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Vogliamo vivere! - Un film di Ernst Lubitsch.

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    Vogliamo vivere!

    locandina

    Un film di Ernst Lubitsch. Con Robert Stack, Carole Lombard, Jack Benny, Felix Bressart, Henry Victor.

    Il capolavoro di Lubitsch: La guerra dell'arte alla tragedia della realtà
    Marianna Cappi

    IGS4QCTE1540-762--U101034464898771sD-143x90--330x185Joseph Tura e sua moglie Maria sono gli attori di punta di una compagnia teatrale polacca che vorrebbe allestire una satira antinazista ma viene bloccata prima dalla censura e poi dall'invasione e dall'occupazione della Polonia da parte di Hitler stesso. Il tenente Sobinski, spasimante di Maria, parte per arruolarsi nella resistenza ma torna rocambolescamente a Varsavia con la notizia che una pericolosa spia, di nome Siletsky, va fermata prima che sia troppo tardi. Saranno le doti attoriali di Maria e di Joseph a compiere l'impresa, in un trionfo di travestimenti e scambi di persona.
    Il capolavoro di Ernst Lubitsch torna in sala, in edizione restaurata e rimasterizzata, a ricordarci cos'è un film perfetto, perché non c'è altra descrizione possibile. Girato tra il 6 novembre e il 23 dicembre del 1941, in piena tragedia nazista, come il contemporaneo "Il Grande Dittatore" di Chaplin, il film -accusato erroneamente di leggerezza- combatte la sua guerra con le armi della finzione e della comicità ma anche della più grande poesia tragica (il monologo di Shylok), rivelandosi, specie a posteriori, di una complessità sofisticata e sorprendente, che non va mai a discapito della suspence o della risata incontenibile. Quella di Lubitsch è una rappresentazione (cinematografica) della rappresentazione (l'apparato nazista) che in ultimo sogna il trionfo della grande illusione nella guerra contro la terribile realtà.
    Il gioco di Lubitsch è sottile come quello interno al film e, proprio come nella finzione, è gioco solo fino ad un certo punto, poiché è di per sé intervento e invito all'intervento, considerato una questione vitale, come dimostra la sostituzione della pièce "Gestapo" con la domanda shakespeariana: "To be or not to be" . Domanda esistenziale, non solo calata nel momento storico in cui l'America si dibatte tra tendenze isolazionistiche e non (Pearl Harbour arriva nel bel mezzo del tournage) ma perfettamente aderente all'essenza dell'attore, incapace di non essere se stesso (ovvero di non recitare) tanto quanto di esserlo (chiamato com'è ad impersonare sempre qualcun altro).
    Primo film della Lombard con Lubitsch, Vogliamo Vivere!, come recita malissimo il titolo italiano, è anche il film che la consegna alla leggenda, perché, com'è noto, l'attrice muore in un incidente aereo prima della fine delle riprese. Ma è l' "arte" della recitazione in sé, che il film omaggia e analizza, prendendola dapprima come oggetto di satira per poi, strada facendo, renderla drammaticamente portante e infine salvifica. Ed ecco allora che, per Lubitsch, l'arte è soprattutto due cose: misura e situazione. Joseph dovrà stare attento a non strafare, a non gigioneggiare, pena la fine della sua vita e della resistenza intera; e ci sarà solo e soltanto un'occasione giusta per Bronski, l'aspirante Shylok, nell'architettura della Storia e del film. Questione di perfezione, e di un regista che non si è mai accontentato di meno.

    Insomma To Be or Not to Be nasce e si sviluppa mescolando il teatro e la politica, gli attori polacchi e gli aggressori tedeschi, ma soprattutto si afferma con quella che possiamo chiamare la «mescolanza» della storia e della commedia, della serietà e della comicità, dell’amore e della crisi sessuale. Ed è questa combinazione, nuova e originale, a costituire la bellezza di un film che avrebbe potuto invecchiare negli anni. Se pensiamo che sembra realizzato oggi, sia pure in bianco e nero, ciò significa che la regia di un grande autore come è stato Lubitsch è riuscita a fare non soltanto una storia complessa, ma anche un racconto ricco di ogni varietà: comica e tragica, seria e leggera, storica e inventata. Ed è questo stile e questa genialità a far sì che sarebbe molto «istruttivo» se, ogni tanto, si ripresentassero al cinema film intelligenti e moderni come è questo.
    To-Be-or-Not-to-Be-Vogliamo-Vivere11

    “Vogliamo vivere”
    settant’anni e non dimostrarli


    Una foto di scena di “Vogliamo vivere”

    GIANNI RONDOLINO
    to-be-or-not-to-be-vogliamo-vivere-lubitsch-e-L-ofnixmIl titolo originale di questo bellissimo film diretto da Ernst Lubitsch è To Be or Not to Be, cioè Essere o non essere, che è l’inizio d’un discorso di Amleto nel terzo atto dell’opera di Shakespeare. In Italia era uscito col titolo Vogliamo vivere, ma oggi la casa di distribuzione Teodora l’ha presentato in edizione originale, restaurato, con sottotitoli in italiano. Un modo eccellente per fornire al pubblico un film, vecchio di oltre 70 anni, che appare attuale e vivo. Infatti l’abilità del regista di comporre visivamente una storia che è piena di elementi storici, e quella di tutti gli attori di essere coinvolgenti, significa creare un’opera che interessa moltissimo il pubblico oltre a divertirlo scena dopo scena.

    Siamo in Polonia, a Varsavia, nell’agosto del 1939, quando una compagnia teatrale sta preparando una commedia che si chiama Gestapo ed è ovviamente contro il nazismo, ma presenta nel frattempo al pubblico ogni giorno l’Amleto di Shakespeare. Ma, come si sa, il primo settembre i tedeschi entrano in Polonia, l’attaccano e la occupano, così gli attori diventeranno di giorno in giorno i nemici dei nazisti. Tutto il film di sviluppa in questo senso, ed è lo scontro politico a costituire il filo conduttore di situazioni che mettono in scena, da un lato, il rapporto fra gli attori polacchi e i nazisti tedeschi, dall’altro lo scontro fra l’attore che interpreta Amleto e sua moglie, un’attrice di grande bellezza.

     
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