Claudio Baglioni Forum - Un mondo in musica

Posts written by lussy601

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    Perché i bambini al mare sono più irrequieti?


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    La pedagogista ci spiega perché il mare sembra innervosire i bambini e li rende più irrequieti
    Bambini al mare più irrequieti
    Le nostre nonne, così come le nostre mamme dicevano che “il mare stanca” o che “il mare mette appetito”. Ma la stanchezza non sempre fa dormire i piccoli, a volte li rende irrequieti. E l’appetito va stimolato nel modo corretto con i cibi più adatti alla stagione e allo sviluppo del bambino. C’è un fondo di verità in questi antichi detti… E allora cerchiamo di capire come fare per aiutare i nostri bambini a vivere con serenità le prime vacanze al mare questa estate.

    Perché il mare innervosisce
    Tutti i pediatri sono favorevoli alle vacanze addirittura anche per i neonati, con le dovute precauzioni. L'ansia e lo stress ovviamente sono da lasciare a casa. Solitamente i neo genitori si agitano per il bimbo, senza sapere però che tutte le emozioni sono inevitabilmente trasmesse ai nostri figli.

    Quindi: tranquillità assoluta! Può capitare che il periodo di vacanza prescelto coincida con fasi di crescita molto importanti, come per esempio la comparsa dei primi dentini, oppure l'inizio dello svezzamento o l'uso del vasino. Si tratta di esperienze significative per un bambino che dovrebbe vivere con la massima serenità e in ogni caso, non sono dei validi motivi per rinunciare al mare.

    Lo iodio contenuto nell'aerosol marino attiva il metabolismo e dopo un anno passato al chiuso senza fare attività o quasi per il corpo è uno stress notevole! Le alte temperature combinate con una forte luminosità stimolano il sonno, soprattutto dopo sforzi fisici anche moderati (camminare sulla sabbia, fare il bagnetto).

    Quanto mare per i bambini
    La cosa migliore è evitare il mare tra le 12 e le 16 perché l'effetto disorientamento è molto più intenso in quelle ore.

    C'è un periodo esatto per portare i bimbi al mare?

    Molti risponderebbero di si, pochi invece sanno che non è proprio così. Sono frasi dette che ormai sembrano regole e spesso ci sentiamo dire che il periodo migliore per portare i bambini al mare è nei mesi di giugno e di settembre.

    E' vero che i primi giorni il bimbo può trovarsi un po' “stranito”, ma questo è dovuto alla novità, al cambiamento di clima, e siamo noi genitori che dobbiamo trasmettergli serenità e tranquillità.

    Non imponete al vostro bimbo degli orari per stare in spiaggia se manifesta il desiderio di andare via, accontentatelo, se al contrario vuole rimanere a giocare, lasciatelo divertire.

    L'importanza del mare per i bambini
    Il sole ha innegabili effetti benefici sulla salute dei bambini:

    Innanzitutto stimola la produzione di vitamina D, aiutando a irrobustire il sistema scheletrico in fase di sviluppo: la vitamina D, infatti, è indispensabile per l’assorbimento del calcio e, di conseguenza, per la calcificazione delle ossa
    i raggi solari contribuiscono a rinforzare il sistema immunitario, rendendo i nostri figli più resistenti alle malattie che di solito si diffondono a scuola durante i mesi freddi
    il sole, poi, stimola il metabolismo accelerando l’attività cellulare. È questo, infatti, il motivo per cui d’estate si ha più appetito.
    infine, stare al sole migliora l’umore!
    Il contatto con l’acqua di mare è salutare e rilassante per i bambini, e li può anche aiutare a prendere confidenza in modo divertente con l’elemento acquatico. Inoltre, i nostri piccoli potranno approfittare, a loro insaputa, anche dei benefici del cosiddetto "aerosol marino" il vento e il moto ondoso sottraggono all’acqua salata particelle di sali di iodio, calcio e cloruro di sodio che vengono respirate da chi sta in riva al mare. Un toccasana per le vie respiratorie, che vengono purificate e rese più resistenti alle aggressioni virali (come tosse e raffreddore) che colpiscono i bambini durante l’autunno e l’inverno.

    Come far prendere il sole ai bambini
    Portare il neonato al mare
    Se avete un bimbo che ancora non cammina e non sapete se sia il caso di portarlo al mare, non preoccupatevi: sicuramente in spiaggia è più fresco che in città e se prenderete le giuste precauzioni, vostro figlio trarrà solo giovamento dalla sua prima vacanza in spiaggia.

    Tenete il neonato in una zona ventilata e all’ombra, e dategli spesso da bere: i bimbi così piccoli si disidratano facilmente.
    Vietata l’esposizione diretta al sole
    Portatelo al mare solo al mattino presto e al tramonto: i raggi solari, infatti, filtrano anche attraverso l’ombrellone e vengono riflessi dalla sabbia, perciò dovrete evitare accuratamente le ore più calde (dalle 12 alle 16).
    Portate sempre con voi una scorta d’acqua (che non deve essere né gelata né gasata) per far bere il piccolo o per rinfrescarlo, una culla adatta alla spiaggia (preferibilmente munita di zanzariera) e, magari, anche un telo di cotone leggero per costruire una specie di tenda intorno all’ombrellone.
    Quando si va al mare è consigliabile modificare l’alimentazione dei bambini (anche la nostra in realtà) per godere al massimo dei benefici del sole e per evitare conseguenze spiacevoli.

