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parafrasi- "ne li occhi la mia donna porta amore"

[Vita nuova, cap. XXI]

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    "ne li occhi la mia donna porta amore"


    [Vita nuova, cap. XXI].Poscia1 che trattai d’Amore ne la soprascritta rima, vennemi volontade di volere3 dire anche, in loda di questa gentilissima, parole, per le quali io mostrasse come per lei si sveglia questo Amore, e come non solamente si sveglia là ove dorme, ma là ove non è in potenzia, ella, mirabilemente operando, lo fa venire3. 2. E allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Ne li occhi porta. - la soprascritta rima sarebbe il sonetto precedente ovvero " L' amor e cor gentil sono una cosa..."-

    Ne li occhi porta la mia donna Amore,
    per che si fa gentil ciò ch’ella mira4;
    ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira,
    e cui saluta fa tremar lo core,

    sì che, bassando il viso, tutto smore,
    e d’ogni suo difetto allor sospira5:
    fugge6 dinanzi a lei superbia ed ira7.
    Aiutatemi, donne8, farle onore.

    Ogne dolcezza, ogne pensero umile9
    nasce10 nel core a chi parlar la sente,
    ond’è laudato chi prima la vide11.

    Quel ch’ella par quando un poco sorride,
    non si pò dicer né tenere a mente,
    sì è novo miracolo e gentile12.
    1 Poscia = dopo

    2 vennemi volontade di volere: allitterazione in v e in t-d e figura etimologica con ridondanza («volontade di volere»).

    3 e come… venire: e come non solo <l’amore> passa in atto (si sveglia) là dove è già in potenza (dorme), ma <come> essa, operando miracolosamente (mirabilemente) lo fa nascere (venire) <anche> là dove non è presente in potenza. Beatrice ha dunque una virtù soprannaturale che va oltre la qualità di causa efficiente che fa passare l’amore dalla potenza all’atto: essa è addirittura in grado di nobilitare i cuori che non sono gentili, facendo nascere l’amore anche dove esso non è presente nemmeno allo stato potenziale. Si tratta in sostanza di una sorta di creazione, attività di natura divina e non umana.

    4 Ne li occhi… mira: La mia donna porta Amore negli occhi, per cui (per che) diventa (si fa) spiritualmente nobile (gentil) tutto ciò che lei guarda (mira). L’azione beatificante di Beatrice arriva a sostituirsi alla natura, facendo nascere con il suo sguardo la “gentilezza” anche là dove essa non esiste.

    5 ov’ella… sospira: là dove essa passa, ciascuno (ogn’om) si gira verso di lei, e <beatrice> fa tremare il cuore a chiunque essa saluta (cui saluta), sicché <costui>, abbassando lo sguardo (viso, latinismo), impallidisce (smore) completamente, e si pente (sospira) di ogni suo difetto. I sospiri, tradizionalmente considerati manifestazione di desiderio e di infelicità amorosa, diventano qui segno di pentimento religioso.

    6 fugge: fuggono: verbo al singolare concordato per sillessi con una pluralità di soggetti, anche con la funzione di sottolineare la stretta correlazione fra di essi.

    7 superbia ed ira: sono due peccati capitali, distrutti dalla vista di Beatrice; sono entrambi soggetti del verbo «fugge».

    8 donne: costituiscono, come in Donne ch’avete intelletto d’amore, il pubblico della poesia in lode di Beatrice.

    9 Ogne… umile: sono le virtù contrapposte ai vizi nominati al v. 7. L’opposizione è sottolineata dal chiasmo: la dolcezza si contrappone all’ira e l’umiltà alla superbia. La forma «umile», con accentazione piana e non sdrucciola, è di derivazione provenzale.

    10 nasce: nascono. Sillessi, come il «fugge» di v. 7.

    11 onde… vide: per cui ne ha lode chi la vide per primo. Non è chiaro se si tratti di un riferimento generico, se l’espressione voglia indicare Dio o se si riferisca a un uomo (forse il padre di Beatrice, oppure lo stesso Dante).

