartone, fissiamo invece la nostra pelle con dei chiodini o con una spillatrice. Nel fare questo fissiamo prima un angolo del nostro quadrato, poi, tenendo la pelle ben tesa, fissiamo l'angolo opposto. Quindi fissiamo gli altri due lati seguendo lo stesso procedimento e dopo aggiungiamo qualche altro chiodino o spilla in modo simmetrico per rendere il tutto più resistente.
3
Le bacchette. Sebbene un tamburo possa essere semplicemente suonato con le mani, un tamburo completo non è niente senza delle bacchette! Specialmente quando anche le bacchette sono facili da costruire! Bastano,infatti, soltanto due matite non ancora utilizzate alla cui estremità dovremo applicare dei pezzi di tappi di sughero arrotondati..
4
Decorazione. Un tamburo che si rispetti non è tale se non è decorato! Possiamo quindi procedere alla decorazione diretta del tamburo se come base abbiamo usato una scatola di cartone disegnando su questa oppure prepararci delle strisce di carta decorate da applicare alla nostra base. Infine facciamo delle decorazioni sullo stesso tema da applicare anche sulle bacchette così da avere il tutto abbinato. Buon divertimento!
Consigli:
Applichiamo la pelle con molta attenzione a non rompere o rovinare la base.. -
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BODHRAN
Si pronuncia “bow-rawn” ed è un tamburo che si tiene con una mano e si suona con l’altra per mezzo di un bastoncino. Sebbene sembri uno strumento semplice da suonare, in realtà richiede considerevole destrezza ed un infallibile senso del ritmo. Per sapere come suonarlo bisogna ascoltare un vero maestro come Johnny Ringo McDonnagh che ha arricchito molti dei dischi del gruppo De Danann.
l bodhrán (IPA [ˈbɔːrɑːn] o [ˈbaʊrɑːn]; al plurale bodhráns o bodhráin) è un tamburo a cornice Irlandese, usato soprattutto nel repertorio della musica popolare irlandese.
Il bodhrán ha la forma di un cilindro sottile, dotato di un'intelaiatura circolare di legno dal diametro variabile tra i 10 e i 26 pollici (da 25,4 a 66 cm) - quelli più comunemente usati sono da 16 o 18 pollici. Il fianco del tamburo è profondo da 9 a 20 cm. Una pelle di capra, talvolta di asino (oggi spesso sostituita da pelli sintetiche o anche da pelle di canguro) viene tesa e fissata su un lato dell'intelaiatura. L'altro lato dell'intelaiatura è scoperto: il suonatore introduce una mano nell'apertura per sorreggere il tamburo e controllarne timbro e intonazione.
Retro di un bodhrán microfonato e dotato di barre incrociate
A volte all'interno del bodhrán vengono fissate una o due barre incrociate che servono a sostenere lo strumento. Alcuni strumenti professionali hanno un sistema di intonazione meccanica simile a quelli usati nei tamburi della batteria. Il musicista e costruttore irlandese Seamus O'Kane ha brevettato un sistema di tensione tramite una sola vite.
Il bodhrán viene suonato percuotendolo con un piccolo mazzuolo di legno arrotondato ad entrambe le estremità, che il suonatore tiene tra pollice ed indice. Il timbro del bodhrán è grave e trova il suo massimo impiego nelle danze a tempo veloce, tipicamente i reel.
Origine del nome
Tra le diverse possibili derivazioni del nome si hanno le seguenti:
bodhrán avrebbe avuto il significato letterale di vassoio di pelle
il nome potrebbe derivare dalla parola gaelica bodhor che significa dal suono morbido o sordo (in Nicholas Driver, "Bodhran & Bones Tutor", 1978, Suffolk, pubblicato dall'autore)
il nome potrebbe derivare dalla parola gaelica bodhar (sordo)
Derivazione dello strumento
Il bodhrán è entrato nella strumentazione della musica irlandese in un periodo relativamente recente, soppiantando completamente il tamburello. Strumenti di struttura simile si ritrovano praticamente in tutte le culture. La forte somiglianza con alcuni tamburi in uso nell'esercito spagnolo ha suggerito l'ipotesi che l'introduzione del bodhrán possa essere avvenuto ad opera di irlandesi che avevano prestato servizio in tale esercito (cosa che accadeva abbastanza di frequente), o che avevano frequentato ex-coscritti incontrati a bordo di mercantili
Altri hanno suggerito che il bodhrán derivi dai vassoi di pelle usati anticamente per trasportare la torba. Uno strumento in tutto simile al bodhrán e chiamato "riddle drum", osservato da Peter Kennedy nelle contee Inglesi del Dorset e del Wiltshire, suggerisce una derivazione comune, anche se non è facile dire quale possa essere stato l'antecedente.
Diffusione del bodhrán
Non si hanno riferimenti al bodhrán prima del XVII secolo; lo strumento in sé rimase praticamente sconosciuto fino agli anni 1950, quando il rinnovato interesse per la musica irlandese lo fece conoscere ad opera di artisti quali The Clancy Brothers.