    Puntiamo al massimo su frutta e verdura, in particolare su carote e pomodori che contengono grandi quantità di vitamina E e carotene.
    Ok anche a pasta e riso poco conditi, oltre che a gelati e yogurt.
    Evitiamo cibi fritti o dolci troppo elaborati che, tra l’altro, richiedono anche molto tempo per essere digeriti.
    Sempre meglio far bere ai nostri piccoli tanta acqua. Vanno bene anche i succhi di frutta, specie se contengono pochi zuccheri. Da evitare, invece, le bibite gasate e ghiacciate.
    Per i bimbi dai tre anni in su, possono essere utili anche degli integratori alimentari, che devono essere consigliati dal pediatra e assunti preferibilmente a partire da due mesi prima delle vacanze al mare.

    fontewww.pianetamamma.it/

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    La dieta del gruppo sanguigno B

    Il percorso alimentare verso l’equilibrio

    Nel corso della storia l’uomo ha dovuto adattarsi a diverse condizioni climatiche, ambientali e alimentari. Questi adattamenti gli hanno permesso di sopravvivere, ma hanno anche provocato grandi cambiamenti nel sistema immunitario e determinato la diversificazione degli antigeni nel sangue. In definitiva, i più grandi passi avanti nell’evoluzione sono dovuti al cibo e ai diversi modi inventati dall’uomo per procurarselo.

    [IMG]Tribù mongole nomadi[/IMG]
    Tribù mongole nomadi
    Il gruppo sanguigno B comparve per la prima volta 10.000 – 15.000 anni fa, nelle zone montuose dell’Himalaya che oggi fanno parte del Pakistan e dell’India. Come per il gruppo A, l’evoluzione di questo gene fu una diretta conseguenza del cambiamento ambientale e climatico; in questo caso, il passaggio dal clima torrido delle savane africane a quello freddo e rigido delle catene montuose himalaiane. Presumibilmente, il nuovo gruppo si sviluppò in India o negli Urali nel contesto di tribù caucasiche e mongoliche, ma presto divenne caratteristico delle tribù nomadi delle steppe.
    Questi popoli erano dediti soprattutto alla pastorizia, di conseguenza si nutrivano principalmente di carne e prodotti caseari. Si differenziarono ben presto in due sottogruppi: il primo, più stanziale e dedito principalmente all’agricoltura, si stabilì nel Sud-est asiatico; l’altro, nomade e bellicoso, conquistò i territori a nord e a ovest dell’Asia. Questi ultimi si spinsero in Europa orientale fino all’attuale Germania: ancora oggi in molte popolazioni di quest’area geografica è presente un’alta concentrazione di gruppo B. In particolare, la concentrazione di soggetti di tipo B in Germania si riscontra nella zona lungo il fiume Elba, considerato un antico confine naturale che separava la civiltà dalla barbarie.
    Questo gruppo è inoltre molto presente nella popolazione ebraica; gli antropologi sono ancora incerti su quale sia la dinamica dietro questo fenomeno. Nel nostro paese abbiamo un’alta concentrazione del gruppo sanguigno B nell’Italia meridionale.



    La dieta delle persone di tipo B è molto bilanciata e include una grande varietà di alimenti, poiché il loro sistema digerente si adatta bene ai cambiamenti di alimentazione. Secondo il dottor James D’Adamo, essa comprende “il meglio del regno animale e vegetale”.
    Solitamente il loro fisico è resistente a molte malattie caratteristiche delle società economicamente sviluppate, come i tumori e le patologie cardiovascolari; e anche quando non riescono a evitarle, sono in grado di combatterle bene. Per contro, sono suscettibili a disturbi meno comuni, come le malattie autoimmuni e a quelle con virus a crescita lenta (sclerosi multipla, lupus, sindrome da affaticamento cronico, ecc.).
    Il tipo B tende inoltre a contrarre più facilmente infezioni delle vie urinarie e dei reni: i batteri coinvolti in questo tipo di infezioni presentano infatti caratteristiche simili all’antigene B.

    Come per il gruppo 0, le persone appartenenti al gruppo B sono intolleranti al glutine di frumento. Tendono inoltre a ingrassare con alcuni alimenti come lenticchie, grano saraceno, arachidi, sesamo e granturco, che possono influire negativamente sul metabolismo causando ipoglicemia, stanchezza e ritenzione di liquidi (specialmente se consumati insieme a frumento).
    I formaggi, generalmente da evitare per favorire la perdita di peso, con moderazione sono invece consigliati per il gruppo B poiché aiutano a bilanciare il metabolismo (da preferire quelli ovini). Altri alimenti utili per questo scopo sono il fegato, le uova, la carne e gli ortaggi verdi.

