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PSYCO – Alfred Hitchcock – (1960)

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    PSYCO – Alfred Hitchcock – (1960)

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    Psyco (Psycho) è un film del 1960 diretto da Alfred Hitchcock.

    Candidato a quattro Oscar, è uno dei film più conosciuti di Hitchcock e il suo maggior successo commerciale, tanto da aver generato ben tre sequel, uno spin-off e un remake shot-for-shot di Gus Van Sant. Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degliStati Uniti.

    Il titolo italiano del film non è uguale a quello originale: non sono noti i motivi per cui i distributori italiani hanno mantenuto la “Y”, ma eliminato la “H”.

    Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1959 di Robert Bloch.

    Riprese

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    Il film venne girato negli Universal Studios di Hollywood dalla fine di novembre del 1959 fino al 1º febbraio del 1960.

    Il film fu girato con un budget di circa 800.000 dollari e ne incassò circa 50 milioni. Per le riprese Hitchcock s’avvalse della troupe della serie tv Alfred Hitchcock Presenta per risparmiare tempo e denaro. Hitchcock volle girarlo in bianco e nero soprattutto per evitare problemi di censura, dato che viene mostrato esplicitamente del sangue: in realtà il liquido che scorre nella doccia è cioccolato fuso.

    La celeberrima scena della doccia è la più famosa del film e fra le più note della storia del cinema: basata su uno storyboard di Saul Bass, la scena dura solo 45 secondi, ma occorsero sette giorni di lavorazione, 72 posizioni della macchina da presa ed una controfigura per Janet Leigh. L’accoltellamento dura 22 secondi per un totale di 35 inquadrature, ed in nessuna di queste si può vedere il coltello affondare nel corpo di Marion; è il montaggio serrato che fa supporre allo spettatore quello che non si vede. Inizialmente Hitchcock voleva che la scena della doccia non fosse accompagnata da commento musicale, ma Bernard Herrmann gli fece cambiare idea dopo avergli fatto ascoltare una sua composizione.

    Furono apportate molte modifiche alla scena in cui Marion Crane appare già morta sul bordo della vasca da bagno col viso sul pavimento, perché durante le anteprime, quindi a pellicola quasi ultimata, la moglie di Hitchcock, Alma Reville, fu l’unica ad accorgersi che si poteva vedere l’attrice Janet Leigh respirare.

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    Nell’inquadratura finale, quella che ritrae Norman Bates sorridente, si può notare la sovrapposizione sul suo volto di una figura simile al teschio della madre: questo fu uno dei primi messaggi subliminali inseriti in un film per aumentare il senso di orrore trasmesso dal personaggio.

    Durante le riprese, il film aveva il titolo provvisorio di Production 9401 o Wimpy, in omaggio al cameraman della seconda unità Rex Wimpy.

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    Tecnica cinematografica

    Nel film la presenza di specchi è continua: in albergo a Phoenix, in ufficio dove Marion si guarda in uno specchietto portatile, nella sua automobile, a casa sua, nel gabinetto della rivendita di auto usate, al bancone del motel, nelle camere, nella stanza da letto della madre di Norman. Lo specchio, come già ne Il peccato di Lady Considine e ne La donna che visse due volte, suggerisce contemporaneamente una personalità divisa, il doppio, e l’introspezione, un’immagine di autocoscienza. Sono inoltre presenti degli elementi gotici, quali gli incontri furtivi degli amanti, i tranquillanti presi di nascosto dalla collega d’ufficio, gli incassi non dichiarati e l’evasione fiscale, gli affari illeciti e il denaro rubato, la bottiglia di whisky nascosta da un impiegato nel cassetto, le identità nascoste e delitti impuniti, l’ambientazione desolata e remota, la presenza di una casa inquietante e misteriosa e la notte scura e tempestosa.

