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Parafrasi - Odissea libro XII

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    Parafrasi - Odissea libro XII


    le sirene dell'odissea dal verso 148 a 154


    Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni
    la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente
    all'isola delle Sirene.
    Immediatamente il vento cessò,vi fu una calma
    improvvisa,un dio addormentava le onde.
    I compagni levarono e piegarono le vele,
    le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati
    ai remi, con foga iniziarono a remare.
    Io invece, con un' affilata lama di bronzo
    avevo tagliato un disco di cera a pezzetti
    e li stavo premendo tra le mani con forza.
    Per la forte pressione e il calore del sole
    la cera si ammorbidì e la spalmai
    sulle orecchie di tutti i miei compagni.
    Loro mi legarono mani e piedi con le funi
    e mi fissarono saldamente all'albero della nave,
    poi sedettero e remarono con forza.
    Ma, nonostante fossimo veloci
    la nave non passò inosservata alle sirene
    e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle
    intonarono un canto soave:
    " Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,
    ferma la nave, così potrai ascoltarci.
    Nessuno è mai passato di qui senza
    fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,
    chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere
    e acquisito più conoscenza.
    Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade
    gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;
    sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".
    Dissero queste parole cantando con voce soave:
    tutto me stesso voleva ascoltarle,
    facendo segno con gli occhi
    ordinai ai miei compagni di slegarmi,
    ma loro remavano curvi.
    (Prontamente Perimede ed Euriloco si alzarono
    e strinsero di più le funi che mi legavano.
    Quando oltrepassarono le sirene
    e non si poteva più sentire né la loro voce né il loro canto,
    i fidati compagni si tolsero la cera
    dalle orecchie e mi slegarono.)


    Odissea - Libro XII, Parafrasi
    Parafrasi del libro XII dell'Odissea di Omero, l'appunto presenta direttamente la parafrasi del libro senza il testo originale

    entre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni
    la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente
    all'isola delle Sirene.
    Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma
    improvvisa,un dio addormentava le onde.
    I compagni levarono e piegarono le vele,
    le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati
    ai remi, con foga iniziarono a remare.
    Io invece, con un' affilata lama di bronzo
    avevo tagliato un disco di cera a pezzetti
    e li stavo premendo tra le mani con forza.
    Per la forte pressione e il calore del sole
    la cera si ammorbidì e la spalmai
    sulle orecchie di tutti i miei compagni.
    Loro mi legarono mani e piedi con le funi
    e mi fissarono saldamente all'albero della nave,

    poi sedettero e remarono con forza.
    Ma, nonostante fossimo veloci
    la nave non passò inosservata alle sirene
    e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle
    intonarono un canto soave:
    " Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,
    ferma la nave, così potrai ascoltarci.
    Nessuno è mai passato di qui senza
    fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,
    chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere
    e acquisito più conoscenza.
    Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade
    gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;
    sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".
    Dissero queste parole cantando con voce soave:
    tutto me stesso voleva ascoltarle,

    FONTE:http://www.skuola.net

     
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