    Il gruppo B tendenzialmente più equilibrato
    [IMG]Il gruppo B tendenzialmente il più equilibrato[/IMG]
    Il segreto per trarre in positivo gli effetti dello stress è racchiuso nel nostro gruppo sanguigno. Il problema, infatti, non è rappresentato dallo stress in sé, ma dal nostro modo di reagire alle situazioni stressanti: ciascun gruppo sanguigno è capace di dominarle utilizzando reazioni istintive programmate nel proprio DNA.
    Le persone di gruppo B mostrano una spiccata tendenza a ricercare sempre una situazione di equilibrio, tanto nell’alimentazione quanto nella risposta allo stress che, infatti, consiste in una via di mezzo tra la risposta emotiva del tipo A e quella fisica del tipo 0. Questo comportamento è dovuto alla loro eredità genetica: i popoli che per primi hanno sviluppato il gene del tipo B avevano la necessità di adattarsi a una situazione ambientale molto variegata.
    Oggi queste persone hanno una capacità molto elevata di gestione dello stress, poiché sono più riflessive rispetto al gruppo 0 ma anche più “energiche” fisicamente rispetto al gruppo A. Quando il loro equilibrio viene a mancare possono insorgere disturbi come affaticamento cronico e annebbiamento mentale. Le attività fisiche più congeniali al gruppo B sono perciò quelle che impegnano in quantità moderata sia il corpo che la mente: nuoto, Tai Chi Chuan, escursioni a piedi o in bicicletta, aerobica, tennis, arti marziali, ginnastica ritmica, camminata veloce, jogging, sollevamento pesi, golf, yoga.

    Prodotti giapponesi personalizzati per gruppo sanguigno


    [IMG]Prodotti personalizzati per gruppo sanguigno[/IMG]
    L’idea che esista un collegamento tra gruppo sanguigno e personalità è un’ipotesi affascinante cui si sono dedicati molti studiosi negli ultimi cento anni. È stata oggetto di studio soprattutto in Giappone con il nome ketsuekigata (“dottrina dei gruppi sanguigni”) e oggi il 70% dei giapponesi ci crede fermamente. Numerosi autori giapponesi contribuirono al consolidamento di questa teoria scrivendo libri sull’argomento. Tra questi, il principale è sicuramente “Ketsuekigata de wakaru aisho” (Capire le affinità in base al gruppo sanguigno), del giornalista Masahiko Nomi. Attualmente il libro ha raggiunto le 240 ristampe.
    Il ketsuekigata viene usato per tutti gli aspetti importanti della vita: indagini di mercato, selezione del personale, scelta del coniuge e molti altri.

    Dottor Peter D'Adamo
    Dottor Peter D’Adamo
    Al giorno d’oggi anche alcuni scienziati e psicologi occidentali, tra cui il dottor D’Adamo, hanno condotto diversi studi e riscontrato una certa affinità tra persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno. Lo stesso dottor Mozzi, basandosi sulla sua esperienza, ha delineato nel suo libro alcune caratteristiche comportamentali dei quattro gruppi; queste osservazioni sono coerenti con gli studi condotti finora.
    Come ormai sappiamo, la parola d’ordine del tipo B è “equilibrio”: è questo il retaggio genetico dei popoli nomadi conquistatori, che dovevano per forza essere flessibili e creativi. Le persone di questo gruppo riescono a esaminare ogni questione mettendosi anche nei panni degli altri e quindi vivono e agiscono all’insegna dell’empatia. In Asia il gruppo B è molto ben rappresentato; non a caso la medicina tradizionale cinese considera un perfetto equilibrio fisico, psichico ed emotivo fondamentale per la buona salute


    http://dietagrupposanguigno.net/

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    DIETA GRUPPO SANGUIGNO 0

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    L’antica alimentazione dei nostri progenitori


    Nel corso della storia l’uomo ha dovuto adattarsi a diverse condizioni climatiche, ambientali e alimentari. Questi adattamenti gli hanno permesso di sopravvivere, ma hanno anche provocato grandi cambiamenti nel sistema immunitario e determinato la diversificazione degli antigeni nel sangue. In definitiva, i più grandi passi avanti nell’evoluzione sono dovuti al cibo e ai diversi modi inventati dall’uomo per procurarselo.

    Il gruppo sanguigno 0 è il gruppo più antico e risale ai primi esseri umani che comparvero sulla faccia della Terra, centinaia di migliaia di anni fa. Questi uomini preistorici, probabilmente originari dell’Africa, non erano ancora cacciatori, non avevano una vita lunga e potevano morire per moltissime ragioni, dalle malattie infettive alle aggressioni di animali feroci e persino per una semplice frattura; di conseguenza, impiegavano le loro risorse e la loro intelligenza principalmente per difendersi dall’ambiente ostile nel quale erano costretti a sopravvivere.Gli homo habilis, vissuti circa 2,5 milioni di anni fa, furono presumibilmente i primi a maneggiare utensili; tuttavia non erano ancora abili cacciatori: si cibavano infatti di piante selvatiche, larve e degli animali uccisi da altri predatori.Il primo cacciatore nella storia evolutiva dell’uomo, seppur ancora in modo rudimentale, fu presumibilmente l’homo erectus; questo passaggio fu favorito anche dalla scoperta del fuoco, che rendeva più facile assimilare la carne grazie alla cottura.

    [IMG]Homo sapiens - Neanderthal abili cacciatori. Si vestivano con le pelli di animali[/IMG]
    Homo sapiens – Cro- Magnon abili cacciatori. Si vestivano con le pelli di animali. Fisicamente erano molto simili a noi


