Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

La posizione di Parini con quella di Beccaria

sapete confrontarle queste posizioni? e inserirle nel dibattito illuministico sull'utilità della tortura come strumento di prevenzione del crimine

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  1. carmy
     
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    x favoreeeeeeeeeeeeee vorrei l'analisi del testo poetico del bisogno di Parini!!!! con tutte le figure retoriche, e quali e dove sono. e infine la posizione tra parini e beccaria nel dibattito dell'illuminismo sull'utilità della tortura come strumento di prevenzione del crimine
     
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    appunti Il Bisogno di Parini


    Oh tiranno Signore
    De’ miseri mortali,
    Oh male oh persuasore
    Orribile di mali
    Bisogno, e che non spezza 5
    Tua indomita fierezza!

    Di valli adamantini
    Cinge i cor la virtude;
    Ma tu gli urti e rovini;
    E tutto a te si schiude. 10
    Entri, e i nobili affetti
    O strozzi od assoggetti.

    Oltre corri, e fremente
    Strappi Ragion dal soglio;
    E il regno de la mente 15
    Occupi pien d’orgoglio,
    E ti poni a sedere
    Tiranno del pensiere.

    Con le folgori in mano
    La legge alto minaccia; 20
    Ma il periglio lontano
    Non scolora la faccia
    Di chi senza soccorso
    Ha il tuo peso sul dorso.

    Al misero mortale 25
    Ogni lume s’ammorza:
    Ver la scesa del male
    Tu lo strascini a forza:
    Ei di sè stesso in bando
    Va giù precipitando. 30

    Ahi l’infelice allora
    I común patti rompe;
    Ogni confine ignora;
    Ne’ beni altrui prorompe;
    Mangia i rapiti pani 35
    Con sanguinose mani.

    Ma quali odo lamenti
    E stridor di catene;
    E ingegnosi strumenti
    Veggo d’atroci pene 40
    Là per quegli antri oscuri
    Cinti d’orridi muri?

    Colà Temide armata
    Tien giudizj funesti
    Su la turba affannata, 45
    Che tu persuadesti
    A romper gli altrui dritti
    O padre di delitti.

    Meco vieni al cospetto
    Del nume che vi siede. 50
    No non avrà dispetto
    Che tu v’innoltri il piede.
    Da lui con lieto volto
    Anco il Bisogno è accolto.

    O ministri di Temi 55
    Le spade sospendete:
    Da i pulpiti supremi
    Quà l’orecchio volgete.
    Chi è che pietà niega
    Al Bisogno che prega? 60

    Perdon, dic’ei, perdono
    Ai miseri cruciati.
    Io son l’autore io sono
    De’ lor primi peccati.
    Sia contro a me diretta 65
    La pubblica vendetta.

    Ma quale a tai parole
    Giudice si commove?
    Qual dell’umana prole
    A pietade si move? 70
    Tu Wirtz uom saggio e giusto
    Ne dai l’esempio augusto:

    Tu cui sì spesso vinse
    Dolor de gl’infelici,
    Che il Bisogno sospinse 75
    A por le rapitrici
    Mani nell’altrui parte
    O per forza o per arte:

    E il carcere temuto
    Lor lieto spalancasti: 80
    E dando oro ed aiuto,
    Generoso insegnasti
    Come senza le pene
    Il fallo si previene.

    Il bisogno (1766, ode). Presenta analogie con l'opera di Beccaria, Dei delitti e delle pene. L'ode è indirizzata a un magistrato elvetico. Parini qui afferma che è il bisogno (la miseria, in particolare) a provocare il delitto, per cui la giustizia non può limitarsi a punire il colpevole, ma deve anche comprendere le cause del crimine e porvi rimedio. Il Parini tuttavia non spiega l'origine delle disuguaglianze sociali e non va oltre il rimedio dell'assistenzialismo.