    In Psyco abbondano inoltre, a livello visivo, le immagini di linee verticali e di linee orizzontali che tagliano in due lo spazio, come nei titoli di Saul Bass in cui i nomi vengono tagliati e divisi, nella gru che taglia l’orizzonte, nelle fessure orizzontali delle persiane, nelle testiere dei letti nella stanza d’albergo, nell’abitazione di Norman, alta e stretta, e nel motel, basso e allungato, nelle falci e nei rastrelli sospesi sulle teste nel negozio di utensileria e nel palo del telefono che taglia la macchina di Marion parcheggiata. Secondo Donald Spoto, queste immagini di taglio creano una costruzione visiva capace di rappresentare il conflitto vissuto dallo spettatore (combattuto da reazioni contrastanti: attrazione e repulsione, partecipazione e condanna, disgusto e curiosità, imbarazzo e piacere) e quello dei personaggi.

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    Il Set di Psyco agli Universal Studio California

    Altra peculiarità del film riguarda la scelta del bianco e nero, insolita nell’epoca del Technicolor e del VistaVision. Sono state date alcune interpretazioni di questa caratteristica del film, quali ad esempio che la forte valenza espressionistica del contrasto dei chiari e scuri, delle luci e delle ombre sottolineerebbe l’elemento drammatico e consentirebbe la rappresentazione di una violenza sottile e insidiosa, o che il bianco e nero si assocerebbe alla duplicità dei personaggi, soprattutto di Norman, il cui viso spesso appare metà in ombra e metà in luce.

    Accoglienza

    Psyco fu il più grande successo commerciale di Hitchcock.

    Critica


    L’accoglienza della critica non fu unanime: alcuni critici rimasero colpiti dalla violenza del film e non lo ritennero degno del suo autore, come Bosley Crowther del New York Times, che parlò di «Una macchia in una carriera onorevole», o Nino Ghelli, che scrisse: «Nessuna ricerca di umanità nei personaggi, né di una verità drammatica nelle situazioni narrate, nessuna indagine di una condizione umana o di un ambiente storico: soltanto il futile, accademico, e spesso irritante giuoco di intelligenza condotto fino allo spasimo, e sostenuto purtroppo dai più accademici e logori convenzionalismi».

    Altri critici si sono soffermati poi sull’importanza dello sguardo in Psyco come Spoto, che ha parlato di come «La dialettica del guardare e dell’essere guardati riceve in Psyco più che in ogni altro film di Hitchcock il suo trattamento più completo».

    In tema di identificazione, «Il film è fatto talmente bene che può indurre il pubblico a fare qualcosa che ormai non fa più – urlare verso i personaggi, nella speranza di salvarli dal destino che è stato astutamente lasciato intuire li stia attendendo». Il pubblico all’inizio teme per una ladra, poi nelle scene della pulizia della stanza del motel e dell’affondamento della macchina nella stagno teme che l’assassino non riesca a cancellare le tracce della morte della ragazza, nel finale desidera che sia catturato e costretto a confessare per conoscere il segreto della storia. Il regista ottiene che lo spettatore suo malgrado si identifichi con i colpevoli.

    In un’intervista a François Truffaut, Hitchcock affermò: «In Psyco del soggetto mi importa poco, dei personaggi anche: quello che mi importa è che il montaggio dei pezzi del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico. Credo sia una grande soddisfazione per noi utilizzare l’arte cinematografica per creare una emozione di massa. E con Psyco ci siamo riusciti. Non è un messaggio che ha incuriosito il pubblico. Non è una grande interpretazione che lo ha sconvolto. Non è un romanzo che ha molto apprezzato che l’ha avvinto. Quello che ha commosso il pubblico è stato il film puro».(François Truffaut, op. cit.,p. 233)

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    Bates Motel Universal Studios California

    Riconoscimenti


    1961 - Premio Oscar
    Nomination Migliore regia a Alfred Hitchcock
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Janet Leigh
    Nomination Migliore fotografia a John L. Russell
    Nomination Migliore scenografia a Joseph Hurley, Robert Clatworthy e George Milo
    1961 - Golden Globe
    Miglior attrice non protagonista a Janet Leigh

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  2. Wolf_2.0
     
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    User deleted


    Hitchcock è sempre stato fenomenale nei suoi film!!

     
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1 replies since 1/7/2012, 09:36   223 views
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