    Fu solo con le prime migrazioni che l’uomo inizio a sviluppare le sue capacità di predatore, modificando la sua alimentazione in modo profondo e determinante. Con la comparsa degli uomini di Neanderthal (circa 100.000 anni fa) e degli uomini di Cro-Magnon- Sapiens (circa 40.000 anni fa) i nostri antenati, tutti appartenenti al gruppo 0, divennero cacciatori che si alimentavano principalmente di carne. Iniziarono a cacciare in gruppi organizzati e ben presto furono in grado di costruire armi e di utilizzare utensili. Grazie alle nuove abilità acquisite, gli uomini si posizionarono in cima alla catena alimentare.
    Questa condizione permise inoltre all’uomo di riprodursi in modo più efficace: l’alimentazione ricca di proteine gli forniva tutta l’energia di cui aveva bisogno per popolare il mondo, e fu proprio in questo periodo che il gruppo sanguigno 0 raggiunse la sua massima espansione. Iniziarono così anche le migrazioni di massa dall’Africa verso l’Europa e l’Asia, alla ricerca di nuovi territori di caccia. Durante i successivi 30.000 anni arrivarono in tutte le aree del pianeta, con l’eccezione dell’Antartide, e le popolarono.
    Indiani-peruviani
    Indiani peruviani. Una popolo antico tutti del gruppo 0
    Indiani peruviani. Una popolo antico di cacciatori tutti del gruppo 0
    Le teorie dei gruppi sanguigni del dottor D’Adamo trovano riscontro nel fatto che ancora oggi il gruppo 0 è quello maggiormente diffuso nel mondo. Attualmente i gruppi etnici più antichi come gli indiani peruviani, Bororo del Brasile, Maya …sono tutti del gruppo 0. Per maggiori informazioni su questo argomento visitate questa pagina

    Le persone appartenenti al gruppo 0 hanno un sistema immunitario molto reattivo. L’apparato digerente è robusto e ha un ambiente interno acido in grado di tollerare un leggero stato di chetosi (alterazione del metabolismo dovuta a una dieta ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati). Questa condizione risale ai tempi in cui l’uomo primitivo necessitava di molta energia per sopravvivere in un ambiente estremamente ostile, e permette al tipo 0 di metabolizzare meglio gli alimenti di origine animale. Per mantenersi in salute necessita di un’alimentazione ricca di proteine animali, verdure e legumi, abbinata a un programma di attività fisica intensa. Non tollera bene prodotti caseari, cereali contenenti glutine e alcuni legumi (ad es. lenticchie) perché il suo organismo, pur essendosi evoluto, non si è ancora adattato a questi alimenti.

    Il gruppo 0 deve stare attento al glutine: le sue lectine interferiscono con il metabolismo indebolendo l’attività dell’insulina; questa reazione non causa soltanto un aumento del peso, ma a lungo termine può sfociare in patologie più gravi, come ad esempio il diabete. È inoltre particolarmente vulnerabile nei confronti di malattie infettive come peste, vaiolo, colera, tifo e malaria. Per questa ragione i nativi americani, tutti di gruppo 0, furono decimati dal tifo quando vennero a contatto con i primi coloni europei, di gruppo A e B, portatori del virus. Uno studio pubblicato anni fa sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet correlava la gravità dell’epidemia di colera osservata in Perù alla grande diffusione del gruppo 0 tra la popolazione; molte città furono spopolate da questa malattia, alla quale sopravvissero solo i soggetti più forti e quelli di gruppo A.

    [IMG]Pesce, carne, uova e verdure sono la base alimentare consigliata al gruppo 0[/IMG]
    Pesce, carne, uova e verdure sono la base alimentare consigliata al gruppo 0
    Come già accennato, il maggior responsabile dell’aumento di peso nel gruppo 0 è il glutine contenuto nel germe di grano e, più in generale, nei prodotti a base di frumento: esso spinge il metabolismo in una direzione diametralmente opposta a quella della chetosi. Tuttavia, non è l’unico fattore che determina questo fenomeno.
    Un altro elemento da tenere in considerazione sono le lectine di alcuni legumi (ad esempio le lenticchie e i fagioli di Spagna), dotate di un’alta affinità per il tessuto muscolare, che lo rendono alcalino e meno propenso ad accumulare energia. In questo modo viene a mancare la condizione di leggera “acidità” necessaria alle persone di gruppo 0 per metabolizzare gli alimenti in modo efficiente.
    C’è infine un terzo fattore cui il tipo 0 dovrebbe prestare attenzione, ed è la tendenza all’ipotiroidismo (la tiroide non riesce a produrre la quantità di ormoni necessaria per far funzionare i processi metabolici a pieno ritmo). Un valido aiuto per le persone di gruppo 0 che soffrono di questa condizione è lo iodio, contenuto nel pesce e nelle alghe, che stimola la produzione di ormoni tiroidei.

    Il segreto per trarre in positivo gli effetti dello stress è racchiuso nel nostro gruppo sanguigno. Il problema, infatti, non è rappresentato dallo stress in sé, ma dal nostro modo di reagire alle situazioni stressanti: ciascun gruppo sanguigno è capace di dominarle utilizzando reazioni istintive programmate nel proprio DNA.
    [IMG]L’attività fisica molto intensa consigliata al gruppo 0[/IMG]
    L'attività fisica molto consigliata al gruppo 0

    Le persone di gruppo 0 tendono a reagire allo stress in modo rapido e istintivo, proprio come i loro antenati cacciatori che in situazioni di pericolo dovevano agire molto in fretta. Gli effetti dello stress si concentrano perciò nei muscoli. Questo gruppo sanguigno è infatti programmato per reagire alle situazioni stressanti con una vera e propria esplosione di energia fisica che, se correttamente indirizzata, può avere effetti estremamente positivi. Se la persona di tipo 0 non riesce a rispondere allo stress nel modo che le è più congeniale, rischia di accumulare energia in eccesso fino a raggiungere la cosiddetta fase di “esaurimento”; tale condizione può portare al manifestarsi di sintomi psicologici come depressione, affaticamento o insonnia e (se protratta a lungo termine) a una maggiore sensibilità nei confronti di malattie infiammatorie e autoimmunitarie, come l’artrite e l’asma.
    Il modo migliore per scaricare tutta l’energia a disposizione è sottoporsi a un esercizio fisico pesante. Le attività migliori per il gruppo 0 sono pertanto: aerobica, sollevamento pesi, arti marziali, jogging, nuoto, tapis-roulant, step, ginnastica ritmica, bicicletta (o cyclette), camminate, danza, pattinaggio.


