Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

È nata una star? -Un film di Lucio Pellegrini.

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    È nata una star?


    locandina

    Un film di Lucio Pellegrini. Con Luciana Littizzetto, Rocco Papaleo, Gisella Burinato, Michela Cescon, Cristina Odasso.

    Un Nick Hornby all'italiana leggero, ben recitato, ma frenato da una scrittura forse troppo prudente
    Edoardo Becattini


    In una mattina qualunque, Lucia riceve nella cassetta delle lettere una busta contenente E-nata-una-star-la-colonna-sonora-3un film porno. Dopo aver dato per caso un'occhiata alla copertina del video, si accorge che il protagonista della pellicola è Marco, il figlio di diciannove anni. Una veloce visione privata del film le rivela che le scarse doti recitative di Marco vengono compensate dalle enormi dimensioni del suo membro. Travolta dalla rivelazione, Lucia aspetta a casa il ritorno del marito Fausto, che rimane a sua volta completamente scioccato dalla notizia, cominciando a porsi una serie infinita di dubbi, dalla corruzione del mondo della pornografia alla sua stessa “mascolinità”. Improvvisamente quel figlio che entrambi avevano sempre creduto un po' imbranato e senza alcun talento o vocazione si rivela una pornostar. Resta solo da accettare di capire come e perché.
    È piuttosto raro che un romanzo di un famoso scrittore inglese venga adattato prima in Italia che all'estero. Perché se è vero che anche in Italia è ormai in atto un processo che tende a sfruttare format e soggetti stranieri in funzione degli attori del nostro panorama cine-televisivo (Benvenuti al Sud o La peggior settimana della mia vita non sono che due esempi), i buoni rapporti fra Nick Hornby e la commedia anglosassone (Febbre a 90°; Alta fedeltà; About a Boy) farebbero comunque pensare a un dominio esclusivo.
    L'eccezione di È nata una star si giustifica probabilmente nel fatto che, a fronte di una premessa narrativa forte, il breve racconto di Hornby trova proprio nel suo carattere fulmineo ed estemporaneo e nella leggerezza e velocità di scrittura i tratti essenziali della sua forma. Tratti poco facilmente adattabili ai tempi ordinari del racconto cinematografico, che Lucio Pellegrini (assieme a Michele Pellegrini e a Massimo Gaudioso) decide di rispettare assemblandoli con una serie di nuovi spunti brillanti fino a raggiungere la canonica commedia in tre atti. La tragicomica rivelazione iniziale, la caccia ai realizzatori del video, le vergogne e i dilemmi di Papaleo, la scuola multietnica della Littizzetto: messi assieme ai dissidi genitoriali raccontati da Hornby avrebbero potuto creare un accoppiamento gaudente. E invece, se questi si limitano a essere interventi descritti dalla narrazione in fuori campo della protagonista, gli altri sono solo delle cartucce sparate a salve, dei coiti interrotti.
    I due protagonisti fanno quello che possono per dare effervescenza a questa costellazione di episodi, ma è proprio la scrittura a non salvare nessuna delle buone premesse, come se la sua unica preoccupazione fosse quella di stemperare qualunque situazione potenzialmente triviale o pruriginosa. E a forza di smacchiare qualunque alone di natura sessuale finisce col non avere nessun colore, nessuna anima.

     
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