Un film di Stefano Chiantini. Con Asia Argento, Giorgio Colangeli, Paolo Briguglia, Ivan Franek, Anna Ferruzzo.
Una parabola delicata e densa di allegorie per raccontare un incontro di solitudini Edoardo Becattini
Ivan si alza presto ogni mattina da Tirana per prendere il traghetto per le isole Tremiti e lavorare come muratore. All'ennesimo giorno senza paga, fa pressioni per ottenere i suoi soldi e viene picchiato da tre abitanti locali. L'unica presente alla scena disposta a soccorrerlo è Martina, nota reietta dell'isola chiusa in un silenzio inviolabile e affascinata solo dal mondo delle api. Impossibilitato a tornare in Albania per mancanza di soldi, Ivan trova ospitalità presso la casa canonica dove Martina abita assieme al suo tutore, don Enzo, un anziano sacerdote invalido e bisognoso di cure. Questi, quasi per dispetto nei confronti della sorella, decide di accogliere in casa Ivan e, nonostante le prime gelosie, di accettare che fra lo straniero impacciato e l'introversa ragazza nasca un sentimento. “Ogni uomo è un'isola” sosteneva Nick Hornby, rovesciando l'assunto di una nota poesia di John Donne. Al netto dell'ironia con cui l'autore di About a Boy la intendeva, la frase descrive bene i personaggi del terzo lavoro di Stefano Chiantini, contigui ma separati, affini ma distanti. È un'idea che serpeggia già nei due lavori precedenti, laddove le relazioni interpersonali pongono evidenti diaframmi, spazi liminari abitabili solo dall'incoscienza giovanile (Forse sì… Forse no…) o da sentimenti precari (L'amore non basta). Con Isole il principio diviene ancora più esplicito, arrivando a fare dell'arcipelago delle Tremiti il luogo di un incontro fra solitudini e della sua conformazione scogliosa e frastagliata l'immagine dell'animo dei tre protagonisti. La forma dell'allegoria non si limita al territorio, ma sgorga in una serie di elementi che arrivano a costruire una piccola parabola sulla solitudine, sull'affetto e sull'integrazione. Fra la clandestinità di Ivan, la muta fragilità di Martina e la rigida personalità del parroco Enzo, Chiantini fa scorrere continuamente rivi d'acqua: ampi e abbondanti come il mare Adriatico che separa le Tremiti dall'Albania, o sottili e ordinari come le gocce di pioggia e dei rubinetti. In questo paesaggio emblematico, dove solo le api sembrano essere in grado di stabilire un contatto e di lavorare per un bene comune, Isole riesce a stabilire un'atmosfera di realismo magico grazie anche alla complicità di tre protagonisti assolutamente convincenti. Così, senza cedere a facili denunce o un umanesimo peloso e schematico, l'operetta morale di Chiantini ci racconta delicatamente che anche se ogni uomo è un'isola, non è detto che non possa essere bagnato dallo stesso mare.