    Dottor Peter D’Adamo
    L’idea che esista un collegamento tra gruppo sanguigno e personalità è un’ipotesi affascinante cui si sono dedicati molti studiosi negli ultimi cento anni.
    Al giorno d’oggi anche alcuni scienziati e psicologi occidentali, tra cui il dottor D’Adamo, hanno condotto diversi studi e riscontrato una certa affinità tra persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno. Lo stesso dottor Mozzi, basandosi sulla sua esperienza, ha delineato nel suo libro alcune caratteristiche comportamentali dei quattro gruppi; queste osservazioni sono coerenti con gli studi condotti finora.
    Secondo tali studi, ogni persona con sangue di gruppo 0 cela nella sua memoria genetica forza, resistenza, senso di autostima, temerarietà, intuizione e ottimismo. Questa è infatti l’eredità genetica dei primi uomini, dotati di passione, energia, istinto di conservazione e una grande fiducia in se stessi, tutte qualità necessarie un ambiente ostile come il loro.
    Altre caratteristiche di questo gruppo osservate nel tempo sono la propensione al successo e le qualità per diventare un leader: molti personaggi che hanno ricoperto un ruolo di potere nel panorama mondiale appartengono al gruppo 0, tra i quali la maggior parte dei primi ministri eletti in Giappone.

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    http://youtu.be/nwP4HUXhFs4

    Daniele Silvestri continua a mietere successi, ma ancora deve arrivare il riconoscimento popolare, che arriva nel 1999 con un’altra partecipazione a Sanremo. E’ la volta di Aria, un’altra canzone che si occupa di temi sociali e mostra ancora l’attenzione del cantautore romano per le problematiche sociali.



    Aria riceve il premio della Critica “Mia Martini” e quello per il miglior testo. Aria sarà anche la canzone di punta del suo quarto album, Sig. Dapatas.

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    La modella Paige Butcher
    © Splashnews
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    Doutzen Kroes
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    Alanis Morissette
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    La modella slovacca Petra Benova
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    Lady Gaga
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    Britney Spears
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    Miranda Kerr
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    La modella bielorussa Maryna Linchuk
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    La modella di Victoria Secret Candice Swanepoel
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    Olivia Wilde e Jason Sudeikis
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    Amy Childs, star dei reality Usa
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    L'ex-Miss Universo Zuleyka Rivera
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    Nina Moric
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    La modella brasiliana Julia Pereira
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    Selena Gomez
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    Rita Rusic
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    Jennifer Nicole Lee
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    Tori Spelling
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    Claudia Romani
    © Splashnews

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    4. Touch Me - The Soft Parade – 1969



    3. Roadhouse Blues - Morrison Hotel – 1970



    2. Love Her Madly - L.A. Woman – 1971

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    Tamburo parlante


    TalkingDrum

    Il tamburo parlante, meglio noto col nome inglese talking drum, è un tamburo a clessidra originario dell'Africa occidentale. Il suonatore tiene il tamburo immediatamente sotto l'ascella sinistra, il-tamburo-parlante-L-wuwqGZsostenuto da una tracolla, o lo sostiene circondandolo col braccio sinistro (nel caso dei tamburi più grandi), mentre lo colpisce con una singola bacchetta ricurva tenuta nella mano destra. Il braccio sinistro agisce sulle corde che tengono tese le membrane del tamburo, premendole per tenderle o lasciandole per allentarle, modificando così il tono prodotto dallo strumento. I musicisti più abili riescono a produrre modulazioni che ricordano quelle della voce umana, specialmente con riferimento ai linguaggi tonali di alcune zone dell'Africa. Presso alcuni popoli (per esempio i Bulu del Camerun), questa tecnica è stata raffinata al punto che con il tamburo vengono riprodotte vere e proprie frasi e nomi di persona,è questo il motivo da cui deriva il proprio nome.


    Storia

    L'origine storica del tamburo parlante risale almeno all'Impero del Ghana; è uno strumento tradizionale presso diversi popoli, inclusi gli Hausa e gli Yoruba della Nigeria, i Dagomba del Ghana settentrionale, i Wolof del Senegal. Sono molto usati dai griot, i cantori-sacerdoti dell'Africa occidentale.
    Nelle diverse regioni ci sono varianti sulla forma dello strumento o diverse denominazioni. I Wolof lo chiamano tama; gli Yoruba gan gan, dun dun o dundun; gli Ashanti dondo; i Dagomba lunna; gli Hausa kalangu.
    Nel XX secolo, il tamburo parlante ha trovato largo impiego in numerose forme di musica popolare dell'Africa occidentale; viene usato per esempio nella musica mbalax (Senegal) e nella musica fuji e jùjú (Nigeria). Come altri strumenti tradizionali africani, il tamburo parlante è stato anche impiegato da musicisti occidentali. In Italia, per esempio, compare su diversi album del gruppo folk dei Modena City Ramblers.
    Attualmente, Assane Thiam (che ha suonato anche nella band di Youssou N'Dour), è considerato uno tra i migliori suonatori di talking drum del mondo.
    L'Ayan