    DEI DELITTI E DELLE PENE di Cesare Beccaria


    Cesare Beccaria nacque a Milano nel 1738 da una famiglia ricca e nobile. A 20 anni si laureò in Legge presso l’università di Pavia. Nel 61’ si sposò con una donna di famiglia umile e questo sancì la rottura con la propria famiglia ma grazie a Pietro Verri, col quale si era già avvicinato, poté riconciliarsi con la famiglia. Beccaria ebbe nei fratelli Verri un fondamentale punto di riferimento e uno stimolo. 1762 ha la figlia Giulia futura madre di Alessandro Manzoni. Collaborò con i Verri alla rivista <<il Caffè>> dove è esplicito l’adesione alle idee degli illuministi francesi più grandi dove ormai i temi e i problemi, il modo di scrivere piano piano arriverà a cambiare del tutto.(Questo ancora più lentamente succederà in Italia). Con l’illuminismo cambieranno quindi le tematiche oltre al modo di scrivere questo è potuto accadere solo grazie all’avvento di una nuova mentalità ed una nuova classe sociale la quale possa accedere a queste nuove opere con temi tuttavia importanti; perchè appunto non riguardano più il passato ma problematiche reali e vicine ad essi i quali portano ad una riflessione interna ed alla formazione di una propria idea personale.
    Dei delitti e delle pene(scritto in Lombardo italianizzato), pamphlet del 1764 pubblicato da Cesare Beccaria, è il testo più noto ed importante dell’Illuminismo italiano(fortuna in Italia ed Estero e la sua influenza sui pensatori successivi). In esso si trovano le idee sociali più significative della nuova cultura espresse in u modo davvero elegante; da tener presente che aveva 25 anni quando lo pubblicò. L’autore aveva preferito far comparire anonimo la propria opera per paura di attacchi personali e delle reazioni che avrebbe scatenato. Fu infatti così, soprattutto da parte della chiesa che lo mise all’indice nel 1766, ma le adesioni furono numerose e significative, il libro fu difeso anche dai ratelli Verri nella loro rivista(che usciva ogni 10 giorni); in Francia i philosophes lo tradussero e lo segnarono subito come un capolavoro.(Voltaire ne estese pure un commento)
    Cesare Beccaria fu invitato grazie al suo libro a Parigi e lui accettò di andare con Alessandro Verri nel 1766 ma il suo carattere schivo gli rese sgradevole l’accoglienza festosa parigina. Ciò incrinò i suoi rapporti con i fratelli Verri e da qui cessa la sua collaborazione fruttosa con il gruppo lombardo degli illuministi. Dal 1769 fu insegnante di economia civile presso le scuole Palatine di Milano e dal ‘71 alla sua morte(28 nov. 1794) si dedica alla carriera amministrativa contribuendo alla politica riformista asburgica. Beccaria si schiera a favore della letteratura rinnovata nello stile, fedele al bisogno di esprimere concetti concreti secondo procedimenti razionali. Il tema di: “Dei delitti e delle pene” è la questione della giustizia, (avendo quale pena tocca??) problema e pensiero che circolava in giro, ma il suo pensiero è quello che cambierà il modo di pensare di tutto il mondo piano piano.

    La giustizia non deve essere vendetta ma deve servire per far capire alle persone che quello che hanno compiuto e sbagliato per poi, una volta lasciate libere, non lo ricommettono più. La pena deve far da esempio anche per le altre persone della comunità, la giustizia si deve preoccupare della comunità non per vendicare la singola persona. Ai suoi tempi, dopo prime statistiche fatte, si sapeva che le pene corporali non facevano calare i criminali, anche la pena di morte quindi era inutile applicarla. Questa concezione piano piano sostituirà quella attuale.
    Beccaria non è contrario alla pena di morte, lui pensa che la si debba applicare quando:
    -quando all’esterno potrà nuocere alla nazione una volta uscito
    -quando stando solo all’interno del carcere riesce a creare e smuovere disordine all’esterno
    Non fa paura all’uomo essere ucciso sul colpo, ma se la pena è lunga allora si. La nostra paura è sollecitata da piccole pene ma lunghe che gravi istantanee. L’esempio giusto è il carcerato a vita non il giustiziato in pubblico.





    Quando si parla dei grandi classici della cultura italiana, in particolare civile e politica non possiamo che fare riferimento alla grande opera che Cesare Beccaria scrisse nel 1764, "Dei delitti e delle pene". "Esse [le leggi] non sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse rappresentano la volontà generale, che è l'aggregato delle particolari."



    Cesare Beccaria nella sua vita si definì un “filosofo della morale e della politica ”, il suo interesse per la filosofia nasce soprattutto grazie allo studio dei pensieri di Montesquieu e Rosseau e che lo portano a maturare le idee che poi scriverà nel suo libro.

    Principalmente è influenzato dalle idee che troviamo nel “Contratto sociale” di Jean Jacques Rosseau e anche dal pensiero di John Locke, fu molto apprezzato in tutta l’Europa tanto da essere lodato dai massimi pensatori di quel tempo. Cesare Beccaria aveva 25 anni quando scrisse questa opera e ha mostrato tutta la chiarezza con uno stile limpido e mai impreciso, tanto da essere un modello di riferimento per molti autori successivi.

    Il trattato viene diviso in 42 brevi capitoli, ognuno con un proprio titolo nella quale si dibatte l’argomento scelto.

    Nell’opera troviamo essenzialmente una riflessione politica sulla situazione legislativa di quel tempo, anni in cui si ha una maggiore presa di coscienza nei riguardi della giurisdizione penale e si ha un impulso morale generato sostanzialmente dall’evoluzione storica sociale e culturale di quei tempi.

    Leggendo il libro più volte rimango stupita dal fatto che Cesare Beccaria si sia interessato a temi e pene che ancora oggi sono molto attuali. Troviamo ad esempio temi come la pena di morte (“Non è dunque la pena di morte un diritto, mentre ho dimostrato che tale essere non può, ma è una guerra della nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere. Ma se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità.”), l’interpretazione arbitraria delle leggi e la prontezza delle leggi. Ancora molto importante per quel tempo è il fatto di parlare della disuguaglianza di pene inflitte a un povero o a un nobile , e, fondamentale è l’aspetto educativo che serve per prevenire le pene.

    «Volete prevenire i delitti? Fate che i lumi accompagnino la libertà. I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa della loro diffusione, e i beni lo sono nella diretta».

    Credo sia illuminante la conclusione che troviamo:

    “Da quanto si è veduto finora può cavarsi un teorema generale molto utile, ma poco conforme all'uso, legislatore il più ordinariodelle nazioni, cioè: perché ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cittadino,dev'essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze,proporzionata a delitti, dettata dalle leggi.”



    :bangin.gif: questo e' quello che ho trovato.speroi ti sia utile.ciao!!!

     
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1 replies since 19/1/2013, 15:04   8771 views
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