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The Possession- Un film di Ole Bornedal.

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    The Possession


    locandina

    Un film di Ole Bornedal. Con Jeffrey Dean Morgan, Kyra Sedgwick, Grant Show, Madison Davenport, Natasha Calis.

    Poco inventivo a livello narrativo, un film demoniaco in parte riscattato da una buona scrittura registica
    Marco Chiani


    Divorziati da poco, Clyde e Stephanie cercano di rendere la loro separazione meno dolorosa possibile per le figlie e, ugualmente, the_possession-trama-trailer-horror-prodotto-da-sam-raimidi rifarsi una vita, gettandosi nel lavoro, il primo, e cercando una nuova stabilità con un altro uomo, la seconda. In visita dal padre per un weekend, Em, la più piccola delle due ragazze, è attratta da una scatola di legno trovata in un improvvisato mercatino del quartiere; una volta portato in casa, quest'oggetto con iscrizioni in ebraico comincia ad avere una strana influenza sulla bambina fino a quando i segni di una possessione diabolica si faranno inequivocabili agli occhi di tutti.
    Horror associabile al fortunato filone esorcistico già dal lampante titolo, The Possession comincia con un azzeccato incipit ad effetto per poi prendersi tutto il tempo necessario ad introdurre personaggi e intreccio principale. Ogni elemento è chiaro ed esposto con competenza in un disegno che promette minacce fino al momento in cui la storia di un nucleo famigliare in crisi entra in contatto con quel fattore soprannaturale messo in campo in maniera troppo scolastica. Nella trasformazione dai sussurri del primo terzo alle urla della parte centrale viene smarrito non poco mordente per via di un'amplificazione affidata solo alla perizia tecnica: nonostante la sapiente gestione degli spazi scenici e la cura davvero particolare riposta in tutto l'aspetto sonoro, la scrittura registica del danese Ole Bornedal non può riscattare del tutto le troppe ingenuità dello script di Juliet Snowden e Stiles White. Se la sorpresa non è la forza di una pellicola che percorre la tappe di mille altre (sconcerto iniziale, visite mediche, accettazione del soprannaturale, esorcismo vero e proprio), lo spettatore salta sulla sedia più volte grazie ad una messa in scena, ad ogni modo, ricca di sfumature cui vanno ad aggiungersi alcune buone sequenze strettamente visive, su tutte la stanza da letto infestata dalle falene. Non poco interessante la scelta di calare la vicenda strettamente demoniaca all'interno dell'ambiente della religione ebraica, con un aspirante rabbino a cacciare via dal corpo della piccola Em un dybbuk, nome col quale il folklore israelita identifica uno spirito maligno o un'anima in grado di possedere gli esseri viventi.
    Secondo il pressbook, la prima idea alla base della sceneggiatura deriva da un articolo apparso sul Los Angeles Time nel 2004 in cui la giornalista Leslie Gornstein raccontava la storia di un uomo che, dopo esserne stato tormentato, aveva cercato di disfarsi di un’autentica “scatola per dybbuk” mettendola in vendita su e-bay. Prodotto dalla Lionsgate e dalla Ghost House Pictures di Sam Raimi.


    The Possession: la vera storia della scatola col Dibbuk dietro al film di Sam Raimi

    Video

    Il 18 ottobre 2012 uscirà nelle sale cinematografiche italiane il film ‘The Possession’ di Ole Bornedal, prodotto da Sam Raimi e con protagonisti Jeffrey Dean Morgan e Kyra Sedgwick. Si tratta di un film perfetto per Halloween, ma la vera protagonista della vicenda è la malefica scatola che contiene un demone chiamato Dibbuk. Anzi, più che una scatola è una sorta di armadio che contiene questo spirito malvagio della tradizione ebraica il cui unico scopo sembra essere quello di possedere corpi altrui. Per fare più danni possibili.