    La regista ghanese Nana O Ayim, in un cortometraggio del 2006, Crossover, parla della tradizione del tamburo parlante ayan, chiamata drum poetry; i tamburi suonati dagli Okyerema sono chiamati atumpan.
    Curiosità

    Nel brano The Talking Drum, sull'album Larks' Tongues in Aspic dei King Crimson, il percussionista Jamie Muir utilizza numerose percussioni, ma non risulta che fra di esse vi fosse effettivamente un talking drum.




    fonte wikipedia

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    M'bira

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    La m'bira, in lingue locali anche likembe, mbila, mbira huru, mbira njari, marimba o kalimba[senza fonte], è uno strumento idiofono tipico dell'Africa sud-orientale, conosciuto in Occidente anche come sanza. Il termine sanza indica una famiglia di idiofoni presenti praticamente in tutta l'Africa nera il cui principio di base è quello della vibrazione di lamelle metalliche posizionate su una tavoletta di legno, con o senza cassa di risonanza. Le lamelle vengono fissate in modo tale da vibrare con una semplice pressione dei pollici.

    Descrizione
    KalimbaLa m'bira è costituita da una sorta di tastiera in metallo o in legno accordata generalmente su una gamma pentatonica e da un risuonatore che può essere costruito da oggetti di vario tipo (calebasse, bottiglie, oggetti sferici di vari materiali). I tasti sono delle vere e proprie lamelle in metallo o più raramente in bambù che si suonano con i due pollici.
    Tradizione

    In molte tradizioni culturali dell'Africa sub-sahariana, questo strumento è spesso utilizzato dai griot.
    Secondo la mitologia bantu, la m'bira era presente sin dai tempi della creazione del mondo, infatti ogni lamella rappresenta una fase della creazione.
    La m'bira presso gli Shona dello Zimbabwe [modifica]
    La m'bira è uno degli strumenti tipici soprattutto della tradizione musicale dello Zimbabwe,non a caso Harare è un punto di riferimento per la musica dell'Africa australe. In particolare, la m'bira è molto diffusa tra gli Shona. Tra le comunità Shona il suono della m'bira era tradizionalmente associato ai riti di contatto con gli antenati: la parola stessa deriva da una cerimonia religiosa detta bira. Un buon suonatore di m'bira è considerato come una sorta di eletto, un individuo protetto dagli spiriti ancestrali. Di questo strumento si conoscono versioni in cui la cassa di risonanza è costituita (evidentemente per scopi magici) da teschi di animali. La m'bira viene generalmente utilizzata durante le cerimonie ufficiali.
    Questo strumento presenta diverse varianti: la M'bira Matepe, diffusa nel Manicaland, con tasti lunghi e sottili in numero di 29 o 34; la M'bira Njari, a 34 tasti, presente nell’area di Masvingo; la M'bira Dzavadzimu, con i tasti disposti su due file, diffusa nelle regioni ad est; la M'bira Nhare, con i larghi tasti, che presenta un foro nella cassa di risonanza per il mignolo della mano destra (diffuso tra le comunità del Mashonaland); la M'bira Dzva Tonga, molto più piccola, con 8/14 tasti, montati su una piccola cassa di legno sagomata, in uso presso i Tonga; la M'bira Karimba, con un numero variabile di tasti, tra 8 e 20, utilizzata direttamente su una zucca, forata alla sommità, che funge da naturale cassa di risonanza e la M'bira Nyunga Nyunga.
    La musica tradizionale Shona risulta molto rappresentativa delle fwkhf4potenzialità di questo strumento. Il musicista di m'bira è spesso anche abile cantante che si esibisce seguendo modelli melodici adatti alle possibilità sonore del lamellofono, con testi brevi che si ripetono e fraseggi in improvvisazione. Questi performer si esibiscono anche insieme, accompagnati da un altro cantante che si esibisce con un altro strumento, l'hosho e risponde alle provocazioni lanciate dai cantanti/musicisti nelle fasi di improvvisazione.
    Riferimenti culturali


    La musica m'bira dello Zimbabwe è stata l'oggetto del film-documentario "M'bira Music- Spirit of the People" (1990) diretto da Simon Bright e co-prodotto dalla regista di origine inglese Ingrid Sinclair.

    fonte wikipedia

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    Chiquitsi

    357qati

    Il Chiquitsi è uno strumento musicale tradizionale della popolazione Shangane, del Mozambico. È uno strumento principalmente femminile, usato per accompagnare il canto nella cerimonia del matrimonio. È molto diffuso nel sud del Mozambico (Maputo, Gazae, Inhambane). Nelle regioni del nord prende il nome di Kaembe.
    Si tratta di un contenitore costituito da una serie di piccole canne di paglia di una pianta chiamata Txlhongue, intrecciate come se fossero una stuoia. Le canne vengono poi serrate da tre cornici di rafia in modo da formare una scatola, all'interno della quale vengono posti piccoli semi o sassolini.
    Il chiquitsi viene suonato scuotendolo con entrambe le mani, oppure inclinandolo si ottiene un caratteristico effetto di risacca, di varia durata a seconda della maggiore o minore inclinazione dello strumento.