    12 Quel…gentile: Quel che essa appare quando sorride un po’ non si può dire né conservare nella memoria (mente), tanto è miracolo straordinario e nobile (novo miracolo e gentile; la disposizione aggettivo-sostantivo-aggettivo costituisce un’anastrofe).

    PARAFRASI: La mia donna porta negli occhi Amore, per cui ciò che ella guarda diventa nobile; dove lei passa, ogni uomo si gira verso di lei, e fa tremare chi saluta, così tanto che, abbassando il viso, tutto impallidisce, e prova pentimento di ogni suo sentimento: fuggono davanti a lei la superbia e l'ira. Donne, aiutatemi a farle onore. Ogni dolcezza, ogni pensiero umile nascono nel cuore di chi l'ascolta per cui ne ha lode e beatitudine chi la vide per primo. Quello che sembra quando sorride non si può dire ne tenere a mente così è un miracolo mai visto e gentile.

    Metrica,lessico,sintassi e stile
    E' un sonetto in quanto formato da 2 quartine e due terzine.Rime incrociate nelle quartine e invertite nelle terzine, secondo lo schema ABBA, ABBA, CDE, EDC,schema metrico, che ricorre anche in altre rime della Vita nuova.Il sonetto è collocato subito dopo Amore e ’l cor gentil sono una cosa, rispetto a cui appare complementare. Un unico periodo occupa i versi a cavallo tra prima e seconda quartina, imprimendo al testo un dinamismo estraneo all’impianto raziocinante e piuttosto schematico del precedente sonetto. La seconda quartina inizia con un «sì che», con cui viene accentuata la stretta dipendenza degli enunciati successivi da quelli che precedono. Il punto fermo non interviene alla fine della seconda quartina, ma dopo il settimo verso, lasciando spazio a un breve periodo orientato sul destinatario che fa da pausa nel discorso sugli effetti salvifici del passaggio di Beatrice.Lo stretto rapporto tra quartine e terzine è sottolineato dall’opposizione che, scavalcando appunto il v. 8, intercorre tra i vizi elencati al v. 7 («superbia e ira») e le contrapposte virtù di v. 9 («Ogne dolcezza, ogne pensero umile»); la connessione tra i vv. 7 e 9 è sottolineata dalla disposizione a chiasmo di vizi e virtù (a «superbia» si contrappone «pensero umile», mentre a «ira» si contrappone «dolcezza»); dopo l’enjambement di v. 9 il verbo «nasce», coniugato alla terza persona singolare ma riferito a una pluralità di soggetti, istituisce un nuovo rapporto con la quartina precedente (lo stesso costrutto presenta infatti il verbo «fugge» al v. 7); d’altra parte tra i due enunciati sussiste un altro chiasmo, dato che a v. 7 il verbo è prolettico rispetto al soggetto, mentre ai vv. 9-10 viene rispettato l’ordine consueto soggetto-verbo.
    Tematica
    Il livello di complementarità con il precedente sonetto è assai forte anche sul piano tematico. Si direbbe che, se nel sonetto Amore e ’l cor gentil sono una cosa il poeta ha voluto esprimere una concezione razionale dell’amore, costruita sul modello della canzone dottrinaria di Guinizzelli ed esclusivamente affidata alle categorie aristoteliche di potenza, atto e causa efficiente, in questo sonetto egli intenda, pur senza rinunciare a queste categorie filosofiche, concentrarsi sulla dimensione soprannaturale dell’azione della donna, capace di far nascere l’amore anche dove, secondo la dottrina esposta nella canzone-manifesto di Guinizzelli, ciò sarebbe stato impossibile. Ne fa fede, tra l’altro, l’uso di un termine come «miracolo» (che compare qui per la prima volta nella Vita nuova). Il «miracolo» consiste nella capacità, propria di Beatrice e di nessun’altra donna, di creare le condizioni della “gentilezza” anche là dove esse non sussistano per natura. La figura di Beatrice si presenta dunque (nella prospettiva del poeta e non più solo in quella del narratore) come dotata di attributi che sono propri di Cristo e capace di compiere azioni “miracolose” nel preciso senso che esse non sono spiegabili secondo leggi naturali.

     
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