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La guerra è dichiarata - Un film di Valérie Donzelli.

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    La guerra è dichiarata


    locandina


    Un film di Valérie Donzelli. Con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Gabriel Elkaïm, Brigitte Sy, Elina Lowensohn.



    Un film vitalissimo, che vince contro il dramma
    Marianna Cappi


    Romeo e Juliette si sono incontrati ad una festa in un locale, si sono innamorati e hanno concepito un bel bambino, Adam, che a 18 mesi ha sviluppato un tumore al cervello, in una forma delle più aggressive. Si può pensare che Rome e Juliette non si chiamino così per caso e che quella a cui siamo invitati ad assistere sia una tragedia, ma non è così. Perché i due giovani genitori affrontano la dolorosa lotta contro il male e contro il destino con il sorriso sulle labbra, un'energia senza posa, una determinazione senza pari e un amore contagioso.
    Valérie Donzelli e Jérémie Elkaïm sono un duo invincibile, dentro e fuori lo schermo. Non è certo da tutti rimettersi nelle condizioni drammatiche che la vita ha riservato loro realmente, con il calvario della malattia del figlio Gabriel, per riportarlo sullo schermo in quella che per forza di cose diventa una finzione. C'è persino - inutile negarlo - qualcosa di inquietante in questo proposito. Ma la vitalità che si sprigiona da Dichiarazione di guerra è tale, e la sincerità delle dichiarazioni d'amore che lo attraversano (una per tutte la canzone) è così reale e fragrante, che l'impatto del film va ben oltre il suo oggetto narrativo e si configura in primo luogo come una bellissima storia d'amore.
    Ci si può stranire di fronte alle sequenze più cinematograficamente ludiche, che rivisitano alcuni tòpoi della nouvelle vague in salsa pop (come già in La Reine de pommes), ma ciò che occorre tenere in mente è che il film della Donzelli non è un documentario e fortunatamente non pretende in alcun modo di esserlo. È un racconto che segue una scelta precisa, quella di tenere fuori quadro gli aspetti negativi e dolorosi, ma non per questo invita ad un ottimismo fastidioso o si pone sopra le cose e le righe. Se mai cambia registro, ad ogni capitolo, quando si passa dalle serate hard rock a quelle insonni per il pianto del neonato, dalla rumorosa allegria della compagnia di amici alla silenziosa solitudine della camera sterile: la guerra, d'altronde, prevede diverse fasi e la necessità di aggiornare le proprie strategie. Ma non ci sono armi improprie in questa battaglia: nessun voyeurismo ingiustificato, nessun cinismo.
    I due protagonisti non solo non smettono di vivere, ma raddoppiano il colore, la velocità e l'intensità della loro esistenza. Per una volta, il messaggio (nella sua riuscita traduzione in immagini) è forse la cosa più bella del film.

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