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    fedi-nuziali-in-titanio
    Fedi nuziali in titanio
    Fede nuziale in titanio con diamante incastonato.

    fedi-nuziali-larghe
    Fedi nuziali larghe
    Vari modelli di fedi nuziali larghe.

    fedi-nuziali-miluna
    Fedi nuziali Miluna
    Le fedi nuziali Miluna partono da 400 euro per i modelli classici in oro bianco, salendo a più di 1000 euro per quelli in oro bicolore.

    fedi-nuziali-nardelli
    Fedi nuziali Nardelli
    Fedi nuziali Nardelli in oro bianco e giallo.

    fedi-nuziali-oro-rosa
    Fedi nuziali oro rosa
    Fedi nuziali in oro rosa con diamanti e incisione.

    fedi-nuziali-oro-satinato
    Fedi nuziali oro satinato
    Fedi nuziali in oro rosè satinato e diamanti.

    fedi-nuziali-orsini
    Fedi nuziali Orsini
    Fedi nuziali Orsini in oro bianco e rosa con diamante.

    fedi-nuziali-orsini-in-oro-rosa
    Fedi nuziali Orsini in oro rosa
    Fdi nuziali Orsini con spaccatura centrale.

    fedi-nuziali-polello
    Fedi nuziali Polello
    Originali e chic, le fedi nuziali Polello hanno dei costi che oscillano tra i 1000 e 2000 euro a coppia.

    fedi-nuziali-recarlo
    Fedi nuziali Recarlo
    Le fedi nuziali Recarlo recano tutte la firma dell'azienda e i prezzi partono dai 400 euro per i modelli classici.

    fedi-nuziali-salvini
    Fedi nuziali Salvini
    Fedi nuziali Salvini in oro giallo.

    fedi-nuziali-stroli-oro
    Fedi nuziali Stroli Oro
    Fedi nuziali Stroili in oro bianco e rosa.

    fedi-nuziali-tiffany
    Fedi nuziali Tiffany
    Le fedi nuziali Tiffany sono le più prestigiose e, neanche a dirlo, le più costose, con prezzi da capogiro.

    fedi-nuziali-unoaerre
    Fedi nuziali Unoaerre
    Le fedi nuziali Unoaerre sono le più accessibili economicamente e, per questo, anche molto gettonate. I prezzi vanno dai 300 ai 500 euro.

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    4) La partita di baseball con la famiglia Cullen

    twilight-baseball

    Possiamo dare gran parte del merito di questa scena alla canzone dei Muse Supermassive Black Hole, che accompagna in sottofondo la partita della famiglia Cullen in modo straordinario. Questa scena è divertente, spensierata, ma anche preludio dell’arrivo dei vampiri cattivi che metteranno in pericolo la vita di Bella.



    5) Il ballo della scuola

    twilight-ballo

    Il gazebo illuminato, Flightless Bird American Mouth come sottofondo, Edward e Bella vestiti eleganti e un dolce ballo. Il finale di Twilight è una di quelle scene memorabili, in cui è rappresentato al meglio il sentimento crescente tra il vampiro e l’umana, legati ormai inesorabilmente. La ragazza vorrebbe essere trasformata in vampiro, ma Edward le propone di vivere una lunga vita felice insieme… Che cosa volere di più?

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    L'Infinito


    Testo, parafrasi e breve spiegazione di commento dell'idillio "L'Infinito", composto di Giacomo Leopardi

    L'Infinito
    di G. Leopardi

    Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
    e questa siepe, che da tanta parte
    de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    spazi di là da quella, e sovrumani
    silenzi, e profondissima quiete
    io nel pensier mi fingo; ove per poco
    il cor non si spaura. E come il vento
    odo stormir tra queste piante io quello
    infinito silenzio a questa voce
    vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
    e le morte stagioni, e la presente
    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
    immensità s'annega il pensier mio;
    e il naufragar m'è dolce in questo mare.

    Parafrasi
    Sempre caro mi fu questo solitario colle e questa siepe, che mi impedisce per la gran parte lo sguardo.
    Ma rimanendo seduto e osservando questi spazi senza fine al di là, sovrumani silenzi, in profondissima calma io nel mio pensiero mi fingo; dove per poco il cuore non si spaventa. E come il vento agita queste piante io quell'infinito silenzio a questa voce vado comparando: e arriva l'eterno,
    e le stagioni morte, e la presente e attuale, e il suo suono. Così tra queste immensità si perdono il mio pensiero; e il naufragare mi è dolce questo mare.

    Spiegazione
    “L’infinito” è un idillio scritto da Giacomo Leopardi.
    L’idillio è una rappresentazione poetica di un’avventura dell’animo che nasce da un’esperienza concreta.
    Leopardi scrive questo idillio sul monte Tabor a Recanati. Una siepe gli impedisce la vista del paesaggio, e così si immagina uno spazio immenso.
    Questo idillio è composto da quindici versi non in rima. “L’infinito” può essere suddiviso in due parti: la prima comunica un senso di inquietudine (interminati spazi, sovrumani silenzi, il cor non si spaura), mentre la seconda comunica un senso di appagante dolcezza (sempre caro, profondissima quiete, il naufragar m’è dolce in questo mar).
    Nella poesia sono presenti tre temi: lo spazio infinito, il tempo e il silenzio.
    Il testo è anche caratterizzato da immagini visive come la siepe, e percezioni uditive come i sovrumani silenzi e la profondissima quiete.
    METRO: idillio di versi endecasillabi sciolti.


