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Jodie Foster, una vita
passata a nascondersi
Dalla persecuzione degli stalker al coming out «più lungo» della storia
di Marco De Martino
Bastava la frase che non ha detto: «Sono gay». Poteva inserirla in una mail come quella in cui Anderson Cooper, anchorman Cnn, si è rivelato a un blogger. Raccontare di quando si è innamorata di una persona dello stesso sesso, come ha fatto il cantante Frank Ocean su Tumblr. Scrivere un tweet, o usare un semplice retweet come quello di Shaun T., guru del fitness, che per confessarsi ha ripostato la foto del proprio matrimonio gay messa online da un amico. Dopotutto ora è quasi un dettaglio: l’attore Zachary Quinto si è svelato cominciando così la risposta a una domanda: «In quanto gay...».
Una giovanissima Jodie Foster © Corbis Images
Invece a Jodie Foster ci sono voluti 7 minuti per urlare al mondo di essere lesbica senza riuscire a dirlo veramente.
Di fronte a due figli che mostra dopo averli tenuti nascosti per anni, seduti di fianco a un attore emarginato dalla Hollywood politicamente corretta perché antisemita e omofobo: Mel Gibson, che secondo i pettegolezzi potrebbe essere il loro vero padre. Il suo è stato un tweet lungo seimila caratteri che sembrava venire da un’era diversa delle celebrity, un passato in cui l’identità sessuale era ancora una questione gigantesca abbastanza da non potere essere affidata allo status su Facebook .[...]
Debolezza nella sua infanzia era mangiarsi le unghie: c’era il rischio che gli ispettori del lavoro lo interpretassero come segno di stress, e impedissero all’attrice bambina di lavorare. Debolezza sarebbe stato rifiutare il personaggio che ha cambiato la sua vita, quella della baby prostituta in Taxi Driver.
Aveva 14 anni: «Certo che può reggere la parte», dissero gli psicologi del lavoro, colpiti dalla sua durezza. Ma quel personaggio scatenò gli stalker e 5 anni dopo John Hinckley, pur di attirare la sua attenzione, sparò al presidente Ronald Reagan davanti al Washington Hilton. Era il 30 marzo 1981, la notizia la raggiunse a Yale, dove si era rifugiata alla ricerca di una vita reale al di fuori di Hollywood (e dove si sarebbe laureata in Letteratura): «Non riuscivo a pensare al presidente. Piangevo per me stessa, l’involontaria vittima, quella che alla fine avrebbe pagato».
Le imposero guardie del corpo nel campus dove era andata per essere libera, e una settimana dopo decise di andare comunque sul palco per la recita scolastica che aveva aiutato a mettere in scena.
Per due sere notò la persona che la guardava seduto sempre nella stessa sedia. Si chiamava Edward Richardson, e quando lo arrestarono armato disse che avrebbe voluto ammazzare Jodie ma, vedendola così bella sul palco, aveva invece deciso di mettere bombe nel suo dormitorio.
Il dormitorio venne evacuato, e qualcosa si svuotò anche dentro Jodie: «Ogni volta che qualcuno puntava la macchina fotografica pensavo che volesse uccidermi».
Ai Bafta del 1992
Sul set di Maverick, 1994
Con Mel Gibson ai Golden Globes 1996
© Corbis
Sul set di Contact, 1996
© Corbis
Sul set di Anna e il re, 1999
© Corbis
Jodie Foster e Al Pacino agli Oscar 2013
© Corbis
In Piccoli gangsters del 1976
© Corbis
Nel 2003 con Anthony Hopkins che riceve la stella sulla Walk of Fame
© Corbis.