Negli anni 1960, gruppi come i Ceoltóirí Chualann e The Chieftains fecero conoscere notevoli specialisti di questo strumento. Negli anni 1970 il bodhrán era ormai ben conosciuto, anche ad opera di virtuosi come Robin Morton (di The Boys of the Lough), Peadar Mercier e Kevin Conneff (The Chieftains), Christy Moore (Planxty) e Johnny "Ringo" McDonagh (De Danann)
Benché tradizionalmente associato all'Irlanda, il bodhrán ha trovato impiego nella musica popolare di altre regioni, e nella musica celtica in generale, soprattutto in Scozia, Cape Breton e Terranova. Nella musica popolare della Cornovaglia è in uso una versione di bodhrán chiamata crowdy crawn.
Tecnica
Vincent Pompe van Meerdervoort degli Harmony Glen mentre suona il bodhrán con una spazzola.
Il bodhrán si suona da seduti con lo strumento poggiato su una coscia (di solito la sinistra). La mano è infilata all'interno dello strumento, e controlla la tensione della pelle (e quindi l'intonazione dello strumento)tramite la pressione delle dita o dell'intera mano. La tensione cambia comunque in relazione alla temperatura e all'umidità presente nell'aria che può tendere o rilassare la pelle, perciò un esperto suonatore di bodhrán si riconosce per la capacità di portare e mantenere lo strumento alle condizioni ottimali inumidendo, o asciugando, a seconda dei casi, la pelle stessa.
La mano destra percuote lo strumento usando una bacchetta tornita e arrotondata alle estremità, chiamata "tipper", "beater", o "cipín", anticamente ottenuti da un osso di foggia appropriata, e oggi costruiti di legno duro; si usano anche bacchette a forma di spazzola. Esistono diversi stili, associati alle diverse regioni d'Irlanda: uno dei più popolari, quello di County Kerry usa entrambe le estremità del tipper; lo stile di County Limerick ne utilizza invece una sola estremità.
John-Joe Kelly, dei Flook, è uno dei principali esponenti dello stile detto "top-end" che usa strumenti piccoli, con una pelle più sottile preparata allo stesso modo di quella di un Lambeg drum (il tamburo da parata irlandese). Gli strumenti usati in questo stile non hanno in genere le barre d'impugnatura, per permettere una migliore azione di modulazione a carico della e la percussione viene effettuata essenzialmente sulla parte superiore, con un'azione più melodica. Questo stile si adatta bene al suono di un gruppo come i Flook, noti per i loro arrangiamenti ed espressività, ma può contrastare troppo con l'atmosfera più libera dei set meno formali, a meno che il suonatore non sia un buon improvvisatore.
L'uso del bodhrán in ambiti non tradizionali e nella world music in generale, ha poi portato strumentisti come Lorcan Mac Muiris, Glen Velez, John Bergamo a esplorare sullo strumento tecniche percussive derivate dalle tradizioni jazz, europee, africane e asiatiche.
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Tamburo a cornice
Il tamburo a cornice è uno strumento musicale a percussione che consiste di una singola pelle montata su un anello con piccoli cembali di metallo, oppure senza quest'ultimi caso in cui viene a volte definito "muto". Tecnicamente un tamburo a cornice (frame drum in inglese) è definito come un tamburo la cui profondità è inferiore al diametro.
Origine
L'origine dei tamburi a cornice si perde davvero nella notte dei tempi: esiste materiale iconografico che data di oltre 6000 anni che rappresenta uomini e donne che suonano questo tipo di strumento, soprattutto durante rituali o cerimonie religiose. Anticamente esistevano (ma esistono ancor oggi) culture in cui il compito di suonare lo strumento era esclusivamente demandato alle donne. Nell'antica Mesopotamia, nell'Antico Egitto, nella Grecia Antica già era diffusissimo. Il tamburo a cornice è arrivato fino ai giorni nostri ed è specialmente importante nella tradizione musicale popolare (si pensi al tamburello e alla tammorra in Italia). Si stima che le tecniche costruttive (peraltro molto semplici) siano cambiate ben poco (per non dire quasi per nulla) con il passare dei millenni.
Forme e tecniche costruttive
Sebbene la maggior parte dei tamburi a cornice sia rotonda, ne esistono di quadrati (es. il pandeiro galiziano), di esagonali (alcuni tamburi degli indigeni del Nord America) e addirittura di triangolari. La tecnica costruttiva è davvero semplice: si tratta di una cornice quasi sempre in legno su cui viene tesa una pelle di animale precedentemente bagnata in acqua. La pelle al seccarsi acquisisce la tensione necessaria a produrre il suono desiderato. Per la realizzazione delle cornici rotonde, si suole utilizzare una fascia di legno resa duttile per mezzo di vapore.