    L’infinito

    «Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
    e questa siepe, che da tanta parte
    dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    spazi di là da quella, e sovrumani
    silenzi, e profondissima quïete
    io nel pensier mi fingo, ove per poco
    il cor non si spaura. E come il vento
    odo stormir tra queste piante, io quello
    infinito silenzio a questa voce
    vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
    e le morte stagioni, e la presente
    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
    immensità s'annega il pensier mio:
    e il naufragar m'è dolce in questo mare»

    breve commento della lirica leopardiana "L'Infinito", che unisce l'idea dell'immensità spaziale con l'eternità temporale

    Al poeta fu sempre caro il colle che sorge verso Recanati (monte Tabor, collina solitaria) su cui era solito rifugiarsi per contemplare e riflettere.
    Sul colle cresceva una siepe che impediva la vista del paesaggio più lontano. Come per tutti i grandi uomini, per Leopardi ogni limite è una sfida
    quindi egli immagina un mondo vastissimo oltre la siepe.
    Anzi supera i confini del mondo e pensa all’infinito spazio
    dell’ universo, che l’uomo può intuire ma non comprendere
    pienamente. Il rumore del vento fra i rami della siepe ricorda al poeta il momento in cui sta’ vivendo momento che possa per un attimo per definizione scivolare nel passato.Il poeta ripensa allora all’età trascorsa fino alle prime ere geologiche della terra ed arriva all’intuizione dell’eternità. L’infinito e l’eterno lo sconvolgono e danno alla sua mente la sensazione dolorosa e dolce al tempo stesso di affondare, di perdersi.

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    Teoria del vago e del piacere

    Leopardi - La teoria del vago e la teoria del piacere

    Leopardi stava individuando un bagaglio lessicale di parole poetiche per natura perché troppo varie e indefinite. La poetica del vago e dell’indefinito nacque da una profonda ricerca del poeta recanatese, densamente documentata nelle pagine dello Zibaldone. Siccome la ragione impoetica è precisa, definita e chiara, allora saranno molto poetiche tutte quelle parole vaghe, oscure, indefinite e sfumate. Nello Zibaldone Leopardi annotò alcune parole poetiche come per esempio “lontano”, “antico”, “simile”… La poetica del vago e dell’indefinito è un tentativo di fuga dalla ragione, che con la sua rigorosità vuole spiegare tutto e uccidere la poesia.

    In questo aspetto Leopardi è profondamente romantico, senza aver avuto contatti diretti con le fonti del genere. Anche il ricordo è poetico per Leopardi. Ciò che si colloca in un ricordo lontano infatti sfugge alla ragione che tutto divora, tutto spiega e tutto definisce.
    Importante fu la cosiddetta teoria del piacere che apparve nel 1820 sulle pagine dello Zibaldone. Secondo questa teoria l’uomo non potrà mai essere felice perché è sua caratteristica sognare un piacere infinito. Siccome i piaceri a un certo punto finiscono, allora l’uomo è destinato a essere sempre deluso e inappagato. L’infinito descrive un’alternanza di sensazioni concrete. Questo è un aspetto che Leopardi riprendeva dalla corrente settecentesca del sensismo.
    Non molti anni prima. Leopardi si era tuffato nello studio dei classici, traducendo i poeti greci Mosco e Teocrito. Da questi due poeti antichi Leopardi assimilò la struttura dell’idillio e lo elaborò. Egli amava il tono lirico dell’idillio, che è una forma di poesia pura in cui si esalta la dimensione personale. A Leopardi non sfuggì la centralità dell’elemento naturale, che è imprescindibile nella poesia classica antica.



    Pastore errante dall'Asia

    • L’uomo e la natura
    Il pastore, simbolo dell’uomo vecchio, infermo destinato a cadere nel baratro, oppresso dagli enormi e pesanti carichi datigli dalla vita, pone alcune domande alla luna sul significato dell’esistenza, sulla ripetitività del vivere, sul perché della vita e, così facendo, sottolinea il rapporto di somiglianza e di antitesi tra uomo e luna e l’opposizione tra caducità umana e eternità lunare. Alla vita errabonda del pastore corrisponde il ciclico movimento degli astri; all’infelicità dell’ingenuo pastore, la silenziosa indifferenza della luna.

    • Il dolore della vita
    Leopardi, nei versi 39-60, sottolinea come nascere sia una vera e propria fatica e come ogni uomo sia destinato a cadere nell’orrido abisso dopo una vita caratterizzata da dolore, tale da far sorgere il dubbio se la vita stessa abbia un senso.

    • L'esistenza e la noia
    Il pastore, dopo aver posto alla luna, muta custode del segreto delle cose, domande che non ottengono alcuna risposta, si accorge del gregge, unico suo compagno di vita, che però, vive nell’inconsapevolezza del male di vivere: al riposo piacevole e ristoratore del gregge si contrappone quello del pastore caratterizzato da angoscia, da noia. Il pastore prova l’infelicità nativa dell’uomo, il più sublime dei sentimenti che lo distingue dagli altri esseri viventi, il tedio, un senso di insoddisfazione che non nasce dall’avvertimento di una mancanza, ma che è condizione congenita di infelicità.
    La strofa di chiusura del canto è scandita dai forse: prima il pastore pensa che potrebbe essere felice sotto altre spoglie (se potesse volare sino a raggiungere le altre stelle), poi si smentisce arrivando a riconoscere che il male è comune ad ogni essere vivente e che la vita è sventura al punto che funesto a chi nasce il dì natale.

341 replies since 31/5/2010
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