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Testo, parafrasi, analisi metrica-"C'era" (U.Saba)

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    Saba, Umberto C'era
    Testo, parafrasi, analisi metrica e lessicale e commento personale della lirica tratta dal Canzoniere

    Testo

    1 C’era, un po’ in ombra, il focolaio; aveva
    2 arnesi, intorno, di rame. Su quello
    3 si chinava la madre col soffietto,
    4 e uscivano faville.

    5 C’era nel mezzo una tavola dove
    6 versava antica donna le provviste.
    7 Il mattarello vi allungava a tondo
    8 la pasta molle.

    9 C’era, dipinta in verde, una stia, e la gallina in libertà raspava.
    10 Due mastelli, là sopra, riflettevano,
    11 colmi, gli oggetti.

    12 C’era, mal visto nel luogo, un fanciullo.
    13 Le sue speranze assieme alle faville
    14 del focolaio si alzavano. Alcuna
    15 – guarda! – è rimasta.

    Parafrasi
    Un po’ nascosto nell’ombra c’era il focolare (il camino dove si cucinava); attorno c’erano arnesi di rame.
    Sul focolare si chinava la madre con il mantice (per ravvivare il fuoco) e uscivano scintille.
    Nel mezzo c’era la tavola sulla quale una donna anziana versava le provviste. Sulla tavola veniva tirata la pasta con il mattarello.
    C’era una stia (gabbia per galline) dipinta di verde in cui razzolava liberamente una gallina. Sopra la stia c’erano sue tinozze di metallo, piene, che riflettevano gli oggetti della stanza.
    Nella stanza c’era un bambino, che non era ben visto in cucina (perché i bimbi sono d’intralcio quando si cucina). Aveva tante speranze che si alzavano insieme alle scintille del camino. Qualcuna, guarda, è rimasta!

    Analisi retorica
    La poesia è composta di quattro strofe di tre o quattro versi ciascuna.
    Il metro dei versi è libero e non viene usato uno schema di rime riconoscibile (verso sciolto), anche se in alcuni casi si assiste a qualche rima sparsa (faville v.4, molle v.8, faville v.13).
    La figura retorica più evidente usata da Saba in questo componimento è l’anafora di “C’era”.
    Altre figure retoriche da segnalare sono:
    - enjambement (vv.1-2, 5-6, 13-14, 14-15)
    - anastrofe (v. 2)
    - perifrasi (per vecchia v. 6)
    - apostrofe (“Guarda” v. 15)
    Il lessico è di tono basso, ricco di termini quotidiani di un ambiente contadino come soffietto, matterello (o anche matterello), stia, mastello.

    Commento
    La lirica è tratta da “Il Canzoniere”, opera dell’autore triestino pubblicata nel 1948 in cui l’autore ripercorre, attraverso gli oggetti e i luoghi, le proprie vicende personali
    Nel componimento l’autore ricorda un ambiente della sua infanzia, la cucina, cioè il centro della casa, vi colloca gli oggetti caratteristici (pentole di rame, tinozze, camino…), descrive i gesti quotidiani che vi venivano svolti; descrive anche se stesso bambino, mal visto dalle donne che sono intente ai lavori domestici e non vorrebbero un bimbo, magari chiassoso e vivace, fra i piedi e la magia delle scintille che si alzano dal focolare acceso.
    La poesia è strutturata come se fosse una fiaba, come viene sottolineato dall’anafora del verbo “c’era” che ricorda il “c’era una volta” dei racconti per bambini. La descrizione degli oggetti e delle persone di questo “quadro” è semplice e serena: la mamma cucina, il fuoco arde nel camino, la gallina (piccolo animale da cui anche le famiglie più povere traevano uova e carne) razzola nella sua gabbia all’interno della stanza (cosa non rara nelle case contadine) e i pochi oggetti che compongono il mobilio (un tavolo, qualche pentola e delle tinozze) danno l’idea di un ambiente povero ma dignitoso.
    Il bambino Saba è, come tutti i bimbi, pieni di sogni e di speranze, magari affascinato dal colore del fuoco, dalle scintille che si alzano nella cappa, dal luccichio delle tinozze che sembrano riflettere, come specchi, gli oggetti circostanti e sogna. I suoi sogni sono destinati a volare in alto, come appunto le scintille del focolare, ma non per forza a disperdersi per sempre con la crescita e il raggiungimento della maturità. Negli ultimi due versi, infatti, il poeta interpella direttamente il lettore con una apostrofe molto forte (anche perché è posta in apertura di verso), “Guarda!” per fargli notare che, nonostante gli anni siano passati e quel bambino sia ormai un uomo adulto, una parte delle sue speranze, dei suoi sogni è rimasta ancora viva, calda come le faville e pronta ad alzarsi ancora in alto per farlo confidare ancora nel futuro e magari fantasticare.

     
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