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Commento-Mediterraneo (E.Montale)
Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori dal tempo, testimone
di un avolontà fredda che non passa.
Altro fui: uomo intento che riguarda
in sè, in altrui, il bollore
della vita fugace uomo che tarda
all'atto, che nessuno, poi, distrugge.
Volli cercare il male
che tarla il mondo, la piccola stortura
d'una leva che arresta
l'ordegno universale; e tutti vidi
gli eventi del minuto
come pronti a disgiungersi in un crollo.
Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi
l'opposto in cuore, col suo invito; e forse
m'occorrevail coltello che recide,
la mente che decide e si determina.
Altri libri occorrevano
a me, non la tua pagina rombante.
Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
ancora i groppi interni col tuo canto.
Il tuo delirio sale agli astri ormai.
commento
L’incessante energia delle onde , l’agitarsi perpetuo delle acque mosse dai venti , il rifrangersi impetuoso del frangente sulla scogliera si identificano con la forza invincibile del tempo che consuma ogni cosa , rende relativi valore e speranze , annienta e disarticola l’esistenza umana discontinuamente mossa tra il momentaneo recupero di una verità e la permanente negatività.
Il mare è cantato come lezione di vita vera e autentica , come termine positivo che il poeta ha l’ansia di raggiungere e che ha consapevolezza di non poter raggiungere.
Egli sa di essere “della razza” di chi “rimane a terra”. L’osso di seppia , l’albero rugoso sono gli emblemi di una natura corrosa dalla forza del mare , infondo gli emblemi di una sconfitta , come lo è la vita dell’uomo segnata dal continuo rifluire del tempo..