Le pelli usate sono le più diverse: capra, capretto, pecora, cavallo, cammello, pesce, lucertola, cane, gatto, vacca, asino. Più recentemente si è introdotto l'uso di pelli sintetiche realizzate in materiali come il Mylar e si sono migliorate le tecniche costruttive inserendo meccanismi di intonazione mediante tensione della pelle. Pelli poco conciate o molto grosse producono tipicamente un suono più sordo e profondo, si potrebbe dire meno raffinato, mentre pelli molto elaborate e sottili tendono a produrre un suono più brillante e pulito.
La maggior parte dei tamburi a cornice è monopelle ma ne esistono con una pelle su ciascun lato (risultano quindi chiusi) come ad esempio l'adufe portoghese e il pandeiro galiziano.
In alcuni casi si aggiungono sonagli o altri artefatti metallici per arricchire il suono: si pensi al tamburello italiano per esempio, o alla pandeireta spagnola, al pandeiro brasiliano, alla kanjira indiana (un solo piccolo sonaglio), al riqq egiziano (sonagli in bronzo molto pesanti). Nell'attuale Iran (Persia) esistono tamburi a cornice come il Daf e il Ghaval, ai quali si applicano una o più file di anelli di metallo nella parte interna della cornice, perché questi, sbattendo contro la pelle mentre si suona, producano arricchimenti del ritmo. Altri tamburi (come il bendir marocchino e il pandeiro galiziano) hanno delle corde applicate nella parte interna a diretto contatto con la pelle che producono un suono "rotto" simile a quello del rullante delle moderne batterie.
Tecniche esecutive
Si può dire che le tecniche esecutive cambino da tamburo a tamburo, sebbene ovviamente esistano delle similitudini chiare. La maggior parte dei tamburi a cornice ha due tipi fondamentali di suono:
suoni aperti: solitamente chiamato DUM, è prodotto percuotendo la pelle nella parte mediana posta tra la cornice e il centro, facendola vibrare liberamente
suoni chiusi: sono prodotti colpendo il tamburo nella parte centrale (ma senza lasciar vibrare la pelle: un colpo secco, spesso dato con la mano aperta che viene lasciata a contatto con la pelle per non permettergli di vibrare) o sul bordo (spesso utilizzando le dita, non l'intera mano).
Sebbene, come sopra riportato, si utilizzino spesso le mani per suonare, esistono tamburi a cornice, come il bodhràn irlandese, che si suonano con un bacchetta o altro utensile.
Ovviamente le tecniche di esecuzione possono arrivare ad essere molto complesse e richiedere molta destrezza ed abilità, come nel caso del tamburello italiano o del riq egiziano.
Tradizione musicale
In tutte le culture in cui è presente, il tamburo a cornice è strettamente legato alla tradizione musicale popolare. Per fare alcuni esempi: non serve forse ricordare il tamburello in Italia legato alla tradizione della Tammurriata e della Tarantella in tutte le loro sfaccettature; in Spagna (specialmente in Galizia) il pandeiro, la pandeira e la pandeireta, sono strettamente legati a canti e balli che hanno parecchie affinità con la tradizione popolare italiana; in Persia (attuale Iran) il Daf è il tamburo utilizzato dai Sufi nei canti e danze (si pensi ai noti Dervisci danzanti); in India la kanjira è utilizzata come strumento di accompagnamento (ma anche solista) nella musica classica del sud del paese.
Negli anni settanta, con l'avvicinamento delle culture musicali popolari di altri paesi alla musica occidentale (specialmente al jazz) i tamburi a cornice hanno iniziato a diffondersi fuori dal loro paese di origine. Grazie a straordinari talenti come quello di Glen Velez, questo tipo di strumento ha potuto trovare nuovi spazi in contesti musicali inconsueti.
È innegabile che il tamburo a cornice abbia, grazie alla sua apparente semplicità e al fascino che lo accompagna dovuto alla sua remota origine, un potere evocativo straordinario e una versatilità difficilmente comparabile con quella di altri strumenti.
Video
fonte:wikipedia. -
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KAKKO
Il Kakko (羯鼓 o 鞨 鼓) è un tamburo un giapponese a due facce. Si differisce dal taiko classico per il modo in cui vengono tese e collegate le pelli.
Come nello Shime-Daiko e nel tsuzumi, la pelle delle due facce viene stesa su cerchi di metallo che poi vengono legati l'uno sull'altro attorno al corpo dello strumento. Stringendo le corde che li tengono le superfici di pelle si tenderanno emettendo suoni più acuti.
I tamburi Kakko sono di solito poggiati su dei supporti in modo da poter essere suonati su entrambi i lati con delle bacchette chiamate bachi.
Tamburi Kakko vengono utilizzati come tamburi solisti nella musica taiko ma venivano utilizzati anche nell'antica musica di corte giapponese chiamata gagaku.
Il Kakko deriva dalo strumento cinese Jiegu, un tamburo popolare in Cina durante la dinastia Tang.
fonte:http://www.nihonjapangiappone.com/.