    Video
    Questa scatola con annesso Dibbuk è diventata una vera e propria star del cinema. La trama di ‘The Possession’ vede Jeffrey Dean Morgan e Kyra Sedgwick nei panni dei genitori di una bambina che trova una scatola in una delle classiche vendite da cortile americane. Peccato che abbia fatto l’acquisto epggiore del mondo: il Dibbuk prenderà possesso della piccola e toccherà al solito esorcista di turno riuscire a sfrattare l’inquilino indesiderato.
    Ora, di storie del genere ne abbiamo ormai sentito a bizzeffe, basti pensare a ‘L’esorcista’ per esempio, quindi niente di nuovo direste voi. E invece no, perché questo film si presenta con un valore aggiunto, ovvero l’ambigua storia sul Dibbuk che si cela dietro a questa pellicola. Che sia reale o meno, tocca a voi giudicare.
    Come in molti casi simili, la storia della scatola inizia innocentemente su eBay. Qualche tempo fa il proprietario di un negozio di mobili mette all’asta un armadietto di legno. Tale venditore, Kevin Mannis, aveva acquistato la scatola nel settembre del 2001 in una vendita immobiliare a Portland, da una sopravvissuta all’Olocasuto polacco, emigrato in America passando dalla Spagna, dove avrebbe preso con sé la scatola. Quando Mannis comprò la scatola, la nipote dell’anziana signora lo avvisò che sua nonna aveva sempre insistito sul fatto che la scatola non dovesse mai e poi mai essere aperta.
    Kevin Mannis porta il suo nuovo acquisto nel negozio di mobili, lo stiva in cantina e se ne torna a casa, lasciando il negozio nelle mani della sua giovane impiegata. Dopo mezz’ora viene raggiunto telefonicamente dall’isterica commessa, la quale urlando sosteneva che qualcuno si era introdotto nel negozio, rompendo un vetro e che l’intruso aveva chiuso a chiave tutte le porte, impedendole così di uscire. Kevin cerca di dire alla donna di chiamare la polizia, ma la batteria del cellulare muore sul più bello ed ecco che Mannis si precipita al negozio.
    Arrivato, trova i cancelli chiusi, entra, la commessa è singhiozzante in un angolo e corre verso la cantina. In fondo alle scale sente un forte odore di urina di gatto, strano, nel suo negozio non ci sono mai stati animali. Le luci ovviamente non funzionano, tutte le lampagine del seminterrato erano rotte, ma nessun segno di un intruso. La cosa strana è che la scala per cui era sceso Mannis era l’unico accesso al locale, quindi un fuggitivo sarebbe dovuto passare sopra di lui.
    Morale della storia: la commessa si licenzia e rifiuta categoricamente di discutere dell’incidente. Non relazionando il tutto con la scatola, Mannis decide di regalare l’armadietto alla madre per il compleanno. Siamo arrivati al 31 ottobre 2001, la madre di Mannis si reca al negozio per andare a pranzo insieme all’uomo. Prima di uscire, le regala l’armadio, sulle prime sembra piacerle. Mannis va a fare una breve telefonata, ma neanche cinque minuti dopo uno dei suoi commessi va dirgli che c’è qualcosa che non va con sua madre. La donna era seduta su una sedia accanto all’armadio, il viso inespressivo, piangeva. La donna aveva appena avuto un ictus.
    Successivamente Mannis dà la scatola alla sorella, al fratello e alla fidanzata, ma tutti glielo restituiscono. Riesce a venderla a una coppia di anziani, ma il giorno dopo gliela riportano indietro. Allora la porta a casa con sé, ma da quel momento comincia ad avere un terribile incubo ricorrente, protagonista un essere demoniaco. Circa un mese dopo la sorella e il fratello gli confessano di aver fatto lo stesso sogno, identico in ogni particolare. E finalmente si accende una lampadina: il filo conduttore di tutti questi strani eventi è la scatola.
    Ecco perché decide di venderla su eBay, dove viene acquistata da un utente, che la rivende immediatamente. Fino ad arrivare a Iosif Nietzke, uno studente di un college nel Minnesota che la mette subito all’asta. Lo studente descrive l’oggetto come una ‘scatola stregata ebraica, una sorta di armadietto del vino‘, passata di mano in mano a diversi proprietari e corredata di eventi paranormali. Al suo interno ci sarebbero state due ciocche di capelli, una lastra di granito, un bocciolo di rosa essiccato, una coppa, due pennies, un candeliere e probabilmente un Dibbuk.
    L’armadio è arrivato poi a Jason Haxton, curatore di un museo che ha deciso di scrivere un libro sulle incredibili vicissitudini di questa scatola e ha creato anche un sito tutto suo per l’armadietto. Nel 2004 Haxton viene avvicinato da uno dei legali di Sam Raimi, interessato a produrre una versione cinematografica della storia della scatola con il Dibbuk. Tuttavia l’uomo si rifiutò di consegnare la scatola originale, ritenendola troppo pericolosa.
    Sam Raimi avrebbe ovviamente voluto la scatola vera, solo che nessuno del team del film si offrì come volontario per fungere da custode temporaneo della scatola. E qualche incidente sospetto sul set è accaduto: luci spente che si accendavano all’improvviso solo per esplodere un attimo dopo, un incendio che ha distrutto alcuni oggetti di scena, una casa di deposito a Vancouver bruciata fino alle fondamenta e con vigili del fuoco perplessi. Cos’è verità e cos’è finzione? Noi siamo certi di una cosa: Sam Raimi, rifai lo script di ‘The Possession’, questa storia del passaggio di scatola da mano in mano è molto più intrigante della bambina posseduta, dacci retta!

     
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