Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

parafrasi- odissea e nausica

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    parafrasi-odissea e nausica


    Apparve come un selvaggio ad esse, apro di sale marino e fuggirono smarrite,chi di qua chi di là per la spiaggia. Solo la figlia di Alcinoo rimase: Atena le diede nel cuore coraggio, le tolse ogni paura. E restò ferma davanti a lui. E Odisseo fu incerto se pregare la vergine avvolgendola alle ginocchia oppure da lontano con parole dolci, se mai volesse indicargli il paese e dargli una veste.A lui parve, pensando, la decisione migliore: pregarla da lontano con dolci parole, perché l’abbraccio alle ginocchia non le muoverà sdegno. E subito le disse con parole soavi: “ Ti supplico in ginocchio, o potente. Sei tu una dea? Se sei una dea del cielo vasto per la bellezza del tuo volto e per la tua alta statura e l’armonia delle forme, allora mi sembri Artemide, figlia del sommo Zeus: le somigli tanto. Ma se sei una mortale che vive sulla terra allora tuo padre, tua madre e i tuoi fratelli siano beati tre volte. Il loro cuore è sicuramente pieno di gioia per te, freschissimo stelo, quando balli. Ma sopra ogni altro, chi supera i rivali con doni di nozze e ti porta con se a casa sua sarà il più felice, poiché i miei occhi non hanno mai visto una creatura mortale, né uomo né donna, simile a te e mi stupisco a guardarti. Un giorno, a Delo, presso l’altare di Apollo vidi un giovane stelo di Palma crescere verso l’alto. Fui anche là, con molte persone, nel viaggio da cui vennero delle sventure cupe. E come allora rimasi stupito a vedere la Palma, perché mai un albero uguale è cresciuto sulla terra, così io ora ti ammiro, o donna e non oso sfiorarti le ginocchia, anche se grande è il mio tormento. Ieri dopo venti giorni, sono scappato dal mare scuro: e per tutto quel tempo, senza tregua, le onde mi trascinarono dall’isola di Ogigia; e ora un nume mi ha condotto qui, affinché su queste rie io colga una sventura. Le mie pene non sono finite: gli dei ne hanno altre in mente. Ma tu, o potente, abbi pietà: dopo tanti dolori, sei la prima che incontro, e non conosco nessun altro di quelli che abitano qui. Indicami la città e dammi uno straccio per coprirmi, se mai venendo qui avevi con te un telo per avvolgere i panni. E gli dei ti concedano tutto quello che desideri: uno sposo e una casa e una concordia leale, perché non c’è bene più forte e valido che una casa retta con armonia da un uomo e una donna. I malvagi ne hanno invidia e chi li ama hanno gioia; ma i più felici sono loro.”
    E Nausicaa dalle braccia splendenti gli risponde: “O straniero, tu non mi sembri un uomo malvagio o privo di senno: tu sai che Zeus Olimpio dà, quando vuole, felicità agli uomini, ai buoni e ai malvagi; a te diede dolori e dolori tu devi patire. Ma ora sei nella mia terra , giungi alla mia città e avrai certo una veste e ogni cosa che occorre a un infelice quando viene implorato da noi. E ti indicherò la città e il nome del suo popolo. Là e in tutta questa terra, vivono i Feaci, e io sono la figlia del magnanimo Alcinoo che regge il potere e la forza dei Feaci.” Disse così e richiamò le ancelle:”Fermatevi, vi prego;fuggite così vedendo un uomo? Forse pensate che sia venuto qui come un nemico? Non c’è nessun mortale avverso alla terra dei Feaci, e non ci sarà mai, perché gli dei ci amano tanto e abitiamo in disparte ai confini del mondo, in mezzo al mare ondeggiante, e non viene mai nessuno qui da noi; ma questo è un infelice che è giunto qui errando, e ora ha bisogno di tutte le nostre cure. Gli stranieri e i mendicanti sono mandati da Zeus e anche un piccolo dono è assai gradito da loro. Offrite, dunque, cibo e bevande allo straniero, e fate che si bagni nel fiume al riparo dal vento.

     
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